giovedì 5 marzo 2020

Coronavirus, infettivologo Galli: “Isolamento a casa non è garanzia di contenimento contagio. Ritorno alla normalità a breve? Fantascienza”.

Risultato immagini per Coronavirus, infettivologo GalliLe misure suggerite dal comitato scientifico del governo sul coronavirus? Mi auguro davvero che siano sufficienti. Ma la mia preoccupazione maggiore è che non ci sia capienza nei nostri ospedali per le persone che stanno bene, pur essendo positive al virus, e che sono avviate all’isolamento a casa. Il mio forte timore è che l’isolamento domiciliare non sia di sufficiente garanzia di ulteriore contenimento del problema“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24, da Massimo Galli, professore ordinario di Malattie Infettive all’Università Statale di Milano e primario dell’Ospedale Sacco del capoluogo lombardo.

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“Il problema – spiega – è che dobbiamo dimettere dagli ospedali persone che, pur risultando positive al coronavirus, non hanno necessità di un’assistenza ospedaliera importante. Oggi dovremmo avere la disponibilità di spazi dell’ospedale militare di Milano e ciò ovviamente aiuterà molto in questa direzione. Non so se basterà e soprattutto non credo che basti per l’intera Regione. So che ci sono altre iniziative in ballo, però bisogna restare preparati a quello che può ancora succedere. E quindi è necessario pensare a delle soluzioni di garanzia. Quel che è certo è che in Lombardia abbiamo bisogno di tutte le risorse e strutture possibili, nessuno può permettersi di non scendere in campo“.

E precisa: “Ricordo che tutto quello che ci sta succedendo deriva probabilmente da un’unica introduzione dell’infezione qualche tempo fa. Si è trattata di un’unica infezione misconosciuta che è riuscita a serpeggiare sotto traccia fino a darci la situazione che abbiamo adesso con questa quantità di casi di una malattia anche di una certa portata, che arrivano tutti insieme come nodi al pettine. Certamente in gran parte non sono nuovi infetti, ma casi che stiamo scoprendo adesso e che si sono verificati comunque in un arco brevissimo, cioè in 5 settimane a partire da oggi. Questa – continua – è un’altra cosa che sarebbe importante riuscire ad accertare. Il punto fondamentale è capire se le misure messe in atto ci consentiranno di bloccare ulteriori infezioni di questi giorni. Ribadisco che perdere la possibilità di contenere l’infezione, garantendo la quarantena delle persone colpite, anche quelle che stanno complessivamente bene, ci mette, ahimè, nelle condizioni di rischiare che si ricominci. E questo è un elemento che deve essere tenuto molto ben presente: il rischio, cioè, che il problema diventi ciclico. Sul fatto che il virus sparirà col caldo ho dubbi. Mi piacerebbe dirlo, ma francamente non ci sono elementi per pensare che il coronavirus possa essere eliminato col caldo“.

 

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