lunedì 16 marzo 2020

La crisi precipita: helicopter money subito, come fatto a Hong Kong.

enrico-grazziniIl governo italiano può creare nuova moneta e distribuirla  direttamente alle famiglie e alle imprese. Come è successo ad Hong Kong.

 

micromega ENRICO GRAZZINI


La situazione sanitaria, economica e finanziaria è diventata gravissima ed emergenziale. Il governo italiano deve intervenire immediatamente per reperire tutte le risorse necessarie per fronteggiare la crisi ospedaliera e finanziaria, offrire subito reddito e liquidità alle famiglie e alle imprese, e prepararsi a fare ripartire l'economia nazionale prima che essa venga irrimediabilmente danneggiata.
La crisi sta precipitando anche perché la diffusione del Covid-19 ha innescato una gravissima crisi finanziaria globale che sta diventando paragonabile alla Grande Crisi dei Subprime, e che sta mettendo a nudo l'estrema fragilità e l'insensatezza del capitalismo finanziario: le borse stanno precipitando e i mercati stanno bruciando centinaia di miliardi di carta e di moneta falsa.
La posizione dell'Italia è a rischio: non solo il nostro Paese è il più colpito dal virus ma è anche il più esposto sul mercato a causa dell'elevato debito pubblico.
Gli stati dell'eurozona dovrebbero intervenire subito con interventi immediati per tamponare la crisi senza attendere le istituzioni europee. La flessibilità e i finanziamenti promessi dall'Unione Europea sono ovviamente benvenuti ma rischiano di essere seriamente insufficienti, sia nel breve che nel medio periodo.

