martedì 3 marzo 2020

Sorpresa! I conti pubblici stanno fin troppo bene, e questo è un danno…

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Dunque, nel 2019 il deficit è stato pari all’1.6%, il migliore dal 2007, quando fu dell’1.3%. Economisti, giornalisti, politici gioiscono, ma non c’è niente da festeggiare, anzi.
Gli è che la finanziaria 2019, dopo un tormentone con la Commissione Europea – a causa del quale lo spread schizzò verso l’alto, aumentando la spesa per interessi di un bel po’ – stabiliva un deficit pari al 2.04 per l’anno 2019, NONOSTANTE “quota cento” e reddito di cittadinanza.
Ebbene, quota cento ha avuto nel corso del 2019 un risparmio di spesa pari a due miliardi (ha chiesto l’anticipo pensionistico meno gente di quanto si pensasse), mentre, per quel che riguarda il reddito di cittadinanza, si erano stanziati 5,6 miliardi, ma la spesa effettiva, come ha dichiarato la scorsa settimana il Presidente dell’Inps Tridico, è stata pari a 4 miliardi.

Non finisce qui. Nonostante l’ostruzionismo europeo, la spesa per interessi è calata di 3 miliardi rispetto a quanto preventivato nel Def di aprile del 2019. Questo perché il nostro paese è uno dei pochi ad avere rendimenti positivi in Europa (quasi tutti hanno rendimenti negativi, simbolo del fallimento della Banca centrale Europea) e quindi tutti acquistavano titoli pubblici italiani.
Prima dello scoppio del coronavirus, vi era stata un’asta pubblica per 8 miliardi. Le richieste sono state pari a 50 miliardi, abbattendo drasticamente il rendimento. Dunque, la virtù di Gualtieri non c’entra affatto. Anzi, il ministro dell’economia a settembre previde per lo scorso anno un deficit pari al 2.2%. Praticamente, lui e Tria (non si sa ancora chi di più) hanno stretto la spesa pubblica in maniera impressionante.
Volete un dato? Ebbene, l’Istat, comunicando ieri il dato del deficit 2019, sottolinea nelle tabelle che nel 2019 la spesa del settore pubblico ha avuto una diminuzione dello 0,4%, nonostante maggiori entrate pari a 20 miliardi (su tutte spicca la fatturazione elettronica, che ha aumentato il gettito Iva interno), tant’è che l’avanzo primario, cioè la differenza tra entrate  e spese al netto di quella per interessi, che ha avuto un surplus pari all’1,7%, in aumento rispetto all’1.5% del 2018.
Cos’altro è aumentato, visto che l’Iva per merci importate è diminuita a causa di minori importazioni? Ebbene, è cresciuto il prelievo fiscale per i lavoratori dipendenti privati. Nel periodo gennaio-ottobre 2019 (ultimo dato disponibile) è aumentato del 2.1%, sia come maggiore incidenza fiscale sia per altri due motivi.
Il primo: il Decreto Dignità, trasformando parte dei contratti precari in “tempo indeterminato”, ha avuto come effetto una maggiore raccolta fiscale (i lavoratori a tempo indeterminato pagano più tasse di quelli precari).
Il secondo: l’aumento dell’occupazione dello 0.3%, che ha inciso a sua volta sulla raccolta fiscale.
Ma quel che appare particolarmente vergognoso è il dato del prelievo fiscale sul lavoro dipendente pubblico, aumentato del 3.1%, quasi quanto l’aumento contrattuale del 2016 (ultimo contratto), pari al 3.7%. Dunque, a livello generale, il fisco si è mangiato quasi tutto l’aumento contrattuale.
Ma non finisce qui, perché anche nel 2019 vi è stato un esodo di lavoratori pubblici. Chi come pensione d’anzianità, chi come quota 100. Dunque il prelievo fiscale è aumentato NONOSTANTE ci sia meno personale pubblico.
Quanto al reddito di cittadinanza – largamente imperfetto, certo, ma che Renzi, Salvini, Bellanova, commentatori e presunti economisti, vorrebbero abrogare in quanto tale – invito ad andare sul sito del Ministero del Tesoro e leggere il comunicato del rapporto Bes. Ebbene, appena una settimana fa Gualtieri ha dichiarato che il reddito di cittadinanza sta avendo come effetto la DIMINUZIONE del tasso di disuguaglianza.
Chi attacca oggi quota 100 e reddito di cittadinanza non conosce affatto i conti pubblici. Perché vogliono togliere il rdc? Il primo è Salvini, portavoce dei subfornitori tedeschi del nord. Lì, per motivi demografici ultradecennali (fanno meno figli da decenni), hanno carenza di manodopera e vogliono continuare a prenderla dal Mezzogiorno; luogo dove, grazie al rdc, da un anno molti non si spostano più (per che cosa, poi, per un salario da fame cui aggiungere l’affitto?).
Questi vogliono insomma continuare a svuotare il Sud, per abbassare i salari al nord. Modello mercantilista, feroce, quanto inutile, in un contesto di forte rallentamento del commercio mondiale.
Ma ci sono ancora ministri che seguitano a parlare di Made in Italy quando l’emergenza è risollevare dopo decenni il mercato interno. E questo lo si fa con lo Stato che SPENDE, invece di applicare ancora una fallimentare AUSTERITA’.

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