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«Mamma ma c’è la guerra?». E’ una delle domande che questa mattina una mamma si è sentita rivolgere dal suo bambino di cinque anni e mezzo davanti scuola. «Mamma, sistemiamo bene le mascherine, che altrimenti ci sparano» ha detto un altro bimbo. Parole fortissime che non dovrebbero essere neanche pensate da bimbi così piccoli che come ogni mattina anche oggi si sono messi in fila ordinati per un altro giorno di lezione a scuola.
E’ accaduto stamattina poco dopo le 8, davanti la scuola Pietro Donato, a Paradiso. Lo raccontano alcuni genitori che sono rimasti di sasso nel vedere che oggi la scuola frequentata dai loro bimbi era presidiata dall’esercito. Camionetta in strada, uomini in divisa davanti gli ingressi. Controlli per il rispetto delle regole anti Covid previste dal Dpcm. Ma, davanti una scuola elementare e media, era davvero necessario?
Il racconto delle mamme
Mamme che non vogliono accettare di ritrovarsi così. «Stiamo parlando di bambini di cinque o sei anni, mio figlio frequenta la prima elementare. Bambini già spaventati da tutto quello che sta succedendo. Hanno iniziato la loro vita scolastica in questo modo già abbastanza triste. Noi genitori facciamo di tutto per rassicurarli, per farli stare tranquilli, nonostante ciò che stiamo e stanno vivendo. Rispettano regole già molto rigide, gli hanno tolto lo sport, la possibilità di socializzare. Avere anche i militari davanti scuola non possiamo accettarlo».
Un’altra mamma racconta che i bambini si spaventano persino di ammalarsi. «Sono martellati, per quanto cerchiamo di tutelarli. Rispettiamo tutte le norme, ma l’esercito davanti una scuola primaria è terribile. E’ inaccettabile e insostenibile. Mio figlio ha paura di starnutire, di tossire. Mi chiede se dovrà fare il tampone nel caso in cui gli dovesse venire la febbre. Sono bambini a cui già dobbiamo spiegare cosa stiamo vivendo. Impaurirli anche all’ingresso di scuola non ci sembra necessario».
Testimonianze preoccupate e angosciate da ciò che tutto questo può lasciare nella mente di bimbi così piccoli. Nessuno di questi genitori attacca le forze dell’ordine o contesta la necessità di controlli. «Siamo i primi a stare attenti a tutto perché vogliamo fortemente che i nostri figli continuino ad andare a scuola dopo i mesi vissuti dentro casa». Chiedono però un po’ di attenzione e sensibilità quando si parla di scuole elementari e dunque di bambini ancora molto piccoli. «In estate mio figlio era assetato di scuola, non vedeva l’ora di tornare in classe, tra i suoi compagni. Già abbiamo faticato a spiegargli che sarebbe stato diverso. Adesso però così è troppo».
Il Garante per l’Infanzia
Sulla vicenda è immediatamente intervenuto Angelo Fabio Costantino, Garante per l’Infanzia del Comune di Messina. Contattato proprio da alcune mamme, Costantino si è messo in moto dicendo a chiare lettere: «A tutto c’è un limite, i militari armati dentro le scuole no». I genitori hanno riferito di manganelli ed armi ben in vista al portone d’ingresso per il rispetto delle norme anti Covid. Il Garante ha promesso un intervento con la Prefettura: «Siamo tutti preoccuparti per l’aumento della curva dei contagi, ma non è terrorizzando i bambini, già provati da numerose rinunce, che riusciremo a contenere il contagio. Non perdiamo il buon senso.Verrà il tempo in cui dovremo prenderci seriamente cura dei nostri fantasmi interni».
Non siamo in guerra
Interviene sull’accaduto anche il consigliere della V Circoscrizione Franco Laimo, Presidente della Commissione Politiche Sociali, che sostiene che si stia andando ben oltre il problema Covid 19, si sta oltrepassando il limite, calpestando i diritti dei minori e la democrazia stessa. «Un bambino di pochi anni cosa può pensare vivendo uno scenario del genere? I bambini hanno già vissuto un trauma forte durante il periodo del lockdown, privandoli dei semplici rapporti umani e dei contatti con coetanei ed insegnanti. Vi è un limite a tutto e quando si arriva a toccare l’animo del bambino dietro terrorismi assurdi e ingiustificati, significa che davvero non si sta comprendendo il male che si sta facendo a questi poveri bambini. Non siamo in guerra».
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