Il problema è che l'Unione Europea e la Banca Centrale Europea hanno già storicamente dimostrato di non essere in grado di affrontare una grave crisi economica e uno shock finanziario di grande portata come quella che sta avanzando a livello globale. La BCE è nata per combattere l'inflazione e non può fare molto contro la recessione. E l'Unione Europea è stata congegnata per diminuire la spesa pubblica e l'intervento pubblico. In questo contesto l'emergenza Covid-19 potrebbe portare persino – nello scenario peggiore, ancora poco probabile ma certamente non impossibile - a una rottura rovinosa dell'euro. Le politiche di austerità dell'Europa si dimostrano non solo sciocche ma controproducenti e delittuose in tempi di crisi come l'attuale.
In questa situazione di forte turbolenza dei mercati, dove potrebbero gli stati dell'eurozona trovare urgentemente tutta l'enorme quantità di denaro (decine e decine di miliardi) necessaria per riparare i terribili danni causati dal coronavirus alle famiglie e alle imprese? Sembra un'impresa impossibile. Certamente è assurdo che gli stati si rivolgano ai mercati per tamponare l'emergenza. I mercati temono il crack e non vogliono prestare soldi a rischio e, se lo fanno, chiedono interessi troppo elevati o insostenibili. Occorre una soluzione alternativa.
A Hong Kong, Singapore, Macao i governi nazionali hanno già iniziato a fare la cosa giusta: hanno “stampato denaro“ e lo hanno assegnato subito e direttamente alle famiglie e alle imprese per compensare i redditi persi con il coronavirus e per sostenere l'economia nazionale[1]. Hanno fatto dell'helicopter money, ovvero, secondo il gergo degli economisti, hanno “gettato denaro dall'elicottero”, hanno cioè distribuito moneta direttamente a individui privati, aziende ed enti pubblici, senza utilizzare l'intermediazione delle banche e senza chiedere soldi in prestito agli investitori finanziari esteri. Lo stato è intervenuto direttamente per risolvere la crisi.
L'”helicopter money” non è una favola per fessi: per combattere le crisi di liquidità l'HM è stato proposto da economisti del calibro di J.M. Keynes (con la famosa metafora del denaro da scavare nelle buche e da impiegare subito nell'economia reale), da Milton Friedman e Ben Bernanke. Recentemente è stato riproposto anche dal colosso dei patrimoni gestiti Blackrock[2]. In Italia però l'HM è purtroppo ancora demonizzato sia da parte destra che dalla sinistra.
Anche i governi europei devono affrontare subito la crisi: ma il problema è che non possono stampare moneta, come hanno fatto invece i paesi asiatici. Come noto, solo la Banca Centrale Europea ha il monopolio della moneta comune europea e nell'eurozona nessun governo controlla la sua moneta. Inoltre i paesi dell'area euro (in particolare i cosiddetti paesi periferici e mediterranei, come Italia Grecia Spagna Portogallo) non possono neppure permettersi di aumentare più di tanto i loro deficit di bilancio. Infatti hanno debiti già elevati e i mercati non hanno pietà: stanno già aumentando gli interessi da pagare sui debiti pubblici. Non a caso lo spread – il differenziale tra gli interessi che lo stato italiano deve pagare sui BTP rispetto agli analoghi ma più sicuri titoli tedeschi – continua inesorabilmente a salire.
Che fare allora? In Italia e negli altri paesi dell'eurozona le autorità di governo dovrebbero intervenire senza chiedere soldi ai mercati. Dovrebbero creare autonomamente risorse monetarie da utilizzare subito, fare dell'helicopter money senza però aumentare i debiti pubblici e rimanendo nel quadro delle regole dell'eurozona per non provocare ulteriori gravissime crisi.
Il problema di contrastare la crisi senza fare nuovi debiti non è certamente di facile soluzione, anzi sembra impossibile da risolvere. Esiste però una soluzione efficace che può essere attuata immediatamente: i governi della zona euro potrebbero emettere Titoli di Sconto Fiscale “quasi-moneta” da distribuire subito a famiglie, imprese ed enti locali per risolvere le urgenze sanitarie, combattere la crisi e prevenire la recessione.
In effetti, come dimostrerò in maniera dettagliata in seguito, l'emissione dei Titoli di Sconto Fiscale (TSF) non aumenta il deficit pubblico e rispetta pienamente le regole europee. La manovra basata sull'emissione di TSF eliminerebbe la minaccia della possibile rottura dell'euro. L'emissione di TSF rappresenta anche una soluzione democratica perché la creazione di questo “quasi-denaro” sarà decisa dai governi eletti per soddisfare le esigenze dei loro cittadini, e non da istituzioni sovranazionali non elette e fuori dal controllo democratico.
