giovedì 29 ottobre 2020

Il SURE: non sempre gli aiuti sono disinteressati (di Claudio Pisapia)

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 Partiamo dalla definizione dello strumento SURE seguendo le informazioni reperibili sul sito della Commissione europea. Il Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency (cioè il sostegno temporaneo per mitigare i rischi di disoccupazione in caso di emergenza – SURE) è disponibile per gli Stati membri che hanno necessità di assistenza finanziaria per combattere la crisi economica e sociale causata dall’epidemia di coronavirus, in particolare per la conservazione dell’occupazione e fino a 100 miliardi di euro sotto forma di prestiti forniti direttamente dall’UE e garantiti da quote proporzionali e volontarie degli Stati membri.
Quindi il SURE è uno dei metodi secondo il quale si esprime il modello di solidarietà dell’Unione Europea, si chiedono dei prestiti sui mercati finanziari garantiti dagli Stati aderenti (cioè ci si indebita con i mercati in loro nome) e poi si girano questi prestiti agli stati che richiedono aiuti. Da tenere presente, però, che quando si chiedono prestiti direttamente ai mercati bisogna avere la capacità di poter garantire il loro rinnovo, secondo il principio che nessuno stato ripaga il suo debito ma tutti gli stati devono essere in grado di rinnovarlo, ma se invece ci si indebita con la Commissione europea bisogna davvero essere in grado di ripagarlo in quanto si creano crediti privilegiati e si accettano vincoli politici nei confronti della stessa Commissione. Si va oltre, insomma, alla dimensione monetaria / finanziaria e si entra nella dimensione politica / sociale.


Il Consiglio europeo ha già approvato un totale di 87,9 miliardi di euro di sostegno finanziario a 17 Stati membri, sulla base delle proposte della Commissione. Le prime rate, del valore complessivo di 17 miliardi di euro, sono state erogate all’Italia, alla Spagna e alla Polonia.
I Paesi che hanno richiesto il sostegno sono quelli nell’infografica di seguito

Come si nota non ci sono, tra i richiedenti, paesi come la Germania o la Francia mentre l’Italia sembra voler fare largo uso dello strumento.
La Commissione europea, dunque, ha già emesso la prima obbligazione SURE da 17 miliardi di euro divisa in una da 10 miliardi di euro con scadenza nell’ottobre 2030, e una da 7 miliardi di euro con scadenza nel 2040. Un successone, visto che la domanda ha superato di 13 volte l’offerta disponibile, il che ha permesso di spuntare un prezzo molto favorevole per entrambe le obbligazioni. Del resto sta succedendo la stessa cosa anche per le normali emissioni di Bot e Btp che l’Italia sta facendo in proprio, niente di particolarmente esaltante in fondo, considerando oltretutto che i Bond tedeschi rimangono comunque più convenienti (da emettere ovviamente, perché chi compra evidentemente ci rimette).
La cosa interessante è andare a vedere l’infografica seguente che mostra chi sono i compratori di questa prima tranche di obbligazioni SURE

Ebbene, prime in tutti i casi le Banche Centrali nella classifica degli enti investitori e primi, tra i paesi compratori, la Germania, la Francia e UK.
Quali conclusioni possiamo trarne? Tantissime, ma bisogna prima di tutto notare che uno strumento come il SURE, affiancato da tanti altri strumenti in voga nell’ultimo periodo, non fanno altro che rinforzare l’idea della scarsità dello strumento moneta. E quando rendo scarsa la moneta posso far indebitare le persone, le quali, convinte di non avere alternative dalla martellante propaganda, non ragionano più sullo strumento moneta in sé ma sulla migliore opzione di indebitamento: “poiché devo indebitarmi per forza, che strumenti ho per farlo?”.
Chiudo allora con due considerazioni, rimanendo sull’ultima immagine e lasciando il resto ai lettori. Gira che ti rigiro, alla fine il debito lo comprano sempre le banche centrali e più queste sono interessate, più i tassi di interesse scendono e il debito stesso rimane sotto controllo … poteva farlo Banca d’Italia oppure la BCE senza la sofferenza di dover inventare tante sigle nuove, ma facendolo si sarebbe rinunciato all’esercizio del potere che può dare solo l’idea della scarsità. E per capire bene la differenza tra chi presta comprando debito (Germania, Francia e UK) e chi invece i prestiti li chiede, c’è la Bibbia (Deuteronomio 15,6) “…e tu presterai a molte genti, e non prenderai nulla in prestito; signoreggerai su molte genti ed esse non signoreggeranno su di te.”

di Claudio Pisapia

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