Intervista
a Luciano Vasapollo. Economista e militante della Rete dei Comunisti,
da anni segue le vicende politiche ed economiche dell’America Latina.
Abbiamo chiesto a Luciano Vasapollo di commentare una intervista sulla
situazione in Venezuela comparsa su Il manifesto che ci ha colpito, in
negativo. Nelle argomentazioni e nei presupposti di quella intervista al
sociologo Emiliano Teran Mantovani, abbiamo intravisto lo spettro della
subalternità della sinistra in Europa alla campagna di legittimazione
del golpe e di delegittimazione del governo bolivariano di Maduro.
Un
brutto segnale che merita una replica a tutto tondo.
Puntuale
come un temporale in autunno, anche il Manifesto non si è tirato
indietro dal coro “a sinistra contro Maduro”. Sabato 2 febbraio ha
pubblicato una intervista sul Venezuela a Emiliano Teran Mantovani,
dell’università di Barcellona e sociologo dell’università venezuelana,
esponente di una sinistra ecologista e indigenista molto europea . In
questa intervista ci sono valutazioni pesanti contro il governo Maduro.
Cosa indica questo atteggiamento?
Sul
ruolo e sulle responsabilità della “sinistra italiana”, dai partiti ai
media, Manifesto compreso, non ho dubbi nel vedere nuovamente
subalternità alla preparazione di una nuova “guerra umanitaria” al
servizio di un sempre più cinico e inumano capitalismo.
Alla
sinistra eurocentrica e colonizzatrice non interessano più gli
investimenti sociali, nella sanità, nell’istruzione, sulle abitazioni e
nelle politiche pubbliche sulle risorse che hanno caratterizzato Maduro e
il Venezuela o le rivoluzioni e i processi progressisti in America
Latina, ma si piega alla logica delle democrazie occidentali. In queste
prevalgono la ricerca dei profitti e la proprietà privata, gli unici
investimenti sui quali non si alza mai veramente la voce sono quelli a
carattere militare. Vedo, sempre più una sinistra eurocentrica e sempre
più filo imperialista, con partiti e stampa schierati per l’ennesima
guerra umanitaria, l’ossimoro e l’ambiguità che abbiamo vista all’opera
in questi venti anni. Anche i media più vicini alla sinistra dimostrano
continuamente dove questa stia andando. Parlano di unità della sinistra,
magari per andare insieme alle elezioni europee, ma poi perfino
giornali rappresentativi di questa sinistra “colonialista” come il
Manifesto, sono incapaci di giustificare il rovesciamento del diritto
internazionale, sfruttando il discorso del cosiddetto diritto umanitario
per legittimare un’eventuale invasione del Venezuela.
Possibile che solo il Pontefice abbia indicato la strada della mediazione e del dialogo?
Da
laico e marxista devo ammettere che il Papa sembra essere diventato
l’unica istanza internazionale e morale che si oppone alla borghesia
transnazionale delle multinazionali delle armi e del petrolio. L’unico
che alza la voce in difesa dell’indipendenza dei popoli, come ha fatto
con l’appello per il dialogo in Venezuela chiedendo anche alla destra di
essere per il confronto democratico e esprimersi.
Le
destre venezuelane sono eterodirette dagli Stati Uniti e dalle
multinazionali del petrolio. E non vogliono il dialogo nè la pace.
Vogliono prendere il potere con la forza, come hanno tentato varie volte
dal 2002 ad oggi in Venezuela e come hanno ripetutamente fatto in tutta
l’America Latina per secoli. Il colonialismo, insito nella dottrina
Monroe, continua a guidare le scelte del regime di Washington qualunque
sia il presidente di turno, ma ormai ispira anche l’Unione Europea. Le
destre non vogliono il dialogo, o meglio non possono perché gli Stati
Uniti devono mettere a Caracas un nuovo governo fantoccio con la
violenza o un colpo di Stato.
