mercoledì 28 ottobre 2020

Scegliete una piazza e uniamo le forze

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Sull’onda di chi a Napoli ha alzato la testa sabato scorso, e leggendo attraverso le proteste più o meno scomposte e più o meno violente di lunedì scorso in diverse città d’Italia, l’appello che la Federazione del Sociale USB ha lanciato ieri  è stato raccolto da diverse realtà che a partire da oggi, hanno “scelto una piazza e unito le forze”.

Non ci giriamo tanto intorno, il grido di rabbia che viene da Napoli è sacrosanto: se interrompono le attività di ristorazione, se vietano gli spettacoli, se chiudono le palestre, se fermano un pezzo di paese devono usare le risorse che hanno per permetterci di vivere. Lo chiamino come vogliono, reddito di emergenza, sussidio Covid o altro: ci devono dare i soldi. Li tolgano a chi ce l’ha e a chi in questo periodo si è arricchito ancora, perché anche nella pandemia non siamo tutti uguali”.

Questa sera a partire dalle 18.00 in Piazza XI Settembre a Cosenza, domani sera, alle 16.30 sotto la Regione Campania a Napoli e alle 18.30 in Piazza del Nettuno a Bologna, è il popolo dei precari, dei giovani e di tutta quella parte di società sopravvissuta al primo lockdown che non si accontenta delle briciole che il governo non più tardi di ieri sera si è apprestato a decretare per sopravvivere a questa nuova fase di restrizioni e chiusure.

Venerdì toccherà a Roma e Livorno, sabato a Milano, e già altre città da Torino a Catania, da Parma a Reggio Calabria passando per la Riviera marchigiana, si stanno organizzando per scendere in piazza perché “se ci chiudete in casa ci dovete dare i soldi per vivere. Se ci volete al lavoro ci dovete dare tutte le protezioni che servono, sul lavoro e sui mezzi di trasporto. E soprattutto dovete rafforzare la sanità, quella pubblica”.

Lo abbiamo visto in questi giorni: lo sconforto di questo autunno si sta trasformando in rabbia, rabbia da disperazione ma anche da rivalsa, di fronte all’ennesima presa in giro del governo Conte, che ancora non ha il coraggio di imporre ciò che serve al Paese per sostenere le vere vittime della crisi economica che il Covid ha fatto e sta facendo esplodere: il mondo delle partite IVA, dei lavoratori della ristorazione, del turismo, dello spettacolo, dello sport, i lavoratori stagionali, gli interinali, i disoccupati cronici.

Raddoppiare il bonus di emergenza, previsto dal nuovo decreto ristori solo per il prossimo mese, significa, come ammesso dallo stesso Ministro Gualtieri, dare un contributo medio di 5.000 € ai piccoli e 25.000 € (venticinquemila) ai grandi.

Quanto arriverà nelle tasche dei lavoratori? Tenendo conto poi che questi 5 miliardi di Euro a disposizione per alcune categorie corrispondono a meno 3% di quanto il proprietario di Amazon abbia incassato dall’inizio della pandemia, come si può non sostenere la sacrosanta rabbia di tutta la gente che è scesa in piazza a Napoli meno di una settimana fa?

L’appello della Federazione del Sociale rivendica misure economiche di protezione effettiva per tutta la popolazione, lockdown localizzati e mappature di massa dei contagi, investimenti concreti nella sanità, nei trasporti e nella scuola, blocco di affitti e utenze e sostegno al reddito di chi davvero ne ha bisogno.

Queste le priorità di un pezzo di Paese che all’alba di una nuova ondata di Covid, si troverà vittima di un ulteriore allargamento delle disuguaglianze che però ora, stanno diventando in-accettabili..

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