Una giornata di repressione che a ventiquattro ore di distanza non è ancora terminata.
È
iniziata ieri prima dell’alba l’operazione con cui la forza pubblica si
è dispiegata nel quartiere per operare lo sgombero del centro sociale
Asilo, occupazione anarchica da 24 anni attiva in città e l’arresto di 8
militanti, con l’accusa di associazione sovversiva (270bis) per le
lotte contro i centri di espulsione.
Un
dispiegamento di forze abnorme, i ragazzi del quartiere parlano di
circa 900 divise e decine di camionette coinvolte nell’arco della
giornata, volto a intimidire e contenere ogni risposta che potesse
venire dai solidali. Dalle 5 del mattino la polizia è entrata nello
stabile, iniziando a devastare ogni cosa ma alcuni occupanti sono
riusciti a salire sul tetto per opporsi allo sgombero e, a 24 ore di
distanza e dopo una notte al gelo, ancora resistono lì.
Il
presidio di solidali che si è raccolto poco dopo è stato caricato e
disperso mentre la testa del corteo è stata schiacciata per ore contro
un muro. La chiamata cittadina di solidarietà si è raccolta poi nel
pomeriggio ed è sfilata per le vie del quartiere, subendo alcune cariche
ed arresti.
In
serata nel quartiere di Aurora si respirava aria da occupazione
israeliana, le strade intorno all’Asilo sono state sigillate con griglie
in ferro, stile zona rossa, e si poteva entrare solo dimostrando
documenti alla mano che si viveva nell’area, nel frattempo
pattugliamenti in tutte le vie adiacenti.
L’operazione
contro l’Asilo ci porta brevemente a riflettere sulle dinamiche che
mostra a due livelli. Da una parte una locale, l’occupazione è infatti
in un quartiere che da anni fa gola a speculatori e grossi flussi di
capitale e che è sottoposto con sempre maggiore sforzo ad un processo di
trasformazione, espellendo la popolazione povera e incrementando il
valore degli immobili.
Una
città che ieri era completamente militarizzata anche in centro, a
qualche quartiere di distanza da quello dell’Asilo, era infatti in corso
l’Atto III di protesta contro l’invasione dei privati a Palazzo Nuovo,
promosso da Noi Restiamo e studenti universitari. Il presidio,
trasformatosi presto in corteo si è trovato di fronte un ingente
schieramento di polizia in assetto antisommossa, che ha a più riprese
impedito al corteo di sfilare liberamente per li vie intorno
l’università. Alla terza settimana consecutiva, la protesta non sembra
arrestarsi mentre la sola risposta che le istituzioni cittadine e
universitarie sembrano dare è un dispiegamento di forze ogni volta
maggiore.
A
poche decine di metri infatti c’è la sede di una multinazionale come la
Lavazza ed una scuola di design privata. Dall’altro un elemento di
tendenza preoccupante e sempre più evidente nel nostro paese, che vede
una repressione sia tramite forza pubblica violenta sia per via
giudiziaria delle lotte sociali e di chi le porta avanti, anche con
accuse gravi come quella di eversione e di terrorismo tramite il 270bis.
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