L’attacco
arriva dall’esterno e all’interno si serve di personaggi disposti a
tradire gli interessi del proprio Paese. Il petrolio e le altre
ricchezze naturali del Venezuela sono il movente di quello che sta
accadendo attraverso una strategia di disinformazione e
strumentalizzazione appoggiata dal sistema dei media. All’origine degli
attacchi al Venezuela – che sono sostenuti con una impressionante
strategia mistificatrice dai principali mass media anche in Italia – c’è
la ricchezza delle riserve petrolifere del Venezuela che Chavez ha
restituito al popolo venezuelano sottraendolo alle multinazionali.
Il
Venezuela di Chavez e Maduro non ha mai invaso o bombardato altri
popoli, non ha basi militari distribuite in tutto il mondo, né ha mai
posto in essere una minaccia contro qualsiasi Stato.
La popolazione venezuelana appare però spaccata in due blocchi sociali contrapposti…
Da
un lato c’è quella parte del popolo che lotta per la conservazione dei
propri diritti sociali appena conquistati dopo anni di miseria e
liberismo, che difende la propria sovranità, che lotta per la propria
Costituzione, per l’autodeterminazione. Dall’altro, c’è l’imperialismo
più efferato, le aristocrazie transnazionali e il business delle guerre.
Ad essi vengono affidate le aspettative di vendetta e rivincita della
borghesia venezuelana e di una parte delle classi medie. Nei barrios
popolari l’influenza della destra non è significativa. Ognuno dovrà fare
la sua scelta.
Nell’intervista
a Il manifesto, Teran Mantovani dice anche cose gravissime, cioè che la
repressione oggi è più forte che ai tempi della dittatura. E’
accettabile questa affermazione?
Ma
di quale repressione parlano? In Venezuela c’è una democrazia popolare
partecipativa di uomini e donne liberi che è stata chiamata alle urne
più e più volte, sia per le elezioni che in referendum. Ci sono,
ovviamente, delle difficoltà; ma se mancano alimenti e medicinali è a
causa della guerra economica, dell’incetta dei beni di prima necessità
ed ora delle sanzioni imposte da Usa e Ue.
Alcuni settori della sinistra
sono ormai strumento dei golpisti, gente senza scrupoli e umanità che
predica l’unità. Un’unità fondata sulla guerra e il rovesciamento dei
governo sgraditi a Washington? Sono gli stessi che manifestano in
Brasile, in Argentina e anche in Venezuela, portando avanti le stesse
proposte dell’estrema destra.
Il
governo Maduro secondo questo signore dovrebbe cadere, ma “da
sinistra”, da parte del popolo e degli operai, e per questo si fa uso
anche della stampa di sinistra.
Non nascondo che viene il sospetto
invece di problemi politici di essere un problema legato a interessi e
finanziamenti. Alcuni giornali, in momenti cruciali e di passaggio,
appoggiano ipotesi legate ai poteri forti, delle multinazionali e
istituzionali, e che spesso allignano o partono proprio dalla sinistra.
L’attacco
all’autodeterminazione dei popoli, alla sovranità popolare, oggi viene –
oltre che dalle forze reazionarie, dalle multinazionali e dentro una
feroce competizione interimperialista – spesso viene sorretto dagli
organi di informazione della sinistra.
È la stessa storia che abbiamo
visto sula Jugoslavia, l’Iraq, la Libia e la Siria.
In alcuni casi con
la scusa dei corridoi umanitari, – sostenuta anche da alcune Ong – si
fanno entrare non gli alimenti, di cui comunque il Venezuela non avrebbe
bisogno se il governo non venisse attaccato e se le merci non venissero
rubate per essere dirottate sul mercato nero – bensì le armi. Ciò serve
come una vera e propria legittimazione dell’intervento esterno, perché
riconoscere un corridoio umanitario vorrebbe dire riconoscere che ci
sono delle parti in conflitto e qui non ce ne sono; c’è un presidente
legittimo e, dall’altra parte, c’è un usurpatore incaricato dagli Stati
Uniti.
