venerdì 29 maggio 2020

La svolta OpenSource del Parlamento Europeo

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Il Partito Pirata Europeo (EPP), la prima incarnazione in Europa di quei movimenti politici che hanno a cuore la “rivouzione digitale”, sembra aver finalmente fatto breccia nel Parlamento Europeo.
In un recente comunicato stampa di qualche giorno fa, infatti, durante la seduta plenaria per la discussione dei bilanci economici dei Paesi membri, è stata incoraggiata l’adozione di soluzioni open source all’interno delle istituzioni:
In practice, from now on, all IT solutions developed by and for the EU institutions will first need to be assessed against the possibility of using Open Source solutions. Assessments will then have to be reported back to the Budgetary Control Committee of the Parliament on an annual basis.
In pratica, da questo momento in poi, per tutte le soluzioni IT sviluppate da e per i Paesi Europei sarà necessario prima verificare se è possibile adottare una soluzione Open Source. Le valutazioni dovranno quindi essere riportate alla COmmissione per il Controllo dei Bilanci.
Come si legge quindi dall’estratto del comunicato stampa pubblicato sul sito dell’ EPP, non solo sarà necessario verificare se esiste un software libero per la soluzione che si sta cercando, ma bisognerà anche renderne conto davanti al Parlamento! Sembra inoltre molto gradita anche la partecipazione alla comunità open source, e in quest’ottica dovranno essere sviluppati i software, rilasciati con sorgente aperta.
Il concetto è semplice:

“Perché il software creato con i soldi dei contribuenti non viene rilasciato come Free Software? Se i soldi sono pubblici, dovrebbe esserlo anche il codice.”
Questo tipo di approccio non solo sembra eticamente corretto, democratico e secondo il nostro parere condivisibile, ma è anche dettato da una ragione pratica: il software libero permette di risparmiare soldi (investendo del tempo), prevenire la dipendenza da un singolo fornitore, ricevere l’aiuto della comunità per migliorare e attivare un circolo virtuoso.
Per fare un esempio, l’imminente lancio in Italia dell’ applicazione per smartphone utile al tracciamento in tempi di COVID-19, Immuni (certo, il problema su dove saranno salvati i dati raccolti è ancora aperto, ma sembra almeno che la direzione sia quella giusta!).
La svolta open dell’ Europa non vuole interessare solo la tecnologia, tra le richieste anche quella di rilasciare le informazioni in formato elettronico e rendere liberamente consultabili le pubblicazioni universitarie per condividere il sapere, nell’ottica del cosidetto open data e open science, già adottati da diverse Università.
Le basi e l’interesse da parte delle istituzioni ci sono, non resta che attendere gli sviluppi.

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