https://comedonchisciotte.org
Siamo convinti che molti dei personaggi coinvolti nella “panicodemia” stiano agendo in buona fede. Tuttavia è scientificamente inoppugnabile che i numeri dei casi etichettati come “Covid-19” sono enormemente gonfiati. Non vi è alcun fondamento epidemiologico per terrorizzare l’intera umanità e imporre lockdown che fanno sprofondare miliardi di persone nella povertà e nella disperazione, fino al suicidio.
Di Torsten Engelbrecht e Konstantin Demeter
I test PCR (Polymerase Chain Reaction) non sono adatti a diagnosticare una malattia infettiva. La PCR può “captare” anche le più brevi sequenze di DNA o RNA, ma non permette di capire se quelle sequenze siano frammenti sparsi o facciano parte di un microorganismo intero, che deve essere isolato in un processo separato.
Eppure i test PCR vengono usati per “dare i numeri” della Covid-19, cioè dei presunti casi e decessi associati ad un virus chiamato SARS-CoV-2. Con quei numeri i globocrati hanno trovato uno strumento micidiale per tenere in ostaggio il mondo: inculcando la falsa convinzione che una persona con tampone positivo sia infettata da un nuovo virus potenzialmente letale e assai contagioso, essi trasformano cittadini critici in pecore terrorizzate e obbedienti: è questo il più attuale e indiscutibile “effetto gregge”.
Il mantra “Testate, testate, testate…” è infondato.
Il
16 marzo 2020 Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’OMS,
in una conferenza stampa su COVID-19 esortò la comunità mondiale:
“Abbiamo un messaggio semplice per tutti i paesi: testate, testate,
testate” (1). Questo messaggio fu diffuso negli angoli più remoti della
Terra (2, 3) al punto che la credenza nel valore dei test PCR per far
diagnosi di Covid-19 ha assunto caratteristiche dogmatiche. Ma i dogmi
sono espressione di fede, non di scienza.
Walter Lippmann, definito
il giornalista più influente del XX secolo (4), scrisse: “Quando tutti
pensano allo stesso modo, nessuno pensa granché” (5). Così, in merito
alla PCR, la maggioranza dogmatica la pensa allo stesso modo, tradendo
perfino l’inventore della PCR il quale sosteneva che la PCR non è
sufficiente a far diagnosi di infezione. In rare occasioni il mainstream
concede qualcosa alle tesi “eretiche”, ad esempio il New York Times con
l’articolo “La fede in un test rapido porta all’epidemia che non c’è”
(6).
Manca un gold standard.
I test PCR
utilizzati per “diagnosticare” la Covid-19 non hanno un gold standard di
riferimento. Per chiarire: il gold standard per un test di gravidanza è
la gravidanza stessa. Ma per COVID-19 non esiste nulla di simile. Alla
domanda “Quanto è accurato l’attuale test PCR per far diagnosi di
infezione da SARS-CoV-2?”, lo specialista in malattie infettive Sanjaya
Senanayake ha risposto: “Se si propone un nuovo test per individuare lo
Staphylococcus aureus nel sangue, lo valutiamo a confronto con il gold
standard che usiamo da decenni: le colture ematiche. Ma per COVID-19 non
abbiamo gold standard” (7). Infatti solo un virus identificato mediante
isolamento, purificazione completa e coltura può fungere da gold
standard, ma nessuno ha mai isolato, purificato né coltivato SARS-CoV-2.
Jessica
C. Watson dell’Università di Bristol (UK), nel suo articolo
“Interpreting a COVID-19 test result”, recentemente pubblicato sul BMJ,
scrive che “manca un chiaro gold standard”. Poi, la Watson sostiene che,
“pragmaticamente”, il quadro clinico più la PCR positiva ” è forse il
miglior gold standard disponibile” (8). Osserviamo: in mancanza di oro
uno può anche accontentarsi dell’ottone, ma non dica “l’ottone è forse
il miglior oro disponibile”.
La logica scientifica esclude che si
possa “provare” alcunché tramite tautologie, ma costituisce una chiara
tautologia affermare che i test PCR possono far parte di un gold
standard da utilizzare per valutare i test PCR stessi. D’altra parte,
non esistono sintomi patognomonici, cioè inconfondibili, di COVID-19,
come ci è stato confermato anche da Thomas Löscher, medico “ortodosso”
già direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali
dell’Università di Monaco di Baviera (9). E se non esistono sintomi
inequivocabili per ciò che viene definito COVID-19, la diagnosi
esclusivamente clinica di COVID-19 non può servire come gold standard
per i test PCR.