Molti cercano di trovare soluzioni a questa crisi che sta diventando dirompente. Ma le proposte finora avanzate non sembrano valide e non affrontano di petto il precipitare improvviso dell'economia e dei mercati finanziari. Di fronte alla crisi attuale le differenti soluzioni proposte sul Sole 24 Ore da Romano Prodi e dall'economista Alberto Quadrio Curzio – quella di emettere gli eurobond [3]– e da Ferruccio De Bortoli sul Corriere della Sera del 9 marzo – quella di raccogliere “un prestito solidale” dagli italiani – sono intempestive, illusorie, insufficienti e inefficaci.
E' illusoria e fuori tempo massimo la richiesta invocata ancora – e peraltro già avanzata circa 10 anni fa - da Prodi e da Quadrio Curzio: secondo i due l'Unione Europea dovrebbe emettere eurobond per finanziare i costi della crisi e la ripresa economica. Sulla carta hanno ragione da vendere, ma la loro richiesta appare impraticabile nel breve e medio periodo. Il governo della signora Merkel e la Commissione UE assai difficilmente decideranno di rovesciare con la prontezza e la rapidità necessarie la politica di austerità che strangola l'eurozona da più di un decennio.
La proposta di De Bortoli è invece che l'1% del patrimonio finanziario degli italiani, o il 2% dei depositi bancari, cioè circa 35 miliardi – equivalenti al 2% circa del PIL nazionale - vengano raccolti dallo stato con un prestito “non forzoso ma solidale” (???) e investiti per superare la crisi. Il problema è però che tale prestito aumenterebbe subito il debito pubblico e quindi sarebbe bocciato dai mercati. E soprattutto non si vede come e perché – se non in maniera forzosa – gli italiani dovrebbero sottoscrivere questo nuovo debito pubblico. De Bortoli sa benissimo che un prestito forzoso o quasi forzoso porterebbe gli italiani alla rivolta e alla caduta di qualsiasi governo che cercasse di “mettere le mani nelle tasche degli italiani” per soddisfare le banche creditrici.
In alternativa De Bortoli propone che la Cassa Depositi e Prestiti raccolga i 35 miliardi da investire per fronteggiare la crisi emettendo obbligazioni che non sarebbero conteggiate come debito pubblico dal momento che CDP è formalmente una società privata. Ma anche questa proposta (peraltro assai limitata quantitativamente) non risulta efficace: infatti tutta l'operazione – ammesso e non concesso che riesca – richiede tempi lunghi non compatibili con quelli della crisi. La crisi deve essere affrontata subito con decine di miliardi di spesa, e non sarà temporanea. Richiede interventi immediati e anche strutturali. L'helicopter money con i Titoli di Sconto Fiscale che propongo da anni insieme ad altri studiosi come il compianto Luciano Gallino (il maggiore studioso in Italia del capitalismo finanziario) è senz'altro più tempestivo ed efficace[4].
La crisi del finanzcapitalismo[5]
Per comprendere appieno la necessità di emettere Titoli di Sconto Fiscale dobbiamo prima di tutto capire che il coronavirus può essere la scintilla che fa scoppiare una nuova gravissima crisi mondiale, pari a quella avvenuta con il crollo della Lehman Brothers. Il finanzcapitalismo è infatti fragile e insostenibile e basta una scintilla per provocare una brusca caduta.
Dopo dieci anni di crescita smisurata dei mercati finanziari, era assolutamente prevedibile una nuova grave crisi originata dalle bolle alimentate da trilioni (migliaia di miliardi) di liquidità fornite dalle principali banche centrali dopo la crisi dei subprime, e dall'immensa e insostenibile catena di debiti pubblici e privati (circa il 250% del PIL globale) creata nel mondo.
Il presidente americano Donald Trump ha contribuito in maniera decisiva allo scoppio della crisi avendo completamente depotenziato e stravolto il Dodd–Frank Wall Street Reform and Consumer Protection Act, la legge (peraltro già complicata e insufficiente) emessa da Barack Obama per regolamentare il mercato finanziario. L'Europa da parte sua non ha mai fatto nulla per disciplinare il mercato bancario e finanziario, anzi ha lasciato le briglie sciolte. Il risultato è che il mercato deregolamentato e lasciato a sé stesso tende inevitabilmente a gonfiarsi e poi a crollare.
