lunedì 18 novembre 2019

Le impari opportunità di Roma. Illustrate

Dentro la Capitale vivono almeno due città distanti e disuguali. Il benessere del centro-nord e il disagio "profondo e preoccupante" del quadrante est e del litorale. Gli squilibri illustrati dal lavoro di Mapparoma. 

huffingtonpost.it By Luciana Matarese

Ci sono almeno due città dentro Roma. Distinte, distanti e fortemente disuguali. 

Da un lato il benessere e le opportunità di inclusione del centro e della zona nord, dall’altro uno stato di disagio socio-economico definito “profondo e preoccupante”, specie nel quadrante est e verso il litorale che porta a Ostia. 
Dallo studio della Capitale d’Italia, diversificata e divisa anche dal punto di vista demografico, che discrimina gli individui per la loro appartenenza sociale e territoriale, “è questo l’aspetto che più colpisce”. Lo scrivono anche Keti Lelo, Salvatore Monni e Federico Tomassi nell’introduzione al loro “Le mappe della disuguaglianza” (Donzelli).
Geografia delle impari opportunità, sviluppo ragionato e diffusamente spiegato del lavoro iniziato dagli autori - Lelo è ricercatrice all’Università Roma Tre, Monni è docente in Economia dello sviluppo presso lo stesso ateneo e Tomassi lavora all’Agenzia per la coesione territoriale - nel febbraio del 2016 con il progetto #mapparoma e l’omonimo blog “Mapparoma.info”.

Carte a colori alla mano - in tutto ventisei - numeri e percentuali, il libro, anche attraverso il confronto con Milano, Torino e Napoli - le altre tre principali città metropolitane italiane - guida in un viaggio alla scoperta di quel che la Capitale d’Italia è diventata, “un tema che - dice Monni ad HuffPost - come quello della disuguaglianza, centrale nel confronto sulle città metropolitane, non trova spazio nel dibattito pubblico, occupato dal racconto di una città che non esiste più”.
Nella Roma di oggi - ma più corretto sarebbe dire “nelle” Roma - “la distanza dal centro è una distanza sociale” e la madre di tutte le disuguaglianze, intese soprattutto come negazione o difficoltà nell’accesso alle opportunità, sta nei livelli di istruzione, con la percentuale di laureati che supera il 38% nei quartieri benestanti a nord - Parioli, Salario - e al centro - Celio, Prati, centro storico - oltre all’Eur e al Sud e crolla al 5% nella parte orientale, il quadrante delle Torri, con Tor Cervara che fa registrare il valore minimo. Di otto volte inferiore ai numeri dei Parioli.
Nella Roma di oggi le donne si laureano più degli uomini “ma la “marea rosa” scompare - si legge nel libro - e in tutte le 140 zone urbanistiche residenziali prevalgono gli uomini, il cui tasso di occupazione è del 55% a fronte del 42% femminile”. E quindi accanto a una città dei poveri e a una dei ricchi, ce ne sono anche una degli uomini e una delle donne.
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Ai Parioli 8 volte i laureati di Tor Cervara

Nella Roma di oggi, il centro, dove vivere costa troppo, è una sorta di “buco nero”, una zona quella storica - quella “che tutto il mondo ci invidia”, scrivono gli autori - “deserta di famiglie e figli, che invece popolano la periferia, troppo spesso dimenticata”, al di là del Gra, il Grande raccordo anulare. Diventato, negli anni, una vera e propria barriera fisica e sociale. Spostandosi dal centro, che va spopolandosi, cedendo al fenomeno dilagante della “airbnbizzazione”, verso le periferie - eccole di nuovo le due città - l’età media dei residenti diminuisce, diminuiscono le piazze, l’offerta dei servizi, asili, cultura, negozi, trasporti si fa più scarsa e frammentaria, quando non è proprio assente. Così gli anziani restano nella periferia storica e i giovani si spingono fuori dal raccordo.
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L'offerta pubblica e privata di servizi nei quartieri di Roma

