...“Se entro pochi giorni non si trovano soluzioni per il nostro settore – annuncia il coordinamento dei pastori – bloccheremo la Sardegna il 24 febbraio, il giorno delle votazioni. Non entrerà nessuno a votare: non è che non andiamo a votare, non voterà nessuno, blocchiamo la democrazia, ognuno si assuma le proprie responsabilità”...
Al secondo giorno consecutivo di protesta interviene anche la politica, con Maurizio Martina che dice: “Ora il governo deve occuparsi subito di loro”. E proprio dal ministro delle Politiche Agricole e del Turismo Gian Marco Centinaio arriva la disponibilità a parlare i pastori sardi che “hanno ragione, hanno perfettamente ragione”. Una linea ribadita anche dal suo capo politico, Matteo Salvini: “Io sto con i pastori”. Per la Coldiretti però “non ci sono più le condizioni per sedersi ad un tavolo con chi fino all’ultimo è rimasto sordo e indifferente alle proposte avanzate per dare risposte al dramma dei pastori”.
Le reazioni politiche – “Sabato e domenica sarò in Sardegna perché voglio parlare con loro, sapere da loro se quello che decideremo è una cosa che può essere accettata“, ha annunciato il ministro Centinaio. “Non posso pensare che ci siano operatori che vengono pagati così poco e poi il prezzo del latte nei negozi è se non il triplo poco ci manca”, ha concluso, anticipando anche che “per mercoledì era già prevista, indipendentemente dalla protesta, una riunione tra i miei tecnici al ministero, ad hoc sull’argomento”. Per Salvini invece è “urgente dare vita ad una Commissione Unica Nazionale con pastori, produttori e industriali per il latte ovino, con lo Stato (vista l’assenza della Regione) che torna a fare lo Stato e stabilisce un prezzo minimo di contrattazione, anche con una eventuale parte di sovvenzione”. “Nessuno può rimanere indifferente“, scrive su Facebook il candidato alla segreteria del Pd Maurizio Martina. “Come abbiamo costruito una soluzione per il latte vaccino negli anni scorsi, ora il governo deve occuparsi subito di loro, convocandoli immediatamente a un tavolo al ministero”, aggiunge il deputato democratico. Che poi avanza due proposte: “La creazione di un Fondo latte ovino da almeno 25 milioni di euro” e “un patto di filiera per il pecorino che parta dai costi di produzione stimati”, conclude l’ex ministro dell’Agricoltura.
Tensione a Porto Torres – In particolare, i pastori hanno fermato un mezzo che trasportava carni suine provenienti dalla Francia e hanno gettato gran parte del carico a terra, chiedendo l’intervento delle autorità sanitarie e denunciando “le pessime condizioni della merce destinata al mercato locale”. La loro azione è stata interrotta dall’intervento dei carabinieri e degli uomini della polizia in assetto anti-sommossa. Momenti di tensione si sono registrati quando il vicequestore Maurizio Terrazzi, dopo aver tentato inutilmente di dialogare con gli autori della protesta, ha ordinato di chiudere il tir preso di mira dai pastori. Mentre attorno alle 9.30 un altro tir era riuscito a sfuggire al loro blocco, allontanandosi dal porto. Dopo aver sfiorato lo scontro con i poliziotti e aver chiesto l’intervento delle autorità sanitarie per denunciare le “pessime condizioni delle carni destinate al mercato isolano”, gli allevatori hanno permesso al camion di lasciare il porto per il centro dell’isola.
Cinque persone denunciate – Intanto, mentre si sono registrati altri blocchi stradali su diverse statali nel Cagliaritano e nel Nuorese, sono scattate le prime denunce per le manifestazioni di sabato a Ortacesus e Senorbì, di fronte ai cancelli dell’azienda casearia Serra, dove sono stati sversati tra 4mila e 7mila litri di latte ovino. Le indagini dei carabinieri hanno portato, grazie ai filmati diffusi sui social, all’individuazione di cinque responsabili che verranno denunciati per danneggiamento e violenza privata: si tratta di due fratelli di di 23 e 22 anni, un altro giovane 23enne, tutti disoccupati, e di due allevatori di Senorbì, rispettivamente di 23 e 54 anni.
La coop: “Non ritiriamo più il latte” – Le ripetute interruzioni del traffico sulle statali hanno portato anche alcune cooperative e autisti a trovare delle contromisure. Nella serata di sabato, una cooperativa – come riporta l’Ansa – ha avvisato i soci con un messaggio Whatsapp che il servizio di raccolta latte “verrà momentaneamente sospeso fino a nuovo ordine, visti i recenti fatti” poiché “non esistono più le condizioni di sicurezza per il mezzo di trasporto, il prodotto e lo stesso autista”. Un altro messaggio è stato lanciato sulle chat da un trasportatore: “Scrivete ‘trasporto mangime’ sui camion, non ‘trasporto latte'”.
“Domenica prossima blocchiamo i seggi” – Mentre – nonostante gli incontri istituzionali degli scorsi giorni e l’annunciata visita del ministro dell’Agricoltura, Gianmarco Centinaio – non si intravede una soluzione che possa portare alla fine della protesta. Ad annunciarlo è la Coldiretti che chiede all’associazione degli industriali di rendere pubblico a tutti i pastori della Sardegna la propria proposta contrattuale: “Non ci sono più le condizioni per sedersi ad un tavolo con chi fino all’ultimo è rimasto sordo e indifferente alle proposte avanzate per dare risposte al dramma dei pastori”. E nonostante il ministro dia ragione agli allevatori, arriva l’ultimatum: se non si troverà una soluzione in pochi giorni alla vertenza sul prezzo del latte, si rischiano ripercussioni sulle elezioni regionali di domenica 24 febbraio.
“Se entro pochi giorni non si trovano soluzioni per il nostro settore – annuncia il coordinamento dei pastori – bloccheremo la Sardegna il 24 febbraio, il giorno delle votazioni. Non entrerà nessuno a votare: non è che non andiamo a votare, non voterà nessuno, blocchiamo la democrazia, ognuno si assuma le proprie responsabilità”.
“Cartello dell’industria e iperproduzione” – Il prezzo di circa 60 centesimi al litro – sostiene la Coldiretti – è una “elemosina che non copre neanche i costi di allevamento e di alimentazione e spinge alla chiusura i 12mila allevamenti presenti in Sardegna in cui si trova il 40% delle pecore allevate in Italia che producono quasi 3 milioni di quintali di latte destinato per il 60% alla produzione di pecorino romano (Dop)”. “Siamo di fronte ad un cartello dell’industria con l’iperproduzione del 2018, che si basa su una scelta della ‘trasformazione’ di lavorare Pecorino romano, non rispettando le quote produttive assegnate, e non si può scaricare completamente sul prezzo del latte alla stalla. Di questo – continua la Coldiretti – non sono responsabili i pastori che non hanno prodotto un litro di latte in più, ma la ‘trasformazione’ che ha deciso di produrre più Pecorino romano rispetto ad altri formaggi dell’anno precedente”.
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