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C’è
un bellissimo racconto di fantascienza di cui ahimé non ricordo il
titolo e nemmeno l’autore, che narra di un astronauta sbarcato su Marte
dopo un fortunoso naufragio della sua navicella e incappa nei resti di
un’antica e avanzatissima civiltà sepolta, tanto avanzata che alcuni
sistemi ancora funzionano. Purtroppo ciò che mangiavano e bevevano i
marziani era tossico per l’uomo e così la speranza di poter sopravvivere
si tramuta ben presto in disperazione mentre i pochi viveri e la poca
acqua rimasta nella navicella semidistrutta si esauriscono e lui tenta
di penetrare i segreti della civiltà marziana. Tuttavia poco a poco
l’astronauta nota che il cibo e l’acqua della città sepolta diventano
man mano meno nocivi , che giorno per giorno variano di consistenza e
sapore, che non gli fanno più tanto male, anzi pian piano cominciano a
piacerli a dargli nutrimento, che persino l’aria prima troppo rarefatta
ora può essere respirata consentendogli di staccare il respiratore
proprio quando era ormai agli sgoccioli. Egli si convince che la città e
la sua intelligenza artificiale abbiano compreso di cui aveva bisogno e
l’abbiano prodotto, ma quando casualmente nella sue peregrinazioni
nella città sotterranea passa davanti a una superficie di metallo lucido
si accorge che è lui ad essere diventato un marziano.
Ora non ci potrebbe essere specchio migliore di questa pandemia per
vedere le mutazioni che sono avvenute in questa civiltà sepolta del
neoliberismo: un certo ambiente una volta definito genericamente
progressista pensava che il sistema stesse dando in qualche modo
nutrimento alle esigenze di libertà, benché puramente individuali,
avesse maggiore attenzione alle donne e alle discorsi di genere, si
preoccupasse per i diritti umani, in particolari dei migranti, ad onta
del fatto che essi migrassero proprio per sfuggire a guerre e rapine
indotte dal sistema, che il globalismo fosse come un manifesto di
Toscani, che l’unità europea si stesse finalmente realizzando, sia pure
attraverso le doglie dell’austerità che non si potevano contestare
troppo senza il pericolo di un aborto spontaneo, che il razzismo fosse
ormai all’angolo con l’elezione di un presidente Usa “abbronzato, anche
se permanevano i fascisti alla Salvini.
Certo c’erano anche dei
problemi: le conquiste sociali cancellate, le relazioni di lavoro
ridotte a ricatto, il welfare sotto attacco, le guerre in catena di
montaggio, il terrorismo, le periferie ribollenti per un’integrazione
solo dichiarata, un enorme aumento della disuguaglianza sociale . Ma
c’erano anche dei trucchi mentali, delle facili scorciatoie e delle
parole d’ordine per rendere meno duro l’impatto con queste realtà: il
famoso scontro generazionale che inseme giustificava la precarietà, i
bassi salari e l’attacco alle pensioni come forma di riequilibrio e non
di ingiustizia, il sovranismo come parola dispregiativa per chi non era
un cittadino del mondo erasmizzato e tendente a confondere chi
rivendica una sovranità popolare esplicitamente connotata in termini di
classe o di diritti e il nazionalismo destrorso e infine il populismo
per raccogliere in un solo sacco per l’umido tutto ciò che non era
conforme a questo modello creato con penosi bricolage ideologici.
Insomma questo ambiente pensava che il sistema fosse ancora in qualche
modo riconducibile dentro l’alveo keynesiano di riformismo.
Invece basta passare davanti a un qualche specchio per rendersi conto
che in realtà è stato proprio questo ambiente complessivo ad essere
mutato a tal punto da ritenere naturale e quasi ovvia la messa in mora
della costituzione e dei più elementari diritti umani, da apprezzare la
comparsa di ambigue oligarchie sanitarie che dettano l’agenda, da
arrendersi alla tentazione dell’autoritarismo e della tecnocrazia che
non è meno forte anche se
espressa da personaggi ridicoli. Tutto sotto il patetico slogan di
“scegliere la vita” che unisce la casalinga bene di Voghera al
costituzionalista Zagrebelsky. Non è strano per non dire grottesco che
un’influenza, fosse più severa del normale, induca a gettare alle
ortiche un’intera cultura politica comprese le sue fondamenta? Si,
sarebbe strano se non fosse che in realtà il pensiero unico ha ormai
trasformato questo ambiente a tal punto da essere ormai la punta
diamante del globalismo e della finanziarizzazione. Esso plaude a
provvedimenti di sapore autoritario e fascista che bypassano il
parlamento con la scusa di uno stato di eccezione da raffreddore, si
abbassano a credere ai salvifici i passi dell’Europa che prepara il
cappio e sostengono a spada tratta l’operato del governo nonostante le
gigantesche balle su miliardi gratuiti in arrivo e le spaventose
manipolazioni epidemiche. Insomma plaudono a tutto ciò che in cui si
incarna il fascismo salvo professare l’antifascismo. Si direbbero
fascisti su marte o replicanti dentro Blade runner.
Tutto ciò è davvero molto triste perché si delinea una battaglia
senza esclusione di colpi e di vittime, tutta all’interno del campo
capitalista, senza alcun soggetto organizzato in grado di formulare un
pensiero sociale alternativo. Che ne sarà del Paese dentro questa
trasformazione planetaria che tra l’altro sta già portando l’Unione
europea in stato preagonico senza che la classe dirigente riesca a
prendere in considerazione questa ipotesi ormai imminente? Per giunta
dentro una recessione di portata tale – e forse appositamente provocata –
da non avere paragoni se non con il collasso totale durante la
guerra? Da qui dovrebbe ricominciare la Resistenza.
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