sabato 31 ottobre 2020

Maxi focolaio Covid in una Rsa di Fabriano dopo il vaccino antinfluenzale

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di Valentina Bennati
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Il virus è dilagato all’interno della residenza protetta di Santa Caterina. Fonti interne alla struttura riferiscono che, nonostante siano state sempre messe in atto le procedure ed i protocolli sanitari per evitare il contagio da Covid-19, circa 15-20 giorni fa, dopo la somministrazione dei vaccini antinfluenzali, gli ospiti della casa di riposo hanno cominciato a non stare bene: una leggera febbre inizialmente, accompagnata da diarrea.

La sintomatologia in un primo momento è stata ricollegata alla vaccinazione ma, poiché con il passare dei giorni quelle avvisaglie non cessavano, la direzione ha deciso di effettuare il tampone rapido al primo caso registrato, un ottantenne in sedia a rotelle, che nel frattempo si era aggravato presentando difficoltà respiratorie e temperatura molto alta.

L’anziano è risultato positivo e la positività è stata successivamente confermata anche da un  tampone molecolare naso faringeo effettuato presso il Pronto Soccorso dell’ospedale di Fabriano presso cui l’uomo è stato portato.

 

Di lì a due giorni anche un’altra signora si è sentita male manifestando tremori, febbre e una certa confusione mentale. Chiamato il 118, è stata anche lei riscontrata positiva al tampone e ricoverata.

A questo punto sono scattate le procedure sanitarie,  l’Azienda di Servizi alla Persona Vittorio Emanuele II ha allertato l’Azienda Sanitaria Unica Regionale che a sua volta si è attivata per l’effettuazione di uno screaning completo a ospiti ed operatori.

Ecco che il 90% degli ospiti e del personale è risultato positivo al Covid-19.

Su 60 anziani, infatti, 52 sono positivi. Tutti, pur non presentando sintomi di particolare gravità, sono stati messi in isolamento precauzionale all’interno delle proprie camere a causa dell’età e delle patologie pregresse. Dei 40 dipendenti – tra cui infermieri e operatori socio sanitari – sono risultati positivi invece ben 30.

 

“Supponiamo con un buon margine di sicurezza che un ospite o un operatore asintomatico sia stato inconsapevolmente il veicolo di contagio” ha scritto in un comunicato datato 27 ottobre 2020, il Comitato Covid dell’ASP “Vittorio Emanuele II” .

Nessuno, invece, ha ipotizzato una possibile correlazione con il vaccino antinfluenzale dal momento che in questi mesi è stato più volte ribadito dalle autorità sanitarie che non esiste alcuna evidenza scientifica che il virus Covid-19 possa essere trasmesso attraverso l’inoculazione del vaccino antinfluenzale né, tantomeno, che la stessa vaccinazione favorisca l’infezione da Covid-19.

Proprio a questo riguardo di recente l’Azienda Sanitaria di Trieste ha pubblicato una secca smentita in merito a quanto riportato in una  registrazione vocale che girava nei giorni scorsi sui social, registrazione che imputerebbe alla recente vaccinazione antinfluenzale la causa del contagio da virus Sars-Covid-19 dei casi riportati presso la casa di riposo casa Moschion di Trieste.

 

Dunque è impossibile che il vaccino antinfluenzale possa provocare il Covid. Le conoscenze scientifiche attuali non hanno evidenziato questa correlazione né sarebbe corretto scrivere diversamente.

Dobbiamo chiederci, però, se è possibile che il vaccino antinfluenzale renda una persona fragile più suscettibile al Covid.

Questa domanda è legittima e non sarebbe un’ipotesi da scartare a priori. Infatti, come ben spiegato da un interessante libretto pubblicato da Giovanni Fioriti Editore a firma di alcuni prestigiosi medici già noti per la loro indipendenza ed onestà intellettuale (Paolo Bellavite, Alberto Donzelli, Eugeniuo Serravalle, Daniele Agostini, Adriano Cattaneo, Piergiorgio Duca), non si può escludere che la vaccinazione antinfluenzale possa dare interferenza virale ed in particolare aumentare la suscettibilità ad altre infezioni virali.

 

Scrivono gli autori a pagina 45 e seguenti:

Nei vaccinati contro l’influenza può esserci un rischio di eccesso di altre malattie virali. Sul tema risulta disponibile un solo RCT, in 115 bambini (Cowling et al. 2012), randomizzati a una vaccinazione antinfluenzale o a un placebo. Nei successivi 9 mesi (dunque con follow-up molto più lungo di quello dei correnti RCT sull’immunogenicità dei vaccini, che spesso si limitano a poche settimane di follow-up dopo la somministrazione), i bambini sono risultati più protetti rispetto all’influenza (30 influenze stagionali in meno rispetto al placebo), ma hanno avuto un eccesso significativo di altre infezioni virali confermate virologicamente (+302 altre infezioni da virus non influenzali).

Anche nello studio di coorte MoSAIC (Rikin et al. 2018) si è osservato lo stesso fenomeno su quasi 700 bambini: dopo la vaccinazione antinfluenzale c’è stato un aumento di malattie respiratorie acute causate da patogeni non influenzali rispetto ai soggetti non vaccinati, statisticamente significativo nel triennio considerato.

Inoltre l’interferenza virale è stata rilevata anche in adulti militari USA (Wolff 2020). I vaccinati con antinfluenzale hanno mostrato meno influenze, e significativamente meno parainfluenze e infezioni da virus respiratorio sinciziale, ma un aumento significativo di infezioni da coronavirus (+36%, anche se non circolava ancora il SARS-CoV-2), da metapneumovirus (+56%) e dall’insieme dei virus non-influenzali (+15%), oltre a un aumento quantitativamente ancor maggiore di malattie respiratorie in cui non si è potuto identificare il patogeno (+59%). L’eccesso netto di patologie respiratorie nei vaccinati è risultato importante. Il fatto che nei vaccinati siano aumentate, tra l’altro, infezioni da coronavirus, dovrebbe indurre alla prudenza.

Indagini di associazione mostrano in Spagna una relazione diretta tra vaccinazioni antinfluenzali nei diversi territori e decessi da COVID-19 (Machado 2020). L’autrice propone una diversa spiegazione: gli individui salvati dalla vaccinazione antinfluenzale, in genere anziani in cattive condizioni di salute, resterebbero in vita, e pertanto potrebbero essere uccisi dalla COVID-19. Tuttavia la relazione riscontrata andrebbe verificata/resa pubblica anche per l’Italia (quesiti in tal senso, disponibili a richiesta, sono stati formulati all’ISS il 22/3/2020 e il 20/4/2020), e dovrebbe indurre a grandissima prudenza.

 

La tematica è troppo importante per non approfondirla.

Serve che se ne parli di più.

Servono ulteriori studi ben condotti e ricercatori indipendenti e intellettualmente onesti (come gli autori dell’esauriente lavoro che ho citato) che portino ancora altri dati certi in modo che la scelta del vaccino antinfluenzale, oltre che essere sempre libera, possa avvenire a fronte di un consenso veramente informato.

Soprattutto è necessario che le autorità sanitarie e i rappresentanti politici assicurino un ambiente antidogmatico favorevole a un dibattito scientifico libero, trasparente, esente da conflitti d’interessi, che metta un impegno razionale nel tutelare veramente la salute dei cittadini.

 

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