Come stanno operando concretamente sul piano dell’interventismo “umanitario”?
Questo
è un passaggio molto significativo per capire come il golpista
riconosciuto da USA e vassalli non ha neanche il sostegno
dell’opposizione.
Le
pressioni che si fanno alla governatrice dello Stato di Tachira per
collocarvi i corridoi umanitari sono molto significative, perché Tachira
è al confine con la Colombia ed è la chiave di volta nell’intervento
“umanitario” che stanno pianificando.
A dimostrazione di come
l’obiettivo degli Stati Uniti sia lo smembramento del paese, con le
solite Ong “umanitarie” a fare da apripista.
L’Unione
Europea ha deciso di accodarsi alla legittimazione di un colpo di stato
in Venezuela. Non si sono viste contraddizioni tra governi di destra,
centristi, socialisti. La Spagna è tra gli oltranzisti. Addirittura
anche Grecia e Portogallo si sono adeguati. Dopo Jugoslavia, Libia,
Siria pensavamo di averle viste tutte e invece….
Tra
i paesi che si sono accodati nell’Unione Europea nella vergognosa presa
di posizione di Spagna, Francia e Germania, ci sono l’Austria e gran
parte di quei paesi dell’est europeo che vengono definiti “sovranisti”,
tutti amici di Salvini.
Vorrei essere chiaro su un punto: il Venezuela
sarà uno spartiacque politico decisivo.
Da una parte si sta con il
multilateralismo, la sovranità dei popoli, l’autodeterminazione e la
ricerca di un modello di convivenza pacifica tra le nazioni; dall’altra
si sta con l’imperialismo criminale del neo-liberismo, con le guerre e
con l’1% della popolazione mondiale che affamerà sempre di più la
restante parte del pianeta.
La
sinistra in Italia e in Europa si assuma questa responsabilità. Se si
vuole un atto veramente serio verso l’informazione, verso
l’autodeterminazione e il rispetto tra i popoli, occorre rispondere a
chi chiede l’unità della sinistra che questa si deve basare su concetti
seri di democrazia reale e di contrasto frontale alle ingerenze
imperialiste in Venezuela e in altri paesi.
Ma se cade il Venezuela è la fine del processo progressista avviato venti anni fa in America Latina. Che sta succedendo?
I
media mainstream diffondono fake news a reti unificate per
destabilizzare il paese. Per rendere accettabile all’opinione pubblica
anche un’eventuale invasione militare del Venezuela per motivi
umanitari. Una situazione che abbiamo visto più volte ripetersi negli
ultimi anni.
Il popolo venezuelano ha mostrato di avere ben chiaro cosa
accadrebbe se a Caracas dovesse essere rovesciato il governo Maduro e
installato questo fantoccio di Washington fautore del neoliberismo più
selvaggio.
Basta volgere lo sguardo all’Argentina di Macrì o al Brasile
di Bolsonaro per vederlo in maniera nitida: miseria, fame,
disoccupazione crescente, cancellazione delle missioni sociali. Il tutto
accompagnato da una forte repressione. Per il Venezuela sarebbe il
ritorno alla cosiddetta ‘larga noche neoliberal’ ed a drammi come il
‘Caracazo’, ancora ben scolpiti nella mente dei venezuelani. E lo
sarebbe anche per il resto dell’America Latina.
Il
dato della crisi economica e sociale in Venezuela però è
incontestabile. Che margine di manovra reale ha ed avrà il governo di
Maduro se riuscirà a respingere anche questa volta il tentativo di
golpe?
Per
mettere fine alla subalternità al dominio imperialista bisogna evitare
la dollarizzazione dell’economia. Le Criptomonete non vincolate al
dollaro possono essere la strada per la creazione di sistemi alternativi
monetari. Se ci sono paesi non socialisti che vanno in questa direzione
è giusto intensificare i rapporti da parte del Venezuela con Russia,
Cina, Iran.
