Non si può imporre o suggerire
la regola del droplet, cioè di distanza di almeno un metro da un altro
essere umano per evitare il contagio,
e permettere che i detenuti stiano rinchiusi nelle arcinote condizioni
di sovraffollamento.
E’ come una condanna a morte.
I giuristi impieghino il loro sapere per scrivere nel giro di ore, come fare, con che tipo di atto legislativo.
Ma esso deve essere immediato.
Non si tratta di “cedere” alla violenza in corso in un numero sempre maggiore di penitenziari.
Lo pretende la lettera e lo spirito dei provvedimenti del governo per fermare il contagio.
Ai detenuti potrebbe essere chiesto un impegno d’onore - a emergenza finita - a rientrare a scontare le proprie condanne o i propri provvedimenti restrittivi, come segno della loro partecipazione all’emergenza nazionale. E già questo sarebbe uno strumento valido per quella rieducazione che è il fine costituzionale della pena.
Anche in questo caso nessuno deve fare il furbo. Ma se si chiede l’autocertificazione ai normali cittadini per lasciare le zone rosse (a rischio di infettare l’intero Paese), allora lo stesso tipo di “garanzia” può essere chiesto ai detenuti, magari perfezionandolo con gli avvocati che li assistono. Se tutto andrà per il meglio in futuro questo affidavit magari i detenuti lo potranno far valere per avere benefici premiali.
In ogni caso il governo NON può tenere i ristretti in carcere nelle condizioni di sovraffollamento purtroppo note nel corso di un’epidemia del genere. Fatelo subito.
E’ come una condanna a morte.
I giuristi impieghino il loro sapere per scrivere nel giro di ore, come fare, con che tipo di atto legislativo.
Ma esso deve essere immediato.
Non si tratta di “cedere” alla violenza in corso in un numero sempre maggiore di penitenziari.
Lo pretende la lettera e lo spirito dei provvedimenti del governo per fermare il contagio.
Ai detenuti potrebbe essere chiesto un impegno d’onore - a emergenza finita - a rientrare a scontare le proprie condanne o i propri provvedimenti restrittivi, come segno della loro partecipazione all’emergenza nazionale. E già questo sarebbe uno strumento valido per quella rieducazione che è il fine costituzionale della pena.
Anche in questo caso nessuno deve fare il furbo. Ma se si chiede l’autocertificazione ai normali cittadini per lasciare le zone rosse (a rischio di infettare l’intero Paese), allora lo stesso tipo di “garanzia” può essere chiesto ai detenuti, magari perfezionandolo con gli avvocati che li assistono. Se tutto andrà per il meglio in futuro questo affidavit magari i detenuti lo potranno far valere per avere benefici premiali.
In ogni caso il governo NON può tenere i ristretti in carcere nelle condizioni di sovraffollamento purtroppo note nel corso di un’epidemia del genere. Fatelo subito.
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