La zona euro è probabilmente l'anello più debole della catena e di fronte a un'altra grave crisi le mezze misure e le ricette abituali non servono più a nulla. La crisi finanziaria farà più danni del coronavirus. I mercati sono pro-ciclici e non sono solidali: appena scoppia una grave crisi sanitaria come quella del Covid-19, una crisi che blocca la produzione e annuncia una recessione, allora gli investitori finanziari vendono subito, abbandonano in particolare i titoli più rischiosi, e reclamano immediatamente interessi più alti per compensare i maggiori rischi. Aumentano gli spread, e quindi la situazione del debito automaticamente peggiora, e allora a spirale il rischio di fallimento può diventare rapidamente realtà.
I mercati finanziari sono terrorizzati e i capitali fuggono precipitosamente verso i “porti sicuri”, come sono considerati i titoli di stato tedeschi. La crisi finanziaria avanza rapidamente e non è escluso che il panico prenda il sopravvento e travolga tutto, euro compreso. Che cosa possono fare allora l'Unione Europea e la Banca Centrale Europea di Christine Lagarde di fronte alla enorme portata di questa nuova crisi? Quasi nulla: BCE e Commissione UE sono deboli e impreparati.
L'impotenza della BCE e della UE di fronte alla crisi
Per statuto, la Banca Centrale Europea – a differenza delle altre banche centrali - non può aiutare i paesi in difficoltà, stampare moneta e monetizzare i disavanzi di bilancio. Secondo il Trattato di Maastricht, l'unico obiettivo della BCE è quello di limitare l'inflazione. Pertanto, la BCE non è in grado di affrontare le situazioni di emergenza e le recessioni economiche.
Inoltre, il tasso di interesse principale della BCE è ormai pari a zero (e il tasso sui depositi è addirittura negativo): il tasso di interesse non può quindi scendere ulteriormente per stimolare l'economia. Anche il Quantitative Easing è diventato un'arma spuntata. La BCE ha salvato le banche con il Q.E. aumentando le loro riserve liquide, ma le banche non impiegano nell'economia reale le loro riserve di liquidità in situazioni di crisi e di recessione. Anche se la BCE aumenterà ancora le riserve bancarie, sarà molto difficile, per non dire praticamente impossibile, che le banche europee salveranno l'economia offrendo più credito.
Per contrastare l'imminente recessione, sarebbe allora assolutamente necessaria una forte e decisa, immediata volontà politica della Commissione europea. La Commissione UE dovrebbe consentire ai governi dei paesi più colpiti dal virus, come l'Italia, di superare subito i gravi vincoli imposti da Maastricht e dal Patto di Stabilità e Crescita per aiutare le famiglie e le imprese e rivitalizzare l'economia[6].
La Commissione UE concederà certamente più flessibilità. Ha già deciso un fondo di 25 miliardi – peraltro del tutto insufficiente per affrontare la crisi sanitaria che minaccia tutta Europa -. Sarà però difficile – per non dire impossibile - che la UE ribalti rapidamente la sua tradizionale politica di austerità. Per il governo tedesco i vincoli di Maastricht sono sacri e scolpiti nella roccia.
E' assai improbabile che la Germania permetterà di monetizzare (cioè di fatto annullare) i debiti dell'Eurozona stampando nuova moneta - come propone (giustamente, in astratto) Luigi Pandolfi sul Manifesto[7] - o di fare dell'“helicopter money”, cioè manovre per distribuire denaro direttamente alla gente, come hanno già fatto Hong Kong e i paesi asiatici di cui sopra. C'è il rischio evidente – per non dire la certezza - che le azioni decise dalla Commissione UE per contrastare la crisi giungano troppo tardi e siano del tutto insufficienti.
Il problema è che se un solo Paese dell'eurozona crolla, soprattutto un Paese come l'Italia, con un grande debito pubblico – circa 2500 miliardi – rischia di trascinare con sé nel baratro tutta la zona euro. L'Italia, il paese europeo più colpito dal coronavirus, è anche quello più fragile sul piano finanziario.
L'Italia sfonderà il limite di deficit/PIL del 3%