Di fronte al blocco degli Stati Uniti devi trovare soluzioni
alternative. Il Petro va svincolato dal dollaro con un paniere di beni
di riferimento tra cui l’oro.
Attraverso
il Petro, attraverso le Criptomonete il Venezuela sta lavorando per
creare le condizioni per un sistema monetario alternativo in risposta al
dollaro. Non è solo il Venezuela che sta de-dollarizzarando. C’è tutto
un mondo che non vuole più essere sotto il ricatto del dollaro.
Gli Usa
cercano di sottomettere i paesi attraverso la dittatura finanziaria del
dollaro, il Petro per il Venezuela deve essere lo strumento attraverso
cui svincolarsi dagli strumenti di dominio imperiale.
Caracas non è
sola. Alcuni paesi stanno lavorando con il Venezuela in questa
direzione: ci sono la Turchia, l’Iran, la Russia e la Cina.
Quando
Caracas ha iniziato a lavorare per ancorare il Petro non solo al
petrolio ma ad un paniere in cui abbia un ruolo fondamentale l’oro – il
Venezuela ha giacimenti enormi di oro – è partito secondo me l’ordine
definitivo del colpo di Stato.
Per
gli scenari futuri si può dire una cosa: la prima fase del golpe è
fallita.
Il golpista auto-proclamatosi dopo l’ordine su twitter dagli
Stati Uniti, da due settimane avrebbe dovuto essere già al Palazzo
Presidenziale se avesse avuto un minimo di sostegno popolare e nelle
forze armate.
Ma le forze armate e gli strati popolari sono con il
governo e si stanno compattando ulteriormente.
Ci
potrebbero essere presto due milioni di soldati e miliziani popolari
pronti a combattere per la propria sovranità e per la propria libertà
nel nome di Bolivar e Hugo Chavez.
Ma Guaidò non sembra avere il sostegno di tutta la destra…
La
governatrice dello Stato Tachira, Laidy Gómez – che è dell’opposizione,
ma del partito di Accion Democratica, più moderata dell’estremismo di
destra violento di Voluntad Popular di cui fa parte il golpista Guaidò –
ha espressamente dichiarato di essere contro l’intervento armato degli
Stati Uniti e che continua a subire forti pressioni perché riconosca il
colpo di Stato.
Al contrario, fino adesso ha condannato l’atteggiamento
dell’autoproclamato presidente ad interim Guaidò, che in occasione di
una manifestazione dell’opposizione a Caracas ha chiesto ai presenti se
fossero disposti ad affrontare una guerra civile pur di rovesciare
Maduro e farla finita con la Rivoluzione Bolivariana.
Voglio ripetere
però un punto secondo me chiave: lo spartiacque Venezuela segnerà anche
la vita politica europea. In corso in Venezuela c’è una vera lotta di
classe che produrrà ripercussioni anche fuori dal paese.
Come
già detto, il golpista Guaidò a due settimane del golpe, non solo non è
ancora al Palazzo presidenziale ma ha zero consistenza nel paese e
nell’opposizione stessa.
Ma su cosa si basa la contrapposizione tra la legittimità di Maduro e le pretese dei sostenitori del golpe?
Come
hanno spiegato bene il presidente Maduro, il ministro degli esteri
Arreaza all’Osa e all’Onu – dove i piani golpisti sono miseramente
falliti – e in conferenza stampa, in Venezuela il golpe non ha nessuna
base legale, lo capirebbe anche uno studente di primo anno di
giurisprudenza. Lo hanno spiegato tutti i più importanti
costituzionalisti in Venezuela: il tentativo dell’opposizione di
giustificare come vuoto di potere l’usurpazione della funzione del
Presidente non ha alcun riferimento legale.