Abbiamo perciò chiesto alla Watson come mai ha
scritto che la diagnosi di COVID-19 “è forse il miglior gold standard
disponibile”. Purtroppo non abbiamo avuto risposta, nonostante ripetute
richieste fatte sia direttamente che tramite Rapid-Response sul sito web
del BMJ (10).
Nessuna prova che l’RNA sia di origine virale
Che cosa è necessario per identificare un virus a RNA? Dobbiamo sapere da dove proviene l’RNA che troviamo coi test PCR. Sia libri di testo classici (ad es. White/Fenner. Medical Virology, 1986, p. 9) che i maggiori virologi come Luc Montagnier o Dominic Dwyer affermano che la completa purificazione delle particelle virali è prerequisito essenziale per provare l’esistenza di un virus (11). “Purificare” significa separare un oggetto da tutto ciò che non gli appartiene. Ora, va ricordato che la PCR è estremamente sensibile, cioè può “captare” anche le più brevi sequenze di DNA o RNA, ma non permette di capire se quelle sequenze siano frammenti sparsi o facciano parte di un microorganismo intero, che deve essere in un processo separato. Per questo motivo abbiamo chiesto se le immagini al microscopio elettronico, esibite da vari Autori, mostrano virus completamente purificati. Nessuno ha risposto in maniera affermativa, eppure nessuno ha obiettato che la completa purificazione non fosse un passo necessario per accertare il rilevamento di un virus. Abbiamo ricevuto solo le risposte elencate nella tabella seguente.
Risposte alla domanda: “Le Vostre immagini al microscopio elettronico mostrano virus completamente purificati?
Studio | Autore rispondente | Risposta | Data della risposta |
Leo L. M. Poon; Malik Peiris. Emergence of a novel human coronavirus threatening human health, Nature Medicine, March 2020 | Malik Peiris | “The image is the virus budding from an infected cell. It is not purified virus.” | 12 maggio 2020 |
Myung-Guk Han et al. Identification of Coronavirus Isolated from a Patient in Korea with COVID-19, Osong Public Health and Research Perspectives, February 2020 | Myung-Guk Han | “We could not estimate the degree of purification because we do not purify and concentrate the virus cultured in cells.” | 6 maggio 2020 |
Wan Beom Park et al. Virus Isolation from the First Patient with SARS-CoV-2 in Korea, Journal of Korean Medical Science, February 24, 2020 | Wan Beom Park | “We did not obtain an electron micrograph showing the degree of purification.” | 19 marzo 2020 |
Na Zhu et al., A Novel Coronavirus from Patients with Pneumonia in China, 2019, New England Journal of Medicine, February 20, 2020 | Wenjie Tan | “[We show] an image of sedimented virus particles, not purified ones.” | 19 marzo 2020 |
Fonte: Torsten Engelbrecht
Se gli autori di questi studi ammettono che le immagini da loro pubblicate non mostrano particelle completamente purificate, allora non possono affermare che l’RNA da loro trovato mediante PCR appartenga a quelle particelle virali.
Nel 2001, Science pubblicò un “appassionato
appello di esperti virologi (tra cui Calisher) alle giovani
generazioni”. La sostanza di quell’ appello: “I metodi moderni per
individuare i virus, come le PCR troppo spinte… dicono poco o nulla su
come un virus si riproduce, quali animali lo ospitano, o come causa
malattie… È come voler dire che una persona ha l’alito cattivo
esaminando le sue impronte digitali” (12). Abbiamo chiesto a Calisher se
è a conoscenza di studi in cui SARS-CoV-2 sia stato isolato e
completamente purificato. La sua risposta: “Non conosco nessuno studio
del genere. Eppure l’ho cercato” (13).
I Centers For Disease Control
And Prevention (CDC) statunitensi ammettono chiaramente di non avere a
disposizione un virus isolato e il relativo genoma (14).
Conclusione:
l’idea che le sequenze di RNA su cui sono stati “calibrati” i test
SARS-CoV-2 RT-PCR appartengano ad un nuovo virus patogeno chiamato
SARS-CoV-2 non è supportata dai criteri scientifici vigenti.
