martedì 17 marzo 2020

Sull'Italia ancora l'ombra del Mes.

Riunione dei ministri delle finanze Ue sul coronavirus: pronti a sospendere il Patto di stabilità. I nordici chiedono un ruolo del fondo salva-Stati ma la firma slitta ancora.

Eurogroup President Mario Centeno, center, shakes hands with German Finance Minister Olaf Scholz, right,...“Vogliamo discutere con voi su cosa può fare il Meccanismo europeo di stabilità. Lo dobbiamo fare insieme”, dice Klaus Regling, direttore generale del cosiddetto ‘fondo Salva-Stati’ al commissario all’Economia Paolo Gentiloni in un fuorionda prima della conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo, riunito in videoconferenza sull’emergenza Covid-19.
“Mi sa che dobbiamo smettere, siamo online”, risponde Gentiloni.
Ma il fuorionda dà la misura delle discussioni dentro l’Eurogruppo: pacate ma il Mes, arma contundente della Lega contro il governo, è ormai sul tavolo, anche se oggi la firma della nuova riforma non c’è stata.

“Avevo specificato che non avendo avuto modo di consultare il Parlamento per ottenere un mandato non ero nelle condizioni di concludere il negoziato”, dice il ministro Roberto Gualtieri.
Mentre il premier Giuseppe Conte, durante i colloqui con i suoi omologhi europei in vista del nuovo vertice di domani in videoconferenza, ha chiesto di accantonare la discussione sulla riforma del Mes a tempi migliori.

I ministri delle Finanze europei accolgono l’intero pacchetto deciso la settimana scorsa dalla Commissione europea di aiuti contro l’emergenza coronavirus.
“Whatever it takes per salvare l’economia”, scandisce il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno in conferenza stampa online.
Sì alla flessibilità usando tutte le possibilità previste dal Patto di stabilità e crescita.
Ma anche piena disponibilità a usare la clausola (General escape clause) per sospendere il Patto di stabilità e crescita, con le sue regole care ai nordici.
E poi misure fiscali per un 1% di pil in media per sostenere l’economia in aggiunta agli stabilizzatori automatici da usare pienamente, impegno a pompare liquidità per almeno un 10% del pil tra schemi pubblici di garanzia e rinvio dei pagamenti delle tasse, disponibilità a varare altre misure e cifre a seconda dell’evoluzione della pandemia.

E ancora: coordinamento sulle scelte nazionali in materia di spesa fiscale immediata per il contenimento del virus e assistenza medica, liquidità per le imprese (esenzione tasse, garanzia pubblica per sostenere le imprese nel prestito, garanzie all’esportazione e eliminazione delle penali sul ritardo negli appalti), sostegno ai lavoratori più colpiti (salvaguardia del posto di lavoro con cassa integrazione, estensione della malattia, indennità di disoccupazione e rinvio dei pagamenti delle tasse).

E infine: “28 milioni di fondi strutturali a disposizione”, dice Centeno. Sono quelli sui quali punta l’Italia per il prossimo decreto emergenziale già annunciato da Gualtieri per aprile.
Su tutto questo, i rigoristi del nord cedono.
Ormai si sentono nella stessa barca alla deriva nella tempesta scatenato dal Covid-19, partita dall’Italia, primo paese Ue ad essere colpito.
Non hanno frecce nel loro arco per difendere i numeri del Patto, il 3 per cento del rapporto deficit-pil che in Italia è saltato nel giro di una settimana con la manovra varata oggi dal governo di 25 miliardi di euro, l’intero plafond concordato con Bruxelles che all’inizio si pensava di usare in due tranche.
Per non parlare del 60 per cento del rapporto tra debito e pil, obiettivo da sempre lontanissimo per l’Italia, ora più che mai.
Ma la disponibilità a sospendere il Patto, dettata dalle circostanze emergenziali più che da decisioni volontarie degli amanti dell’austerity, non resta senza condizioni. Sul tavolo dell’Eurogruppo si riaffaccia la discussione sul Mes.

“A dicembre abbiamo raggiunto un accordo – dice Centeno in conferenza stampa – restano aperte delle questioni legali che speriamo di poter chiudere al più presto”.
La firma del nuovo trattato non c’è stata ma l’Eurogruppo decide di esplorare la possibilità di usare il fondo ‘Salva Stati’ per i paesi che ne avranno bisogno. L’Italia potrebbe rientrarci.
Invece di discutere di eurobond e condivisione dei rischi, come propone l’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi, l’Eurogruppo discute di Mes. Regling usa toni morbidi, nessun atteggiamento perentorio. “Questa è una crisi diversa da quella dell’euro, i paesi continuano ad avere accesso ai mercati e i tassi di interesse sono bassi”, dice.
Ma, aggiunge, “ci hanno chiesto di esaminare cosa possiamo e questo dobbiamo fare. Abbiamo una capacità di 410 miliardi di euro non del tutto sfruttata, alcuni mai usati. Ce n’è abbastanza: penseremo a come potranno essere usati nelle circostanze attuali che sono molto diverse da dieci anni fa”.
Centeno dà per certa una “recessione severa”, “tutte le istituzioni stanno esplorando modi per rispondere a questa crisi”.
Da parte sua, Gentiloni sottolinea che il Meccanismo Europeo di Stabilità può essere “uno strumento straordinario” per affrontare la “crisi”.
Il ministro Roberto Gualtieri frena. L’Eurogruppo, spiega in conferenza stampa su Facebook, ha affrontato il tema del Mes “in modo molto molto rapido” senza arrivare ad alcuna conclusione “come originariamente previsto”.

Ma cosa significa usare il Mes? La riforma in discussione non prevede la firma in automatico del Memorandum stile Grecia, vale a dire impegni a fare riforme e tagli per far rientrare il debito. Ma prevede che se un paese non è in linea con le regole su deficit e debito, il Memorandum va firmato eccome.
Ad ogni modo, la riforma non è ancora stata firmata, come dice Gualtieri, soddisfatto della decisione dell’Eurogruppo di accogliere l’impostazione italiana.
Ma è chiaro che il fondo ‘Salva-Stati’ è di nuovo lì che pende come una ghigliottina sul dibattito politico italiano.
L’unica attenuante è che anche altri paesi europei saranno in condizioni simili. Centeno prevede recessione per tutta la zona euro.
Ma è vero che la Germania, con il suo ben rispettato pareggio di bilancio, è corazzata per rispondere all’emergenza. L’Italia, no.

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