Periodicamente, nella vita quotidiana personale e nella vita collettiva, occorrerebbe procedere a una sana pulizia mentale e a un sano rifarsi i fondamentali. È piuttosto un’autoprescrizione, non un consiglio destinato ad altri. È “catartico”. I greci usavano questo termine propriamente per indicare la purificazione, il purgarsi.
labottegadelbarbieri.org GIORGIO RIOLO
Nell’epoca dello
stordimento da eccesso di scorie di informazioni e di analisi (o
pseudoanalisi), di parole in libertà, di uso improprio e non rigoroso di
concetti e di termini, occorre fermarsi e fare il punto. Un lessico
manipolato e manipolatorio è usato non innocentemente. Il fine è sempre
quello di indirizzare e di manipolare, ad uso della conservazione e
dell’accrescimento del potere, del dominio.
Allora. Sovranità nazionale. All’inizio degli anni 2000,
mi colpì un breve intervento sul quotidiano «il manifesto» di Fausta
Garavini, docente universitaria di letteratura francese, fine
traduttrice dei Saggi di Montaigne, oltre che scrittrice.
Con
parole precise ed efficaci diceva che la nostra sovranità nazionale a
partecipazione democratica per tenere scuola e università pubbliche e
gratuite – e aggiungo per assicurare, per dirla alla don Milani, anche a
Sandro, figlio di contadini montanari, di frequentarle e non solo al
Pierino del dottore – era vanificata dalle disposizioni neoliberiste e
sovranazionali vincolanti della Unione Europea.
La nostra lotta a difesa
dell’istruzione pubblica e gratuita era minacciata.
Allora. Prima
distinzione.
Il sovranismo di chi non vuole essere maciullato,
asfaltato, manomesso, depredato ecc da poteri presentati come
sovranazionali (Ue, globalizzazione, mercati ecc) non è propriamente
sovranismo. È legittima difesa delle proprie prerogative democratiche,
delle conquiste del welfare, dello stato sociale, tipiche della storia
del movimento operaio, socialista e comunista.
Di sinistra, quindi.
Lo stato-nazione è un
passaggio obbligato nella storia dell’umanità. Lo hanno fatto Paesi che
poi hanno operato la loro volontà di potenza, con colonialismo,
imperialismo, razzismo ecc.
Popoli delle periferie del mondo hanno avuto
difficoltà a conseguire l’unità nazionale su base democratica, anche a
opera delle manovre delle potenze colonialistiche e imperialiste.
Molte
chiusure identitarie in queste aree del mondo (“culturalistiche” direbbe
Samir Amin) sono state spesso reazioni alla
omogeneizzazione-omologazione volute dai poteri mondiali, oggi sub specie globalizzazione-mondializzazione sotto l’egida del neoliberismo.
E qui molto centrosinistra (italiano e mondiale) è a questo globalismo arruolato e schierato.
Il cosiddetto
sovranismo dei Salvini, Meloni, Le Pen, Orban ecc (e poi Trump, Erdogan
ecc) è in realtà feroce ed escludente nazionalismo su base etnica. Il
venerando, tradizionale nazionalismo di destra e di estrema destra.
Punto e basta.
Il populismo è
vecchio come il mondo. Il trasferimento carismatico a un capo, a un
leader delle proprie prerogative personali di desiderio di cambiamento,
di speranze, di progetto, da una parte, ma anche di volontà di potenza,
di razzismo, di esclusione, dei peggiori impulsi di sopraffazione e di
dominio, dall’altra, non è la stessa dinamica, lo stesso processo
storico e antropologico. Anche qui c’è populismo e populismo. L
’America
latina è continente esemplare in tal senso.
Fidel, Chavez, Evo Morales,
Mujica o la controversa figura di Peron non sono Bolsonaro, Macrì e
compagni.
Lo stesso populismo oggi, anche in Europa – sotto mentite spoglie,
in presenza di una degenerazione, di una caduta verticale della
politica come nozione nobile del pensiero e dell’agire umani – va alla
grande. Ampi strati popolari, ampie fette di quello che un tempo
chiamavamo “ceti medi riflessivi” ecc sono oggi culturalmente deprivati,
smarriti, disorientati.
Ancor più nel contesto oggi del dilagante
“narcisismo” dei social media, della dilagante manipolazione occulta di
questi strumenti, in realtà soggetti di nuova e “tollerante” –
marcusianamente parlando – oppressione.
In siciliano si dice, con
espressione forte, «siamo andati a fottere e siamo rimasti fottuti».
Personalità
disturbate, mosse da un narcisismo esasperato, si impongono facilmente
come capi, come leader.
Renzi, da una parte, e Salvini, dall’altra, per
stare in Italia, posseggono questi tratti distintivi. Soprattutto in
presenza della programmatica volontà di cancellazione dei corpi
intermedi (partiti, sindacati, organismi associativi e della società
civile ecc) perseguìta dal capitalismo globalizzato e neoliberista.
E
perseguita, in varie forme, dai suddetti personaggi.
La personalizzazione
esasperata della politica, anche a sinistra-sinistra, per quanto non
soggettivamente voluta, favorisce oggettivamente questa dinamica
nefasta.
Infine le nozioni fondamentali di identità e di appartenenza. Via via sempre più cancellate da un malinteso
sviluppo e da un preteso progresso umano. In realtà costitutive
dell’umano. Dalle caverne, dalla costituzione dei gruppi umani, a oggi.
Una pretesa modernizzazione, anche a sinistra, ha oscurato queste
nozioni. Senonché, l’inglese, il francese, il tedesco, lo statunitense
ecc dominanti mondiali, hanno una forte identità e una forte
appartenenza, anche se si presentano cosmopoliti, globalisti, moderni.
Le identità minacciate e subalterne spesso vengono considerate come
passatismo, tribalismo, chiusura.
Mi piace pensare, pur
nella radicale diversità delle condizioni e dei contesti, ai curdi e ai
nostri genitori. Nel senso che l’identità e l’appartenenza del curdo e
della ragazza curda siano in realtà apertura a un universalismo
democratico e includente, di contro a quelle del fondamentalista soldato
del califfato. Di contro anche del cattolico fanatico e oscurantista.
Quella identità e appartenenza dei nostri genitori, poveri, ma
orgogliosi di appartenere al “partito”, di essere da questo difesi, di
essere interni a una comunità che perseguiva valori di eguaglianza e di
dignità umana.
Quella cosa così
profondamente umana, delle classi subalterne, che Ernst Bloch chiamava
il diritto di «camminare eretti» e György Lukács «sviluppo consapevole
della personalità umana». Oltre il necessario sviluppo materiale ed economico e l’uscita dalla indigenza.
L’IMMAGINE – scelta dalla “bottega” – è di Giuliano Spagnul
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