Nessuna prova che SARS-COV-2 causi Covid-19
Anche
volendo ignorare il prerequisito della purificazione, non è stata
fornita alcuna prova scientifica che le particelle chiamate SARS-CoV-2
siano gli agenti causali della nuova malattia chiamata COVID-19.
Per
poter dimostrare tale legame occorre soddisfare i quattro postulati di
Koch, ma questo non è mai stato fatto (15) o, quando fatto, ha fallito
come lo studio pubblicato su “Nature” il 7 maggio (16), che non soddisfa
nessuno dei quattro postulati.
Non sorprende quindi che nessuno dei
principali rappresentanti della teoria ufficiale della COVID-19 in
Germania (Istituto Robert Koch – RKI; Alexander S. Kekulé, Università
di Halle; Hartmut Hengel e Ralf Bartenschlager della Deutsche
Gesellschaft für Virologie; Thomas Löscher; Ulrich Dirnagl della Charité
di Berlino; Georg Bornkamm, virologo e professore emerito del
Helmholtz-Zentrum di Monaco di Baviera) abbia potuto rispondere alla
seguente domanda: “Se un virus nuovo, chiamato SARS-CoV-2, non è mai
stato completamente purificato, come si può essere sicuri che
determinate sequenze di RNA appartengano esclusivamente a codesto nuovo
virus?”.
Va anche considerato che sostanze come gli antibiotici,
normalmente aggiunti alle colture cellulari negli studi in vitro per
individuare i virus, possono “stressare” le colture cellulari al punto
da evocare nuove sequenze di geni precedentemente inesistenti (17). Su
questo aspetto Barbara McClintock richiamò l’attenzione nella sua
lettura magistrale per il conferimento del premio Nobel 1983 (18).
La PCR da sola trova tutto e il contrario di tutto
L’autorità sanitaria della provincia cinese del Guangdong, già a febbraio 2020, riferì che persone malate e risultate positive, dopo essersi completamente ristabilite dai sintomi della malattia, sono risultate dapprima negative ma poi di nuovo positive (19, 20). Un mese dopo, uno studio pubblicato sul Journal of Medical Virology ha mostrato che in un ospedale di Wuhan 29 pazienti su 610 avevano da tre a sei risultati di test che variavano tra negativo, positivo e dubbio (21). In uno studio di Singapore sono stati testati quasi quotidianamente 18 pazienti. Si è constatato che per la maggioranza dei pazienti i risultati dei test sono passati da positivo a negativo e di nuovo a positivo almeno una volta; in diversi pazienti più volte; in uno dei pazienti fino a quattro volte (22). Wang Chen, presidente dell’Accademia cinese delle scienze mediche, ha ammesso a febbraio che i test PCR sono “accurati solo dal 30 al 50%”, mentre Sin Hang Lee, del Laboratorio di diagnostica molecolare di Milford, in una lettera al Coronavirus-Response-Team dell’OMS e ad Anthony S. Fauci, l'”eminenza grigia” della virologia statunitense, afferma: “è stato ampiamente riportato dai social media che i kit RT-qPCR utilizzati per rilevare l’RNA SARS-CoV-2 in campioni umani producono molti risultati falsi positivi e non sono abbastanza sensibili per rilevare alcuni casi veramente positivi” (23).
Anche un test quasi infallibile può naufragare a causa del PPV
Nella
pratica clinica si accettano test che abbiano una specificità notevole,
prossima al 99%. La specificità è la capacità di un test di escludere i
falsi positivi. Se un test ha una specificità del 95%, significa che
nel 5% dei casi risulterà falsamente positivo. Ma non basta: qualunque
sia la specificità del test, il numero assoluto di falsi positivi varia
enormemente se la variabile ricercata è molto diffusa oppure rara nel
gruppo studiato, perciò bisogna sempre associare il Valore Predittivo
Positivo (PPV) il quale calcola la probabilità statistica che una
persona con un risultato positivo al test sia realmente infettata:
minore è la prevalenza (diffusione) dell’infezione, minore è il PPV del
test.
Ora, anche ammettendo che i test PCR possano diagnosticare
un’infezione da cosiddetto SARS-CoV-2, essi provocherebbero solo un
infondato panico se quel virus non fosse estremamente contagioso e non
causasse malattia grave o mortale nella maggior parte dei casi.
