Certo un tessuto sociale impregnato di precarietà, violenza, consumismo rende complicata la vita di ogni giorno di chi ha scelto di crescere bambini e bambine. Tuttavia “genitori perfetti” resta un ossimoro, mentre esiste una diffusa fragilità che può essere trasformata attraverso pochi passaggi, come suggerisce questo Decalogo preparato da Daniele Novara per il convegno del Centro psicopedagogico “Dalla parte dei genitori”.
comune-info.net Daniele Novara*
Decalogo antifragilità educativa per genitori
L’emergenza educativa degli ultimi anni? Senz’altro una certa diffusa
fragilità dei genitori. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti:
aumento esponenziale delle certificazioni neuro-psichiatriche infantili;
uso di schermi digitali già a due o tre anni di età con successivo
sviluppo di forme di dipendenza dai videogiochi; difficoltà sistematiche
nelle autonomie di base come per esempio vestirsi, preparare la
cartella, andare a dormire. Ma anche fenomeni come la dispersione
scolastica o l’assenza di obiettivi di studio o di lavoro, altre due
gravi conseguenze con cui dobbiamo fare i conti. Cambiare direzione,
però, è possibile. E alcune linee guida da seguire:1. Liberarsi dall’ansia da prestazione
I genitori perfetti non esistono, quindi
inutile angosciarsi: quelli che si sentono tali rischiano di fare più
danni in assoluto. Ciò che ciascuno di noi può invece fare è cercare di
migliorarsi e per farlo può soprattutto concentrarsi sul fronte
dell’organizzazione: educare bene i figli, infatti, è sostanzialmente un fatto organizzativo.
2 Tenere vivo il dialogo con l’altro genitore
Oggi si assiste a una strana tendenza:
parlare tantissimo, troppo, con i figli e pochissimo con il marito o la
moglie. Al contrario, quando si diventa genitori il dialogo nella coppia dovrebbe intensificarsi, non diminuire. È parlando che si posso prendere le giuste decisioni, stabilire le regole educative condivise.
3 Dare (insieme) le giuste regole
Una regola non andrebbe mai data da un solo genitore
(in genere la mamma) perché questo può creare equivoci. Per esempio il
bambino può credere che quella regola non valga con l’altro genitore,
che non ci sia accordo e che ci sia margine per ribellarsi o fingere di
non aver capito.
4 Essere concreti
Fino agli undici-dodici anni i bambini
hanno bisogno di chiarezza, sono individui molto concreti, non hanno
bisogno di fiumi di parole e spiegazioni sul perché e il percome si deve
andare a dormire alle 9 o il gelato prima di cena non va bene. A un bambino non interessano le spiegazioni.
5 Favorire le esperienze sensoriali
Una buona educazione passa anche dalla
gestione della dimensione digitale che deve essere centellinata e
rimandata all’età giusta. Lo
sviluppo cognitivo di un bambino, infatti, ha soprattutto bisogno di
esperienze sensoriali, tattili, olfattive, uditive e così via.
Esperienze che può fare nella natura, giocando con i compagni, ma anche
leggendo un libro.
6 Non urlare
Urlare non serve a nulla se non a dimostrare tutta la fragilità emotiva dell’adulto. Un genitore organizzato, anche nell’inevitabile momento critico, non alza la voce e non ricorre alla violenza o ai castighi.
7 Uscire dal mito dell’ascolto
Una lamentela ricorrente di tante mamme?
“Mio figlio non mi ascolta mai!”. Invece l’idea dell’ascolto non ha a
che fare con l’organizzazione. A mamma e papà non deve importare di
essere ascoltati o ringraziati dai figli, ma solo che questi facciano la
cosa giusta, da lavarsi le mani prima di cena a spegnere il telefonino
prima di andare a dormire. I figli ci chiedono di essere pratici, non di sentirsi ripetere mille volte la stessa cosa.
8 Non chiedere il suo parere
A un bambino non si chiede “A che ora
vuoi andare a dormire?”, “Cosa vuoi mangiare per cena?”, “Quando ti va
di fare i compiti?” come se fosse un adulto in miniatura. Il primo a non
volerlo è il bambino stesso, che ha bisogno di regole, non di prendere decisioni al posto di mamma e papà.
9 Accompagnarlo all’autonomia
Un altro punto critico? La preparazione
dello zaino che, in molte famiglie, diventa un esercizio di stile,
ordine e organizzazione per fare bella figura con le maestre. Peccato
che, se lo zaino
lo fa la mamma, il bambino non diventerà mai autonomo
nell’organizzazione del suo impegno scolastico. E avrà sempre bisogno di
aiuto. Stesso discorso per i compiti, che sono affare esclusivo dei
figli non della mamma, del papà o dei nonni: gli adulti devono creare le
condizioni di tranquillità e ordine affinché il bambino possa lavorare
tranquillo, ma non sedersi accanto a lui o, peggio, sostituirsi.
10 Liberare gli adolescenti dal controllo
Man mano che crescono i ragazzini si
vogliono smarcare dal controllo materno e hanno bisogno della figura
paterna che, senza accudirli, faccia da sponda negoziando gli orari, la
paghetta o le uscite, creando la giusta resistenza che permetta allo
stesso tempo al figlio di fare i primi passi fuori dal nido.
Il decalogo è stato realizzato da Daniele Novara per il convegno CPP “Dalla parte dei genitori” (13 aprile 2019 a Piacenza).
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