L’Europa
lo ha voluto e se lo è cercato. Ha usato per anni la Turchia per
abbattere il regime di Assad e adesso si lamenta, dopo avergli versato 6
miliardi.
L’Europa
meno interviene meglio è: nei guai non l’ha messa soltanto l’arroganza
di Erdogan. Il ricatto di Erdogan sui profughi lo ha voluto e se lo è
cercato.
Ha usato per anni la Turchia per abbattere il regime di Assad e
adesso si lamenta, dopo avere versato a Erdogan la cifra di 6 miliardi
di euro per tenersi in casa oltre tre milioni di rifugiati siriani: un
milione di loro, nel 2015, si riversò sulla rotta balcanica accolti in
gran parte dalla Germania della cancelliera Merkel, che oggi, con la
destra estrema sempre più in ascesa, non può permettersi un altro gesto
simile.
La Grecia
Cosa
che non può permettersi neppure la Grecia, dove i neonazisti di Alba
Dorata trovano in questa nuova ondata terreno fertile per la loro
propaganda. La Grecia è nel mirino di Erdogan e la tensione è salita di
nuovo alle stelle per la questione di Cipro greca, dove la Turchia
rivendica il diritto a estrarre il gas in una zona economica esclusiva
dove opera una joint venture Eni-Total.
Erdogan,
che tiene in piedi il governo libico di Tripoli sotto botta del
generale Khalifa Haftar, ha fatto firmare un memorandum ad Al Sarraj per
dare consistenza alle sue rivendicazioni.
Detto
per inciso Erdogan anche in Libia può usare contro di noi l’arma dei
profughi visto che sostiene militarmente Sarraj e ha inviato sul campo
militari turchi e centinaia di mercenari jihadisti reclutati proprio in
Siria.
Dietro la nuova ondata di profughi
Dietro
la nuova ondata di profughi c’è la feroce battaglia incorso a Idlib tra
la Turchia e i suoi alleati di Al Qaida contro siriani e russi ma ci
sono anche forti motivazioni economiche. Erdogan prende di mira
militarmente Damasco e l’Europa usando l’arma dei profughi per
mascherare la sua sconfitta non potendo entrare troppo in rotta di
collisione con Putin. E’ il gas della Russia che ha reso la Turchia il
principale hub energetico del Mediterraneo e ad Ankara non conviene
litigare con Mosca.
Quindi
per far sentire le sue ragioni alla Nato e sul piano internazionale
“lancia” migliaia di profughi verso i confini. I profughi Erdogan se li è
voluti per fare la guerra ad Assad e per cacciare migliaia di curdi
siriani dai loro territori. Non sono un evento meteorologico ma fanno
parte di una ben precisa strategia di pulizia etnica che adotta anche il
regime di Assad nei confronti delle popolazioni sunnite che avevano
aderito alla rivolta contro Damasco.
Violati i patti con Mosca
Ora
la Turchia, dove la popolazione è sempre più irritata nei confronti dei
siriani ma anche delle avventure militari di Erdogan, vorrebbe
mantenere la sua presenza a Idlib per scaricare una parte dei rifugiati
che ha in casa: né i siriani di Damasco né i russi né gli iraniani,
alleati di Assad, hanno intenzione di concedergli questo. Per un
semplice motivo: Erdogan ha violato i patti con Mosca e Teheran di due
anni fa.
Si
era impegnato a disarmare i ribelli e in particolare le milizie
jihadiste e quelle di Al Qaida ma non lo ha mai fatto, anche perché
voleva continuare a controllare la provincia e i collegamenti
autostradali vitali per Damasco. Insomma voleva prendersi un altro pezzo
di Siria di valore strategico dopo quello strappato ai curdi.
Finito
il Califfato e ucciso Al Baghadi è lui il vero capo dei jihadisti in
Siria che manovra a seconda dei suoi obiettivi: li usa contro i curdi,
i nostri maggiori alleati nella guerra all’Isis, contro il regime di
Damasco, contro i russi e da qualche tempo anche in Libia.
L’Europa
In questa situazione l’Europa ha avuto un ruolo e una grande responsabilità.
Giusto
per rinfrescarsi la memoria ricordatevi quando Erdogan nell’ottobre
scorso ha massacrato i curdi siriani, provocando un’ondata interna alla
Siria di oltre 200mila profughi. La causa immediata fu il vergognoso
ritiro degli Stati Uniti dal Rojava, la regione autonoma curda dove
Trump avrebbe dovuto contenere la Turchia per salvare i suoi alleati
nella guerra contro il Califfato.
Ma
anche gli europei si comportarono vergognosamente: promisero di mettere
sanzioni sulla vendita di armi alla Turchia ma in realtà non se ne fece
nulla. Come oggi vorrebbero fare una missione in Libia per far
rispettare l’embargo: ma come credere possibile che fermeremo le armi
della Turchia paese della Nato che noi stessi riforniamo? Forse il
nostro ministro degli Esteri ignora che egli elicotteri d’attacco Agusta
di Leonardo-Finmeccanica che colpirono i curdi noi li assembliamo
direttamente in territorio turco.
L’origine della guerra
Bisogna
anche ricordarsi come è nata questa guerra siriana: una rivolta contro
il regime di Bashar Assad che si è trasformata ben presto in una guerra
per procura. L’Europa sulla spinta dell’allora segretario di stato
Hillary Clinton si allineò nel 2011 alla strategia del “guidare da
dietro” la rivola contro Assad accreditando un’opposizione manovrata
dalla Turchia che ha fatto affluire dal suo confine migliaia di
jihadisti e terroristi provenienti da tutto il mondo musulmano.
L’Europa, gli Usa, hanno permesso l’espansionismo della Turchia in
Siria, lo hanno incoraggiato e poi accettato dopo il fallito golpe del
2016. E oggi sperano che sia Putin a fermarlo.
* da Tiscali News
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