L’ortodossa rivista Deutsches Ärzteblatt il 12 giugno 2020 ha pubblicato
un articolo in cui il PPV è stato calcolato utilizzando tre diversi
scenari di prevalenza (24). Anche accettando una “favolosa” specificità
del 95%, vi si conclude che i test SARS-CoV-2 RT-PCR possono avere un
PPV “spaventosamente basso”. Nello scenario in cui si ipotizza una
prevalenza del 3%, il PPV è appena del 30%, cioè non meno del 70% dei
risultati “positivi” sarebbero falsi positivi. Nello scenario in cui si
ipotizza una prevalenza di infezione del 20%, il PPV è del 78%, il che
significa che il 22 per cento dei test positivi sarebbero falsi
positivi. Cioè: dei circa 20 milioni di persone attualmente considerate
“positive” a livello mondiale, almeno 4,4 milioni sarebbero falsi
positivi.
RNA virale non implica né infezione né malattia.
Il
documento “CDC 2019-Novel Coronavirus (2019-nCoV) Real-Time RT-PCR
Diagnostic Panel” del 30 marzo (25) afferma: “Trovare RNA virale può non
indicare che siano presenti virus infettanti o che SARS-CoV-2 sia
l’agente causale dei sintomi clinici”. Ancora: “Questo test non può
escludere malattie causate da altri batteri o virus patogeni… L’agente
rilevato può non essere la causa effettiva della malattia” (26).
Le
istruzioni per l’uso dei test PCR dichiarano esplicitamente che essi non
devono essere utilizzati per la diagnosi di Covid-19, ma solo per scopi
di ricerca (27,28). Nelle istruzioni per l’uso del test RT-qPCR della
Creative Diagnostics (29) si afferma che essi “danno un risultato
positivo con molti germi, tra cui Influenza A Virus (H1N1), Influenza B
Virus (Yamagata), Respiratory Syncytial Virus (tipo B), Respiratory
Adenovirus (tipo 3, tipo 7), Parainfluenza Virus (tipo 2), Mycoplasma
Pneumoniae, Chlamydia Pneumoniae”: tutti germi assai diffusi che
provocano quadri clinicamente confondibili con Covid-19.
I test PCR non sono in grado di misurare la “carica virale”.
Le
descrizioni dei test RT-qPCR per la SARS-COV-2 affermano che si tratta
di test “qualitativi”, anche se la “q” in “qPCR” sta per “quantitativo”.
In effetti non possono misurare quante particelle di virus siano
presenti nel campione esaminato (30, 31). Anche Kary Mullis era
categorico al riguardo (32). Questo punto è fondamentale poiché, per
poter stabilire che qualcuno è portatore (malato o sano) di un virus,
bisogna dimostrare che egli ospita milioni di particelle virali, che si
replicano attivamente nel suo corpo. I CDC, l’OMS, la FDA o anche l’RKI
sostengono che i test PCR possono misurare la cosiddetta carica virale,
però “questo non è mai stato provato, il che è un enorme scandalo”,
denuncia il giornalista Jon Rappoport (33).
Il termine stesso
“carica virale” è fuorviante. Per dimostrare che la PCR è in grado di
misurare quanto una persona sia “carica” di un virus X che causa
malattia respiratoria, si dovrebbe effettuare uno studio del genere: si
arruola qualche centinaio o migliaio di persone previo campionamento
randomizzato e adesione volontaria (per brevità li chiameremo
“volontari”) e se ne prelevano dei campioni di secreto nasale o orale. I
tecnici che prelevano i campioni non devono essere gli stessi che
eseguono i test PCR. I laboratoristi, ignari della provenienza, eseguono
la PCR e annotano quanto hanno trovato: ad esempio, annotano una grande
quantità della sequenza X nei pazienti 29, 86, 199, 272 e 293. Il passo
successivo consiste nell’esaminare lo stato di salute dei volontari: i
soggetti 29, 86, 199, 272 e 293 dovrebbero essere molto malati…
Con
l’aiuto dell’avvocatessa Viviane Fischer, siamo riusciti a persuadere la
Charité a rispondere alla domanda se il protocollo di test PCR
sviluppato da Corman et al. (ossia dal loro team “interno”, compreso
Christian Drosten) sia un test quantitativo (34). La Charité ci ha
scritto: “Per quanto ne sappia la Charité, la Real-Time-RT-PCR nella
maggior parte dei casi è … limitata alla rilevazione qualitativa”.