Alle
elezioni, assolutamente libere e trasparenti, hanno partecipato milioni
di venezuelani che hanno sfidato anche il terrorismo dell’estrema
destra per andare a votare, dando una lezione di democrazia e di civiltà
al mondo. E alla fine Maduro ha trionfato con il 68% dei voti e,
volendo essere cattivi, in percentuale rispetto all’affluenza ha preso
più consensi di quelli ottenuti da Trump, Macron, Pinera, Macri, cioè di
coloro che oggi attaccano la sovranità del Venezuela.
La
parte della destra che non ha voluto partecipare alle elezioni,
Voluntad Popular del golpista Guaidò, ha scelto di continuare a bruciare
le persone per le strade solo perché nere o chaviste, e questi sono i
riferimenti “democratici” oggi per l’occidente.
C’è poi il caso
singolare di Accion Democratica di Ramos Allup, più moderata, che aveva
in un primo momento dato l’adesione per poi ritirarla su ordine degli
Stati Uniti.
Ma questa storia di svolgere nuove elezioni come viene fuori?
Occorre
ricordare che le elezioni anticipate vennero chieste dall’opposizione,
ma la parte dell’opposizione oggi golpista non vi ha potuto partecipare
per l’imposizione di Washington che gli aveva detto di non partecipare.
Zapatero
accusò l’Unione Europea di ipocrisia totale nell’aver dato per scontate
irregolarità in elezioni che non si erano ancora svolte, e di non aver
voler voluto partecipare come osservatore nonostante l’invito formale da
parte del governo venezuelano, e di poi di non riconoscerne il
risultato perché parte dell’opposizione le aveva boicottate su
imposizione degli Stati Uniti per poter così proseguire con la violenza,
il golpismo, la guerra economica, lavorando per creare le condizioni
per la prossima guerra degli Stati Uniti.
Maduro
ha ottenuto oltre 6 milioni di voti in una contesa elettorale libera,
democratica e con un sistema elettorale che l’organizzazione dell’ex
presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, ha definito il migliore del
mondo.
Io e Rita Martufi siamo stati presenti sin dal 1998 a tutte le
tornate elettorali in qualità di osservatori internazionali. All’ultima
elezione presidenziale, che ha confermato Maduro per un nuovo mandato,
erano presenti insieme a noi rappresentanti della stampa vaticana e un
esponente del Partito Democratico. Anche loro hanno potuto toccare con
mano l’assoluta democraticità del processo elettorale venezuelano.
Il
fatiscente Gruppo di Lima, essendo stato umiliato e sconfitto dalla
diplomazia bolivariana all’Organizzazione degli Stati Americani (Osa)
nonostante l’atteggiamento filo-golpista del suo Segretario Almagro, è
costretto dagli Stati Uniti ad attaccare la sovranità del Venezuela in
un modo totalmente ridicolo.
Si tratta di vassalli che cercano
disperatamente di creare le condizioni adatte a soddisfare i desiderata
di Washington: ossia rovesciare il governo Maduro e installare a Caracas
un governo fantoccio.
I
media mainstream, tra cui metto ormai anche quelli di sinistra come Il
manifesto, ci raccontano che la situazione è allo sfascio. Allora perché
una gran parte del popolo venezuelano continua a sostenere la
Rivoluzione Bolivariana?
Secondo
Teran Mantovani l’uscita sarebbe un referendum costituzionale e
consultivo sui poteri della Repubblica. Per curiosità: dall’avvento di
Chavez al governo (1998) quanti referendum ci sono stati? E quali esiti
hanno dato?
Il
presidente Nicolas Maduro Moros ha giurato il 10 gennaio dinnanzi al
potere supremo costituzionale come prevede la Costituzione nei casi in
cui, come l’attuale, il Parlamento è in una situazione di ribellione.