Il primo ministro Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri hanno già previsto di spendere circa 25 miliardi di euro, pari a circa lo 1,4% del PIL, per le prime misure di pronto intervento (assistenza sanitaria, tagli fiscali, maggiori spese a favore dei lavoratori senza lavoro, e crediti d'imposta per le imprese più colpite dal virus). Gualtieri ha annunciato anche che chiederà alla Commissione europea più margine di manovra per la spesa in deficit. Da parte loro, i partiti di opposizione di centro-destra hanno chiesto che il governo decida un aumento della spesa di 30 miliardi, pari all'avanzo del bilancio pubblico primario italiano: nel prossimo futuro, è del tutto probabile che l'Italia supererà di gran lunga il limite del 3% del deficit pubblico sul PIL. Il deficit infatti aumenterà mentre il PIL scenderà.
Il governo può creare quasi-moneta con i Titoli di Sconto Fiscale
Quindi, la domanda cruciale è: come possono l'Italia e gli altri paesi dell'eurozona trovare il denaro per affrontare il Covid-19, resistere al possibile crack finanziario e sviluppare l'economia senza aumentare il loro deficit? C'è una soluzione non convenzionale ma efficace, anche se può sembrare strana e bizzarra agli economisti accademici e per i politici più tradizionalisti. I governi dell'eurozona, a partire dall'Italia, dovrebbero emettere immediatamente Titoli di Sconto Fiscale convertibili in euro e distribuirli direttamente ai soggetti dell'economia reale senza attendere aiuti esterni dalla BCE e dalla UE e senza chiedere soldi al mercato finanziario.
Il governo italiano potrebbe emettere subito Titoli di Sconto Fiscale nel giro di tre anni per un importo totale di almeno il 3% del PIL (circa 45 miliardi di euro) e assegnarli gratuitamente a famiglie, aziende ed enti pubblici. I TSF saranno utilizzati dagli assegnatari al valore nominale per ridurre i pagamenti di imposte, tariffe pubbliche, ecc. I TSF però giungeranno a maturità (cioè potranno essere usati per pagare le tasse) solo dopo tre anni, cioè il quarto anno dall'emissione. Tuttavia, i TSF – come qualsiasi altra obbligazione – sarebbero subito convertibili in euro nel mercato finanziario ad un tasso di sconto minimo, e quindi aumenterebbero immediatamente il potere d'acquisto dei possessori.
La domanda aggregata (consumi, investimenti e spese pubbliche) aumenterebbe fin dal primo istante e il PIL, superata la crisi del coronavirus potrebbe tornare alla crescita. Grazie alla forte crescita della domanda aggregata (investimenti, consumi, spesa pubblica) il PIL nominale aumenterebbe rapidamente del 3% circa.
I TSF saranno assegnati gratuitamente a: a) istituzioni pubbliche per affrontare immediatamente l'emergenza e attuare un New Deal verde volto ad aumentare l'occupazione, a costruire nuove infrastrutture sostenibili, a rafforzare il welfare; b) alle famiglie; il denaro verrà assegnato alle famiglie in proporzione inversa al reddito, al fine di aiutare quelle più povere e stimolare il consumo; c) alle aziende, per tagliare il costo del lavoro, migliorare la competitività, e impedire così che l'espansione della domanda interna sconvolga la bilancia dei pagamenti con l'estero.
La manovra non aumenterebbe il deficit pubblico perché i TSF non sono rimborsabili in euro, non rappresentano un credito in euro a favore dei possessori e quindi non rappresentano un debito verso lo Stato; e perché all'emissione lo Stato italiano non spende nulla e non chiede nulla al mercato finanziario. Il governo infatti non chiederà soldi ai primary dealers – le principali banche di investimento che acquistano il debito pubblico all'ingrosso -; e i primary dealers non pagheranno nemmeno un euro per finanziare il deficit pubblico italiano e quindi non rischieranno nulla. Pertanto, non ci sarebbe nessun aumento di spread e non insorgerebbero nuovi problemi con i creditori.
Alla scadenza dei TSF, cioè al quarto anno dall'emissione, quando i TSF saranno utilizzati per pagare le imposte, grazie al moltiplicatore keynesiano e all'aumento dell'inflazione causato dall'incremento della domanda, la crescita del PIL registrata nei tre anni precedenti sarà tale che il gettito fiscale coprirà il valore dei TSF. Quindi, nessun deficit e nessun aumento del debito pubblico.
Un semplice foglio di lavoro Excel può mostrare che – anche supponendo che il moltiplicatore sia molto basso, minore di uno, e che l'aumento del tasso di inflazione sia tra un punto e mezzo punto percentuale – i TSF si ripagano da soli. Come si può vedere, anche se le ipotesi sono molto prudenti, le proiezioni indicano che l'aumento del PIL dovuto all'emissione dei TSF è molto significativo fin dal primo anno.