Il protocollo di Corman et al. (“test PCR di Drosten”) prevede l’assay
per il gene E, una delle sequenze di ciò che è chiamato SARS-CoV-2, come
test preliminare. Invece nel protocollo dell’Institut Pasteur viene
utilizzato lo stesso assay come test di conferma (35,36). I kit con
l’assay per il gene E sono prodotti da Roche, TIB Molbiol e R-Biopharm
(37,38,39). Secondo Corman et al. l’assay per il gene E “probabilmente
rileva tutti i virus asiatici”. All’inizio di aprile l’OMS ha
raccomandato che da allora in poi un test PCR possa essere considerato
positivo anche se solo il test per il gene E dà un risultato positivo
(40). Così, il risultato di un test dichiaratamente parziale viene
ufficialmente spacciato come definitivo, e la modifica introdotta
dall’OMS ha “miracolosamente” aumentato il numero di risultati positivi.
Valori Cq elevati portano i risultati del test all’assurdo
Molti
test PCR hanno un Cq superiore a 35 e alcuni, tra cui il test PCR di
Drosten, hanno addirittura un Cq di 45. “Cq” sta per “Cycle
quantification”, e indica quanti cicli di replicazione del materiale
esaminato sono necessari per ottenere un segnale positivo mediante PCR.
“I valori di Cq superiori a 40 sono sospetti, e generalmente non
dovrebbero essere riportati”, come indicato nelle linee guida MIQE (41).
MIQE sta per “Minimum Information for Publication of Quantitative
Real-Time PCR Experiments”. Le MIQE intendono garantire che gli studi
con la Real-Time-PCR (chiamata anche PCR quantitativa o qPCR) forniscano
risultati attendibili. L’inventore stesso della PCR, Kary Mullis, ha
spiegato: “Se devi andare oltre i 40 cicli per amplificare un gene a
copia singola, c’è qualcosa di gravemente sbagliato nella tua PCR” (42).
Le MIQE sono state sviluppate sotto l’egida di Stephen A. Bustin,
esperto di fama mondiale di qPCR e autore del libro “A-Z of Quantitative
PCR”, definito “la bibbia della qPCR” (43, 44). In una recente
intervista, Bustin ha sottolineato che è tutt’altro che ideale
utilizzare valori di Cq arbitrari, perché possono essere troppo bassi,
eliminando risultati validi, o troppo alti, aumentando la probabilità di
falsi positivi. Secondo Bustin, dovrebbe essere usata un Cq compresa
fra 20 e 30; per una Cq superiore a 35, egli sarebbe preoccupato circa
l’affidabilità dei risultati ottenuti (45).
I risultati della PCR
possono essere alterati in modo significativo da altri fattori, fra cui
la conversione del RNA in DNA complementare (cDNA). Se viene cercato un
virus a RNA come il presunto SARS-CoV-2, prima di eseguire la PCR
bisogna convertire l’RNA in cDNA con l’enzima trascrittasi inversa.
Perciò quei test contengono anche un “RT”, abbreviazione di “Reverse
Transcriptase”. Questo processo di conversione è considerato
“inefficiente e variabile” (46), e Stephen A. Bustin ha sottolineato che
la quantità di DNA che si ottiene può variare anche di un fattore 10
(47). In merito alle pubblicazioni su RT-qPCR (come sono i test per
COVID-19), Bustin scrive: “Dimostriamo che gli errori elementari di
protocollo continuano ad essere diffusi; l’analisi dei dati
inappropriata e la reportistica inadeguata; concludiamo che la maggior
parte dei dati RT-qPCR pubblicati rappresentano probabilmente un rumore
tecnico”. Ci sia consentito commentare che “rumore tecnico” è un
eufemismo per “fantasie”.
Conflitti di interesse
E’
risaputo che l’OMS ha stretti legami finanziari con l’industria
farmaceutica (48). “La palese corruzione e i conflitti di interesse
dell’OMS… sono addirittura aumentati” (49). I CDC non sono messi meglio
(50).
Un risultato falsamente positivo può avere gravi conseguenze
per molti malati che, anziché essere curati per i loro reali problemi,
vengono trattati sperimentalmente con farmaci tossici, e sottoposti a
ventilazione forzata, con esito spesso fatale, come abbiamo descritto
nell’articolo “Fatale Therapie” (51).
Dovunque si sia verificato un
eccesso di mortalità, nella ricerca delle cause non devono essere
ignorati fattori come le terapie “improvvisate” e i lockdown. Questo è
tanto più vero in quanto oltre il 90% dei decessi etichettati come
“COVID-19” riguardano pazienti che erano già affetti da patologie gravi o
addirittura terminali (52).
