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Pubblichiamo un estratto della prefazione dell’ex presidente del Brasile al libro di Vittorio Agnoletto “Senza respiro - Un’inchiesta indipendente sulla pandemia Coronavirus, in Lombardia, Italia, Europa. Come ripensare un modello di sanità pubblica” (Altreconomia).
di Luiz Inácio Lula da Silva*
Rimanere “senza respiro” non è più̀ solo uno dei sintomi del virus che devasta il pianeta, ma è diventato anche una metafora del nostro tempo. La ricerca di soluzioni è globale. Sono ottimista e credo che possiamo recuperare la capacità di respirare, in tutti i sensi, se agiremo in modo coordinato e cooperativo.
Non ci mancano i mezzi. Ma certamente ci mancano la leadership e l’indirizzo politico che ha riscattato l’umanità da altre tragedie della storia. Nulla sarà come prima. Così come non lo è stato dopo le grandi tormente del XX secolo, quali le due Guerre mondiali.
Oggi come ieri, il cammino della “nuova normalità” è lastricato da centinaia di migliaia di morti che potevano essere evitate, da un aggravamento delle diseguaglianze sociali, dei fallimenti, della disoccupazione e dall’aumento della fame e della miseria.
Una catastrofe umanitaria come il Covid-19, in buona parte prevedibile, avrebbe dovuto attivare automaticamente meccanismi di coordinamento e cooperazione globali in difesa della vita di tutti i popoli, senza distinzione.
La solidarietà verso coloro che hanno perso i propri cari avrebbe dovuto materializzarsi in iniziative dirette e finanziarie, tradotte in un fondo per le famiglie più vulnerabili, sull’esempio di ciò che si è fatto e si fa con le istituzioni finanziarie nelle crisi del mercato.
Non è quello che si è visto in questi otto mesi di pandemia.
Questo libro-ricerca del medico e compagno Vittorio Agnoletto ci
aiuta a smascherare e a capire la realtà complessa e diversificata che
ci sfida localmente e ci interpella globalmente. È un contributo
importante per capire come hanno funzionato e funzionano nella pratica,
non solo in Italia, ma in diversi Paesi, in presenza della pandemia, i
sistemi sanitari pubblici, quasi tutti indeboliti da decenni di
politiche neoliberiste. […]di Luiz Inácio Lula da Silva*
Rimanere “senza respiro” non è più̀ solo uno dei sintomi del virus che devasta il pianeta, ma è diventato anche una metafora del nostro tempo. La ricerca di soluzioni è globale. Sono ottimista e credo che possiamo recuperare la capacità di respirare, in tutti i sensi, se agiremo in modo coordinato e cooperativo.
Non ci mancano i mezzi. Ma certamente ci mancano la leadership e l’indirizzo politico che ha riscattato l’umanità da altre tragedie della storia. Nulla sarà come prima. Così come non lo è stato dopo le grandi tormente del XX secolo, quali le due Guerre mondiali.
Oggi come ieri, il cammino della “nuova normalità” è lastricato da centinaia di migliaia di morti che potevano essere evitate, da un aggravamento delle diseguaglianze sociali, dei fallimenti, della disoccupazione e dall’aumento della fame e della miseria.
Una catastrofe umanitaria come il Covid-19, in buona parte prevedibile, avrebbe dovuto attivare automaticamente meccanismi di coordinamento e cooperazione globali in difesa della vita di tutti i popoli, senza distinzione.
La solidarietà verso coloro che hanno perso i propri cari avrebbe dovuto materializzarsi in iniziative dirette e finanziarie, tradotte in un fondo per le famiglie più vulnerabili, sull’esempio di ciò che si è fatto e si fa con le istituzioni finanziarie nelle crisi del mercato.
Non è quello che si è visto in questi otto mesi di pandemia.
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Coloro che, come noi, cercano da tempo di costruire un mondo di opportunità uguali per tutti, in cui la vita, i diritti umani e l’ambiente siano valori reali e impossibili da spezzare, hanno di fronte una grande missione.
In ogni angolo del mondo, nonostante l’isolamento, vi è un grido che, credo, sarà sempre più impossibile tacitare, una risposta della società alle suppliche soffocate come quelle di George Floyd, vittima della violenza poliziesca negli Stati Uniti: “Vogliamo respirare, vogliamo respirare, vogliamo respirare...”.
Torneremo a farlo pienamente se sapremo aprire i nostri cuori, le nostre menti e le nostre orecchie, se sapremo riempire i polmoni di solidarietà e aprire la democrazia a nuove forme di partecipazione e azione politica che il secolo XXI esige da noi e rende possibile.
San Paolo (Brasile), settembre 2020
*Ex-Presidente della República Federativa do Brasil
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