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Arriva la prima dichiarazione ufficiale da parte di Pechino sulla possibilità che il coronavirus sia nato negli Stati Uniti.
Attraverso il suo account Twitter molto seguito, uno dei portavoce del
ministero degli affari esteri cinese, Zhao Lijian, dichiara: «Potrebbe
essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan». Chiaro il riferimento ai noti Giochi militari che avevano portato nella città oltre 300 militari
nord-americani nell’ottobre scorso, «proprio nel periodo che gli
scienziati hanno individuato come il momento dell’incubazione del
famigerato Covid-19», osserva “L’Antidiplomatico“.
In una audizione, il direttore del Centers for Disease Control and
Prevention, Robert Redfield, ha infatti ammesso candidamente che molti
americani, apparentemente morti di influenza, siano poi risultati
positivi al coronavirus. «Quando è apparso il paziente zero negli Stati Uniti?
Quante persone sono state infettate?», domanda il portavoce di Pechino,
che si interroga anche su quali siano gli ospedali statunitensi ad aver
registrato la patologia. «Potrebbe essere stato l’esercito Usa a portare l’epidemia a Wuhan», insiste Zhao Lijian: «Siate trasparenti, rendete pubblici i dati». E aggiunge: «Gli Stati Uniti ci devono una spiegazione».
Nel corso della citata audizione pubblica, Redfield aveva parlato di
34 milioni di casi di “influenza” e non meno di 20.000 morti. «Quanti di
loro avevano il coronavirus?», domanda Zhao. Annota
“L’Antidiplomatico”: «Si tratta di una prima presa di posizione pubblica da parte di Pechino. E dato che la Cina
è il paese che a livello scientifico e medico è più avanti, nello
studio di questo nuovo virus, ci possiamo aspettare delle simpatiche
rivelazioni nelle prossime settimane».
Il video con l’intervento di
Redfield, osserva “BlogSicilia“, è stato condiviso anche da altri media
cinesi, tra cui l’emittente nazionale “Tvcc” e il tabloid “Global
Times”. Quanto al polemico tweet di Zhao, un altro portavoce del
ministero degli esteri di Pechino, Geng Shuang, ha affermato che nella
comunità internazionale ci sono «opinioni differenti» sull’origine del
virus, e che «la Cina
considera quella domanda come scientifica», e quindi «dovrebbe essere
affrontata in modo professionale», evitando però di confermare se quanto
scritto da Zhao sul social media sia la posizione ufficiale del governo.
Come riferito dalla “Cnn”, in molti in Cina
stanno lanciando una campagna per mettere in discussione l’origine del
coronavirus che ha contagiato oltre 125.000 persone in tutto il mondo. I
primi casi di contagio sono stati segnalati a Wuhan e lì sono stati
registrati più infezioni e morti di ogni altra parte del pianeta. Il 4
marzo scorso Zhao Lijian, parlando in modo ufficiale, ha detto ai
giornalisti che «non è stata ancora raggiunta una conclusione
sull’origine del virus», e dunque gli scienziati cinesi sono al lavoro
per identificarla. Il 27 febbraio, continua “BlogSicilia”, anche un
famoso esperto cinese di malattie infettive, Zhong Nanshan, ha messo in
dubbio la provenienza del coronavirus: «L’infezione è stata individuata
per la prima volta in Cina, ma il virus potrebbe non aver avuto origine in Cina»,
ha detto in una conferenza stampa. Condividendo le parole di Redfield,
un funzionario come Hua Chunying, capo-dipartimento del ministero degli
esteri cinese, afferma: «E’ assolutamente sbagliato e inappropriato
chiamarlo coronavirus cinese».
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