Il test è la vera pandemia, non un presunto virus nuovo, eccezionalmente pericoloso.
Non sta a noi giudicare le ragioni di chi tiene in ostaggio il mondo intero con questa nuova forma di terrorismo globalizzato, anzi siamo convinti che molti dei personaggi coinvolti stiano agendo in buona fede. Tuttavia i fatti scientifici sono chiari: i numeri dei casi etichettati come “Covid-19” sono enormemente gonfiati, perciò non è assolutamente giustificato spaventare l’intera umanità e imporre dei lockdown che fanno sprofondare miliardi di persone nella povertà e nella disperazione, fino al suicidio.
Tutte le domande finora
presentate evidenziano che sono stati gravemente disattesi i parametri
scientifici più elementari, e ci lasciano con una sola conclusione
certa: gli apologeti di un nuovo coronavirus avrebbero dovuto
affrontare queste domande prima di mettere l’umanità intera sotto
lockdown e medicalizzarla/colpevolizzarla con una PCR “pigliatutto”.
Questa
eclatante inosservanza degli obblighi scientifici suscita
inevitabilmente il pensiero che interessi finanziari e geopolitici
svolgano un ruolo decisivo nell’Emergenza Covid-19.
Originariamente pubblicato il 1/7/20 in inglese su: https://bpa-pathology.com/covid19-pcr-tests-are-scientifically-meaningless/
e il 11/7/20 in tedesco su: https://www.rubikon.news/artikel/die-nonsens-tests
Versione italiana a cura del coautore Konstantin Demeter
3) https://www.bbc.com/news/av/world-51916707/who-head-our-key-message-is-test-test-test
4) https://www.foreignaffairs.com/reviews/review-essay/walter-lippmann-and-american-century
6) https://www.nytimes.com/2007/01/22/health/22whoop.html
7) https://vimeo.com/417500646
8) https://www.bmj.com/content/369/bmj.m1808
9) Email del Prof. Thomas Löscher, datata 6 marzo 2020
10) https://www.bmj.com/content/369/bmj.m1808/rr-15
11) www.torstenengelbrecht.com
12) https://science.sciencemag.org/content/293/5527/24
13) Email di Charles Calisher del 10 maggio 2020
14) https://www.fda.gov/media/134922/download, p. 39
16) https://www.nature.com/articles/s41586-020-2312-y_reference.pdf
17) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5557920/pdf/41598_2017_Article_8392.pdf
18) https://www.nobelprize.org/uploads/2018/06/mcclintock-lecture.pdf
20) https://www.zmescience.com/science/a-startling-number-of-coronavirus-patients-get-reinfected/
https://europepmc.org/articles/pmc7283767/bin/jmv-9999-na-s001.docx
21) https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/jmv.25786
23) https://childrenshealthdefense.org/wp-content/uploads/04-30-20-Letter-to-WHO-and-Dr.-Fauci.pdf),
24) https://www.aerzteblatt.de/archiv/214370/PCR-Tests-auf-SARS-CoV-2-Ergebnisse-richtig-interpretieren
25) https://www.fda.gov/media/134922/download
26) https://www.fda.gov/media/136151/download
29) https://www.creative-diagnostics.com/sars-cov-2-coronavirus-multiplex-rt-qpcr-kit-277854-457.htm
30) https://www.fda.gov/media/136049/download
31) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6988269/pdf/eurosurv-25-3-5.pdf
32) https://www.nobelprize.org/prizes/chemistry/1993/mullis/25900-interview-transcript-1993/
34) https://www.who.int/docs/default-source/coronaviruse/protocol-v2-1.pdf
35) An analysis of SARS-CoV-2 viral load by patient age
37) https://diagnostics.roche.com/global/en/products/params/cobas-sars-cov-2-test.html
41) https://www.gene-quantification.de/miqe-bustin-et-al-clin-chem-2009.pdf
44) https://en.wikipedia.org/wiki/Stephen_Bustin
46) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6374950/pdf/main.pdf
47) https://onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1111/eci.12801
50) https://childrenshealthdefense.org/cdc-who/
51) https://www.rubikon.news/artikel/fatale-therapie
52) https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Report-COVID-2019_4_ottobre.pdf
Nessun commento:
Posta un commento