“L’elevata percentuale delle fasce d’età più basse nella periferia esterna al Gra - si legge nel libro - fa pensare a un fenomeno di espulsione dai quartieri centrali e semicentrali di persone giovani, presumibilmente sotto-occupate o precarie, a causa degli elevati costi di acquisto e affitto delle abitazioni”. Eppure centro e periferie non sono nettamente separati, “come per esempio avviene a Milano, che ha un andamento concentrico molto più forte - fa notare Tomassi - A Roma ci sono zone più ricche anche nelle periferie, la stessa periferia attorno al Gra non è tutta uguale. La città e piuttosto un mosaico”.
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Le mappe dell'esclusione sociale a Roma

Per Walter Tocci, già vice di Francesco Rutelli sindaco, deputato e senatore del Pd, che ha curato la postfazione del libro, Roma è “un caleidoscopio”, un luogo nel quale coesistono diverse realtà urbane, a partire “dalle città del Gra”, e “il dualismo centro - periferia, se lo intendiamo come diseguaglianza sociale, non solo non è esaurito, ma è lacerante”.
Con la maggiore quota di disagio concentrata nel quadrante est e sul litorale. Il tasso di disoccupazione fa registrare il massimo - il 17% a Tor Cervara - circa il triplo del minimo a Parioli, dove si attesta sul 5%. Dal 6% dei quartieri benestanti del centro storico e di zone tradizionalmente considerate ricche come Farnesina e Prati, sale al 13% in varie periferie a nord a est e a sud e a Ostia nord. Ancora una volta, dunque, il disagio si concentra sul litorale e nel quadrante est.

Zona calda, negli ultimi tempi più volte finita sotto i riflettori per le rivolte di parte dei residenti - Tiburtino III, Torre Maura e Casal bruciato le ultime in ordine di tempo - contro migranti e famiglie di etnia rom, che hanno riportato il tema della presenza degli stranieri nel nostro Paese al centro delle campagne elettorali e del dibattito politico. E qui, su quella che è la situazione di Roma, dalle mappe di Lelo, Monni e Tomassi arriva un importante contributo alla chiarezza, perché, al di là di una certa narrazione, forse strumentale e di certo oggi assai diffusa, i numeri dimostrano che la presenza degli stranieri residenti a Roma - 383.000 nel 2018, pari al 13% della popolazione - è cresciuta poco dal 2010, né esistono zone o quartieri, tipo banlieue, nella quale è particolarmente concentrata.
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L'occupazione a Roma: nel quadrante est e nel Litorale il maggior disagio
Campagne elettorali e politica, si è detto: seguendo l’andamento sociale economico e demografico registrato dalle mappe si vede come, negli anni, a Roma sono cambiate anche le dinamiche elettorali. “L’analisi per quartieri mostra che il voto per alcuni partiti - scrivono Lelo, Monni e Tomassi - è proporzionale alla distanza dal Campidoglio”. Il centrosinistra, che nel 2013 vince con Ignazio Marino al Campidoglio, riscuote consensi al centro e nella periferia storica; il Movimento Cinque Stelle “fa maggiore presa nei quartieri più esterni e si indebolisce man mano che ci si avvicina al centro”; il centrodestra continua ad avere la sua roccaforte tradizionale nel XV municipio, nel quadrante nord.
Situazione che è rimasta piuttosto invariata - pure con l’aumento di consensi per i Cinquestelle - nelle comunali prima e poi nel referendum del 2016, nelle politiche e nelle regionali del 2018, mentre nelle ultime Europee, a maggio scorso, la Lega ha in parte sostituito i grillini. “Come mostra “Mapparoma”, le zone borghesi sono diventate le roccaforti elettorali del Partito democratico - riflette Tocci - proprio mentre la sinistra perdeva non solo il radicamento popolare, ma perfino la cognizione della vita della periferia”.
Nel libro c’è l’identikit dell’elettore tipo di centrosinistra - “vive nei quartieri centrali e semicentrali, ha un’età media elevata, è single o ha una famiglia poco numerosa, è laureato e occupato” - e quello di chi vota per il centrodestra e per il Movimento 5 Stelle, che ha tratti sovrapponibili - “vive in periferia fuori dal Gra, con una famiglia numerosa, è giovane e spesso disoccupato”.
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Il voto per le elezioni europee 2019 a Roma

