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Dopo un anno di trattative, oggi Unicoop Tirreno rinnova il contratto integrativo aziendale recependo pochissimo di quanto presentato da USB in questi mesi. In particolare nessun passo indietro viene fatto riguardo l’aumento del parametro contrattuale, la riduzione dei permessi e la cancellazione della pausa retribuita.
Quasi duemila dipendenti sarebbero costretti a lavorare 130 ore in più neanche a parità di salario, ma perdendone.
I lavoratori part-time saranno obbligati a svolgere più ore per raggiungere la stessa retribuzione di sempre.
Vengono confermate le maggiorazioni per le domeniche che rendono, di fatto, obbligatorio lavorare in quelle giornate.
In aggiunta, l’azienda vuole colpire le relazioni sindacali di punto vendita, proprio per la loro importanza strategica nel rilevare i problemi. Queste verranno svuotate e lasciate come pura facciata senza alcun ruolo né decisionale né di confronto, penalizzando i livelli RSA/RSU.
Abbiamo espresso nuovamente queste nostre perplessità a Unicoop coscienti che un simile accordo sacrifica diritti e salario dei lavoratori in quali saranno obbligati a rincorrere la produttività, alzata ogni volta dall’azienda, pur di raggiungere uno stipendio degno.
Cgil, Cisl e Uil si sono assunte la grave responsabilità di alzare l’orario di lavoro a tutti i dipendenti, una parte colpita in modo diretto dal rinnovo, l’altra parte con la riduzione dei permessi e la cancellazione della pausa, smarrendo nel corso della trattativa l’opposizione a tali misure.
Cobas invece non ha mai parlato di quello che davvero sta accadendo in azienda, interessati solo a ottenere le agibilità sindacali per i propri dirigenti.
Usb ha quindi informato la delegazione aziendale di non apporre alcuna firma e si è presa alcuni giorni per parlare approfonditamente con le proprie strutture e con i lavoratori, perché ogni scelta portata avanti è una scelta condivisa con chi tutti i giorni vive i punti vendita.
USB Commercio
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