Il
Venezuela, fattore determinante e volutamente ignorato da quei media
che assecondano il golpe, è una repubblica presidenziale e il Presidente
viene eletto direttamente dal popolo. Non è mai prevista la possibilità
di vuoti di potere. L’art. 233 della costituzione, che l’estrema destra
golpista cita per avallare questo colpo di Stato, parla di impedimento
permanente del Presidente, non di vuoto di potere. La Costituzione
definisce tassativamente 5 casi di impedimento permanente: rinuncia del
Presidente, morte, sentenza del Tribunale Supremo che ne dichiari la
destituzione, dichiarazione del Tribunale Supremo che ne dichiari
l’incapacità fisica o mentale, la dichiarazione di abbandono
dell’incarico. Questi sono gli unici casi in cui si manifesta
l’impedimento permanente, la legge venezuelana non ne prevede altri.
Come potete facilmente comprendere nessuno sussiste in questo momento ed
è chiaramente in corso un colpo di Stato.
La decisione degli Stati
Uniti di forzare verso un golpe o comunque un cambio traumatico
dell’ordine precostituito, è perché la Costituzione del Venezuela, che
ha nazionalizzato e restituito le risorse al popolo, deve essere
annientata.
Parte
della destra venezuelana quella più legata al terrorismo e responsabile
di decine di morti durante i due tentativi di golpe del 2014 e del 2017
note come Guarimbas, hanno solo la strategia golpista nella loro
agenda. Quando dopo anni di negoziati a Santo Domingo, nel febbraio del
2018 nel negoziato tra il Governo e le varie anime delle destre – con la
mediazione tra gli altri dell’ex primo ministro spagnolo Zapatero – si
era finalmente arrivati ad un accordo che prevedeva la fine da parte
delle destre della ribellione del Parlamento contro gli altri 4 poteri
dello Stato ed elezioni presidenziali anticipate. Queste erano state
richieste – e voglio che questo punto sia chiaro e ribadito con forza –
dalle opposizioni, ma una telefonata al capo delegazione delle destre
dalla Colombia da parte di Tillerson, allora Segretario di Stato Usa, ha
impedito di firmare un documento su cui avevano dato l’ok un minuto
prima.
Le destre erano d’accordo per il piano di riconciliazione
nazionale, stavano per firmare, ma non hanno potuto perché una
telefonata da Bogotà del Segretario di stato USA ha impedito tutto.
Nella
sinistra italiana ed europea molti ammettono che l’opposizione contro
Maduro è in mano a gruppi della destra radicale, collegata al governo
statunitense e ai peggiori governi reazionari latinoamericani. Se questo
è vero, è accettabile l’equidistanza tra il governo bolivariano e i
suoi avversari?
Il
Venezuela chavista e bolivariano è vittima di una campagna mediatica
senza precedenti che attraverso le fake news prepara il terreno ad
un’invasione umanitaria di uno stato sovrano allo scopo di riprendere il
controllo delle sue straordinarie risorse minerarie e petrolifere.
Ma
il primo elemento che balza agli occhi in Venezuela è che il blocco
popolare e chavista si sta preparando bene alla reazione, come ha sempre
fatto in questi mesi di guerra economica e psicologica.
E’ nella
Assemblea Costituente che si realizza la rappresentanza sociale di tutti
i ceti del paese, con donne disabili, operai, contadini, indigeni,
comunità Lgbt, è questa la democrazia popolare.
Dobbiamo
essere chiari su quello che può accadere sul Venezuela. L’ennesima
guerra criminale degli Stati Uniti non sarebbe un conflitto regionale
con Colombia, Brasile e altri paesi che ne vivrebbero chiaramente le
conseguenze sulla loro pelle. Non sarebbe solo portare il Medio Oriente
in America Latina. Il rischio è di una guerra mondiale con Russia, Cina,
India e altri paesi che si opporrebbero all’unilateralismo
nord-americano.
Ci sono i presupposti per una nuova guerra mondiale. I
partiti che da destra a destra – da Pd a Lega per capirci – hanno capito
cosa significa soffiare sui venti della guerra?