Mancano dati, numeri e cartine sulla diffusione, anche geografica nei vari quadranti, di un fenomeno che dovrebbe essere prioritario nell’agenda politica e che, di nuovo nelle ultime settimane, ha occupato tanta parte della cronaca di Roma: la criminalità. È vero, questo elemento manca - spiega Lelo, ad HuffPost - i dati relativi alla criminalità andrebbero incrociati con quelli socio-economici, ma non è facile trovarli. Il Ministero dell’Interno, che fino a qualche anno fa li metteva a disposizione, ha smesso di farlo. Così come a breve non sarà più possibile avere i dati del censimento per zone urbanistiche e non avere la possibilità di ottenere i dati è scandaloso”. “Non ci sono dati sulla criminalità a livello di quartiere - spiega Tomassi - nel libro mancano mappe sulla criminalità, come su salute e reddito - altri due ambiti da indagare - ma emerge in maniera chiara è preoccupante che alcune delle zone con i valori sempre peggiori per tutti gli indicatori (come San Basilio, Ostia nord e Torre Angela, che comprende anche Tor Bella Monaca) sono anche quelle con grandi nuclei di case popolari che noi abbiamo definito “enclave del disagio”, e più coinvolte nei casi di cronaca nera, evidenziando così il grave e persistente legame tra forme abitative, esclusione sociale dei giovani e rischio di cadere nelle reti criminali”.
Criminalità che sembra aver preso di mira, con i roghi ai locali - quattro in sei mesi - anche Centocelle, che “va assumendo una centralità nella periferia storica”, scrive Tocci, che cita come esempi di fermento positivo e “sperimentazioni sociali” anche iniziative attivate da giovani, uomini e donne, a San Lorenzo, al Pigneto, a Tor Bella Monaca. “A Centocelle la rinascita deriva non da politiche pubbliche, ma germina dal basso, dall’iniziativa privata o collettiva”, specifica Tomassi.
Mentre per l’ex parlamentare dem “cogliere queste potenzialità dovrebbe essere il compito della politica di sinistra, la quale, però, da tempo è sprovvista di un’idea e tanto più di una pratica per le città del Gra. Anche per questo è favorita la politica di destra, la quale, al contrario, ha un compito molto più facile, essendo sufficiente per il suo successo coltivare l’humus del malessere senza risolverlo, assecondando tutti i processi di crisi”. Per Tocci dalle “Mappe” “pur nella freddezza dei numeri, affiora un appello accorato affinché il compito repubblicano del rimuovere le disuguaglianze diventi davvero una priorità politica”.
All’orizzonte ci sono le elezioni per il Campidoglio, che si voglia candidare?, chiediamo a Monni. Non le nascondo che abbiamo tanta gente che ci gira intorno - è la risposta - ma io faccio il lavoro che più mi piace, ho il tempo da dedicare ai miei due figli. No, non voglio candidarmi. Certo, il progetto #mapparoma è nato nel 2016, poco prima delle comunali, proprio perché sentivamo che il dibattito pubblico era incentrato su una Roma che non esiste. E ci chiedevamo: come può amministrare la città chi, pure animato dalle migliori intenzioni, non la conosce?”.
L’auspicio è che queste mappe siano consultate da tanti, ma soprattutto da quelli che le politiche le devono pensare e disegnare”, scrivono gli autori nel libro. “È così - conclude Monni - la nostra idea è, e continuiamo a farlo con il nostro blog mettendo i dati aggiornati a disposizione di tutti, dare strumenti e idee ai decisori politici, nella speranza che possano cambiare le cose”. Cambiare Roma. E le due e tutte le città che essa contiene.

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