domenica 1 novembre 2020

ABC del “Effetto Gregge”

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Per Covid-19 l’effetto gregge non è ragionevolmente prospettabile. L’attesa “messianica” di codesti vaccini non è basata su fondamenti clinici o epidemiologici.

di Leopoldo Salmaso*

 

Quando una sufficiente proporzione di individui ha raggiunto l’immunità contro un agente infettivo (in seguito a infezione naturale o a vaccinazione efficace), la minoranza non immune difficilmente verrà raggiunta da quell’infezione, grazie alla “barriera” offerto dalla maggioranza. Questo fenomeno si chiama “Effetto Gregge”.
L’effetto gregge è ben più raro di quanto si afferma nella comunicazione contemporanea, sia scientifica che divulgativa. Le ragioni di ciò sono facilmente comprensibili anche dai profani, e cercherò di spiegarlo con esempi classici.

  1. Effetto gregge massimo.
    E’ il caso del Morbillo, perché il virus del Morbillo è uno dei più stabili che si conoscano: a differenti epoche e latitudini, quel virus si è finora presentato sempre identico. Perciò l’immunità, sviluppata in seguito a infezione o (in misura minore) a vaccinazione è molto prolungata, di conseguenza si può davvero sviluppare un effetto gregge. Per altro, data l’altissima contagiosità del morbillo, per raggiungerlo occorrono coperture pari al 95% (e oltre?) della popolazione.
  2. Effetto gregge zero.
    E’ il caso del Tetano: se anche 999 persone su 1000 sono vaccinate, non costituiscono alcuna barriera per l’unica persona non vaccinata. Le spore di quel batterio sono ubiquitarie, resistenti alle più estreme variazioni di temperatura e umidità, nonché alla maggior parte dei disinfettanti. In effetti, infezioni con spore del Tetano sono frequenti e – in assenza di un idoneo trattamento delle ferite – in molti casi sarebbero mortali. Il vaccino (più eventuali immunoglobuline) non contrasta l’infezione, ma la micidiale tossina che il bacillo sviluppa dopo che le sue spore hanno germinato all’interno dell’organismo.
    Anche nel caso della difterite il vaccino non contrasta il batterio, ma la tossina che si sviluppa dai ceppi tossigeni. Il vaccino dunque non impedisce la colonizzazione della gola, né una possibile trasmissione. Dunque non ci sono i presupposti per un effetto gregge.
  3. Effetto gregge intermedio.
    Vedere la tabella qui sotto, preparata dal collega dottor Alberto Donzelli (uno dei più seri studiosi che abbiamo in Italia su questi argomenti) e da lui proiettata tre anni fa alla Commissione Sanità del Senato.
    La colonna 4 indica la copertura vaccinale teorica (secondo l’OMS) necessaria per ottenere l’effetto gregge; la colonna 5 dice se tale effetto sia davvero raggiungibile. Effetto gregge per le infezioni contro cui è disponibile un vaccinoQuesta tabella, con poche integrazioni bibliografiche[i],[ii],[iii],[iv], conferma che la possibilità effettiva di raggiungere un valido effetto gregge si limita al Morbillo (e forse alla Rosolia).
    Negli altri casi i costi umani (gravi effetti indesiderati), sociali (selezione di ceppi più aggressivi) ed economici non giustificano la crociata mondiale a senso unico, tantomeno l’obbligatorietà per legge o per ricatto.
    Un equo dibattito e una comunicazione non dogmatica sarebbero certamente molto più cost-effective per il raggiungimento di un vero consenso informato, caso per caso.

E la vaccinazione antinfluenzale?
La vaccinazione antinfluenzale ha un effetto protettivo medio assai scarso (mi sia consentito non partecipare alla bagarre di citazioni e contro-citazioni, di cui fa sostanzialmente piazza pulita un articolo recente e difficilmente contestabile[v]). Del resto, chiunque sa che ogni anno moltissime persone vanno incontro a episodi di ILI (Influenza Like Illness – Malattia Simil Influenzale, causata in più del 70% dei casi da virus diversi da quelli influenzali, ma che danno effetti clinici indistinguibili dall’influenza), e che l’anno successivo si ricomincia daccapo anche se molte di quelle persone ricevono ogni anno il vaccino che dovrebbe contrastare il mix più aggiornato dei microorganismi responsabili. La spiegazione di ciò è la stessa data per il Morbillo, ma si applica al contrario perché i virus influenzali mutano di frequente: è una corsa senza fine in cui il vaccino non può che inseguire. D’altra parte la vaccinazione influenzale propriamente detta non può contrastare i virus non influenzali associati a ILI.
In conclusione, per l’Influenza, e a maggior ragione per l’insieme delle ILI, l’effetto gregge è irraggiungibile.

E la vaccinazione anti-Covid-19?
Poiché i Coronavirus mutano con frequenza ancor maggiore rispetto ai virus influenzali, va verificato se e quanto i vaccini anti-Covid-19 avranno effetti protettivi sugli individui, e se l’effetto gregge sarà raggiungibile. Con tali premesse, gli eventuali vantaggi potrebbero ben risultare inferiori agli effetti negativi sulla salute individuale/collettiva e ai costi sociali ed economici.
L’attesa “messianica” di codesti vaccini non è basata, ad oggi, su fondamenti clinici o epidemiologici.

 

*) Dr. Leopoldo Salmaso
Specialista in Malattie Infettive e Tropicali
Specialista in Sanità Pubblica
già “Esperto del Min. Affari Esteri” in Tanzania
già Direttore Distretto 3, AULSS 16 Padova

 

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