Veniamo
a questa anomalia del governo italiano rispetto al resto dei governi
dell’Unione Europea. E’ la prima volta che l’Italia si mette di
traverso. E’ effettivamente una novità a cui non eravamo abituati. Che
ne pensi?
Il
servilismo dell’Unione Europea è per questo una vergogna maggiore degli
Stati Uniti. Tutto il resto del mondo ha capito la brutalità e la
statunitense, ma L’UE per qualche misteriosa ragione riesce ancora a
passare come una innocente aerea di rispetto dei diritti umani, quando
tra guerre e sanzioni è responsabile della morte di centinaia di
migliaia di persone.
A proposito di Unione Europea, l’ultimatum dato da Bruxelles al governo di Maduro è criminale.
Governi che non rappresentano più il loro popolo, pensate solo a
Macron, che vogliono imporre al governo legittimo del Venezuela di
indire elezioni. Che brutalità, che arroganza, che tristezza. Fino a
questo punto si è spinto il servilismo verso gli Stati Uniti? Al
contrario l’Italia ha assunto una posizione più degna e coraggiosa.
La
posizione della Lega di Salvini è in linea, ma non c’erano dubbi, con
chi da destra fascista alla destra liberale – cioè da Fratelli d’Italia
al Pd – ha deciso di attaccare la sovranità del Venezuela per arrivare
all’ennesima guerra “umanitaria”. Il governo italiano ha mostrato ancora
una volta la sua doppia anima con Salvini schierato con il peggio del
golpismo e il M5S che finora non si è accodato alle posizioni golpiste.
E’
chiaro che sarà una battaglia dura, ma grazie al Movimento 5 Stelle,
dobbiamo riconoscerlo, questo è comunque un risultato, perché sappiamo
benissimo che con un governo Renzi o un governo Gentiloni ci sarebbe
stata la solita figura da zerbino con l’Italia accodata sulla linea
folle dell’ultimatum.
L’apertura di una mediazione insieme a Uruguay e
Messico è una posizione intelligente che serve a scongiurare una
carneficina su cui invece lavorano forze come Fratelli d’Italia, Pd,
Lega e Forza Italia.
Come
dimostrano i sondaggi, ha pesato molto anche l’opinione pubblica, più
consapevole dopo le decine di guerre criminali degli anni passati, le
persone che ormai conoscono alla perfezione tutto il “libretto da
manuale” creato ad arte da un’informazione coinvolta in prima persona. E
hanno pesato anche le iniziative importanti delle nostre organizzazioni
che hanno manifestato in 6 città con centinaia e centinaia di persone
il proprio sostegno al legittimo Presidente Maduro.
Come
militante della Rete dei Comunisti che segue da decenni i movimenti e
le dinamiche politiche in America Latina, che conclusioni vorresti
mettere a disposizione del dibattito nel nostro paese?
Faccio
appello perché rispetti per una volta l’autodeterminazione dei popoli e
la sovranità di un paese. Per una volta l’Unione Europea si faccia
promotrice del dialogo e non assecondi i piani criminali degli Stati
Uniti.
Dopo la Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina…
quanti morti e quanto sangue vogliono ancora sulla coscienza? Questo
direi alla sinistra europea colonialista e guerrafondaia e direi di
lavorare perché le destre venezuelane si siedano nuovamente sul tavolo
delle trattative e del dialogo come chiede e ha sempre chiesto il
governo del Presidente Maduro. Non è accettabile una mediazione che
ponga come vincolo il ripetersi delle elezioni presidenziali questa è la
mia opinione.
Approfitto
dell’intervista per lanciare un appello affinché tutte le forze
autenticamente democratiche, pacifiste e antimperialiste del nostro
Paese sostengano ogni sforzo e si mobilitino perché l’Italia non
aderisca alle decisioni dei settori più aggressivi e servili
dell’imperialismo statunitense ed europeo.
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