DI ACCATTONE IL CENSORE
comedonchisciotte.org
A
mano a mano che si scrosta la vernice dal simulacro della “democrazia”,
tenuto in piedi per continuare ad ingannare i cittadini-sudditi, il
sistema dittatoriale in cui siamo immersi mostra il suo vero volto.
Due
recenti episodi sono davvero emblematici a riguardo e fanno cadere
definitivamente il velo che copre l’ipocrisia del “mondo libero”.
Il
primo è il caso del giovane Dario Musso di Ravanusa, sottoposto a
Trattamento Sanitario Obbligatorio per aver invitato la gente a reagire
alla controversa emergenza del coronavirus e ad uscire in strada per
riprendere una vita normale; l’altro quello di Rosario Marcianò – da
anni in prima linea, giuste o sbagliate che siano le sue teorie, per
portare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’inquietante enigma
delle “scie chimiche” e, più di recente, sullo scottante tema del 5G-
che si è visto interdetto dall’utilizzo di qualsivoglia strumento di
comunicazione, in forza della legge numero 159/2011, ex art. 3, commi 1 e
4 (contrasto al terrorismo ed alle associazioni mafiose).
Si tratta, senza dubbio, di due casi di patente censura.
Come siamo arrivati a questo punto?
Con gradualità, in modo inavvertito dai più, distratti da qualche serie televisiva o dai berci del Masaniello di turno.
Possiamo,
grosso modo, delineare quattro passaggi, nell’articolazione e
dispiegamento di questo sistema di controllo e restrizione della libertà
di esprimersi.
Si
è cominciato con l’istiture il “politicamente corretto”. Sotto le
mentite spoglie del rispetto delle minoranze e del “buonismo” si è
trattato, in realtà, di un’operazione terribilmente violenta e
sofisticata, perché pensiero e linguaggio sono interrelati e il secondo
influenza largamente il primo (secondo la legge del determinismo
linguistico di Whorf). Quello che non si può più dire, si finisce per
non pensarlo nemmeno più; e quello che si dice, si finisce col pensarlo.
Tuttavia,
qualcuno ha continuato, malauguratamente, a coltivare il vizio di
pensare. Ecco allora diffondersi l’“etichettamento” (applicazione della
omonima teoria sociologica): nascono i termini “complottismo” e
“complottista”, connotati in modo negativo, con i quali è stato
instillato nell’opinione pubblica un riflesso condizionato per cui
chiunque tenti di ragionare o discutere a proposito delle tesi ufficiali
è immediatamente etichettato e screditato.
É seguita la crociata contro le cosiddette “fake news” e l’istituzione di una task force
atta a stabilire quale sia la verità. È evidente che, a questo stadio,
il diritto di esprimersi sia già di fatto negato e si cominci già a
sentire odor di inquisizione e di pire fumiganti per gli eretici.
Si
appunti la dovuta attenzione sul fatto che all’informazione “canonica”
è, invece, consentito mentire, -come ci spiega l’articolo: “Le bugie come metodo al tempo della pandemia”–
perché le menzogne del potere sono “a fin di bene” e i cittadini sono
“o troppo stupidi per capire, o troppo indisciplinati per adottare i
comportamenti più responsabili”.
Presunzione
sulla quale si può essere d’accordo o meno ma che, ancora una volta, fa
a pugni con il principio democratico, mascherandosi dietro il
paternalismo finto quanto stucchevole di un Leviatano da salotto.
C’è,
infine, il passaggio ulteriore: la censura palese e la punizione dei
colpevoli. Fase che i casi menzionati all’inizio dell’articolo
testimoniano sia stata ormai raggiunta.
Ricapitolando,
quindi, è vietato pensare (attività che era già abbastanza rara) e
soprattutto tentare di comunicare il proprio pensiero, a meno che non si
diffonda riproponendo una verità ortodossa rimasticata, o un video di
scurregge su internet, quelle senz’altro ben tollerate e ampiamente
condivise a suon di fragorosi “like”.
L’articolo
21 della nostra Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare
liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro
mezzo di diffusione” è oggi sospeso, così come, in seguito alla
emergenza del Covid-19, lo sono molte altre libertà costituzionali fino a
ieri ritenute inviolabili.
È
il caso di prendere tutti finalmente coscienza che non viviamo più in
un sistema democratico e la mascherina – che ci costringono a portare –
è, in realtà, un tragico bavaglio.
Se esiste anche una minima possibilità di liberazione e di riscatto non può che partire da questa presa d’atto.
La
censura, quando è palese, ha, però, almeno il merito indiretto di
indicare quali siano i temi veramente scottanti, che fanno parte
dell’agenda del potere e devono essere tenuti lontani dal dibattito
democratico.
Il 5G è uno di questi.
E la censura ci ammonisce anche sul ruolo di sorveglianza che ciascuno di noi dovrebbe esercitare.
“Il prezzo della libertà è una eterna vigilanza” diceva Thomas Jefferson.
Agli italiani, invece, pare non essere ancora chiaro quale sia il prezzo della propria schiavitù.
Accattone il Censore
Fonte: comedonchisciotte.org
Nessun commento:
Posta un commento