grazzini-crisi-precipita




BCE e banche promuovono i TSF
Questa proposta ha il vantaggio fondamentale che i TSF sarebbero certamente accettati dalla BCE perché non ci possono essere dubbi sul fatto che i TSF saranno classificati come investment grade dalle agenzie di rating. In effetti, i TSF sono titoli più sicuri e stabili degli altri titoli pubblici: anche se lo Stato fallisse e non avesse più abbastanza euro per rimborsare i propri debiti, i TSF potrebbero comunque essere utilizzati dai possessori per ottenere sgravi fiscali. È facile capire che questi titoli sono completamente garantiti: infatti, mentre uno Stato dell'eurozona non può disporre a suo piacimento della moneta europea, è invece completamente sovrano sul suo sistema fiscale: quindi, anche se uno Stato non avesse più euro disponibili, potrebbe comunque mantenere l'impegno di sgravi fiscali.
In base al suo stesso regolamento, la BCE ammette come garanzia tutti i titoli di Stato classificati come investment grade dalle agenzie di rating: pertanto, i TSF sarebbero senz'altro accettati dalla BCE come garanzia per i prestiti bancari. Una volta adottati dalla BCE, i TSF sarebbero certamente accettati dal sistema bancario. Anche i mercati finanziari potrebbero accogliere con favore l'emissione di TSF osservando che fin dal primo anno aumentano il PIL e diminuiscono il debito pubblico. I creditori avrebbero la garanzia certa di riavere indietro tutti i loro prestiti.
La Commissione UE non potrebbe obiettare perché i TSF sono titoli di Stato, non sono moneta parallela e non aumentano il debito pubblico.
In conclusione, è molto probabile che i TSF possano essere molto utili ed efficaci per contrastare immediatamente e tempestivamente la crisi e non fare cadere l'euro.
Inoltre, sul piano strategico, nel medio termine c'è un ulteriore vantaggio fondamentale: l'emissione di TSF potrebbe anche rafforzare la moneta comune europea offrendo una maggiore flessibilità monetaria e fiscale ai singoli governi. Grazie ai TSF, ogni governo dell'eurozona potrebbe attuare autonomamente manovre espansive di tipo monetario-fiscale pur rimanendo sotto l'ombrello della moneta comune. La moneta europea non rischierebbe più di apparire come una gabbia debole ma anche troppo rigida per i paesi dell'euro, e diventerebbe invece uno scudo comune e un valido concorrente delle altre valute internazionali.

NOTE
[1] Financial Times, Claire Jones “Helicopter money is here” 26 febbraio 2020
[2] Enrico Grazzini, Micromega 11 settembre 2019 “Come l’helicopter money potrebbe rilanciare l'economia italiana”
[3] Articolo di Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio su Il Sole 24 Ore del 7 marzo 2020 “Perchè è arrivato il tempo per gli Euro Union Bond”
[4] Vedi eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro” a cura di Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Enrico Grazzini e Stefano Sylos Labini, con la prefazione di Luciano Gallino.
[5] Vedi Luciano Gallino, “Finanzcapitalismo. La civiltà del denaro in crisi”, Einaudi, 2011
[6] Come è noto, secondo questi trattati il deficit di bilancio di uno Stato non può superare il 3 per cento del PIL e il debito nazionale non può superare il 60 per cento del PIL. Nel caso di un livello di debito superiore al 60%, un paese dovrebbe ogni anno diminuire il suo debito verso un livello inferiore. Se lo Stato membro del l'UE non rispetta sia il limite del disavanzo che il limite del debito, è soggetto alla “procedura per disavanzi eccessivi”. Il problema è che quasi tutti i paesi dell'eurozona (in particolare i cosiddetti paesi periferici) superano di gran lunga il limite del 60%. L'Italia, per esempio, ha un debito pubblico del 135% del PIL, ma è anche il paese attualmente più colpito dall'infezione da Covid-19.
[7] Luigi Pandolfi, il Manifesto 6-3-2020 “Una crisi peggiore del 2008, ci vorrebbero i «coronavirus bond»”
Enrico Grazzini
(10 marzo 2020)

Nessun commento:

Posta un commento