Per quanto attiene la captazione dalle falde di acque destinate all’uso potabile, il Decreto legislativo n.152  del 3 aprile 2006 stabilisce che le Regioni, in prossimità dei punti di captazione, individuino le aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto.
La zona di tutela assoluta è identificata dall’area immediatamente circostante le captazioni, deve avere un’estensione di almeno dieci metri di raggio dal punto di captazione, essere esclusivamente adibita a tale scopo ed essere adeguatamente protetta.
La zona di rispetto, invece, è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta ed è anch’essa sottoposta a vincoli tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica.
In particolare l’utilizzo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi può essere effettuato solo sulla base di specifici piani di utilizzo che tengano conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche.

Questa lunga premessa serve a comprendere la totale assurdità del Decreto del presidente della Giunta regionale Toscana Disposizioni relative alle aree di salvaguardia: piano di utilizzazione per l’impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari e dei fertilizzanti (PUFF) e disposizioni per la perimetrazione pubblicato il 30 luglio 2018, n. 43/R, con cui si è autorizzato in tutta la Regione nell’area di salvaguardia di captazioni di acque sotterranee destinate al consumo umano l’utilizzo di ben 29 pesticidi di pessimo profilo ambientale, compreso clorpirifos e glifosate e 5 addirittura nemmeno più autorizzati in Ue (Acrinatrina, Azinfos ethyl, Azinfos methyl, Demeton S-metile, Omethoate).
E questo nonostante il trend 2002-2017 di classificazione delle acque sotterrane in Toscana evidenzi un preoccupante peggioramento, con aumento dei corpi idrici con stato chimico scarso.
Nelle acque sotterranee è stata riscontrata la presenza di residui pesticidi nel 46,8% dei punti e nel 31,1% dei campioni, con il rinvenimento di ben 49 diverse sostanze: le più frequenti sono ampa, oxadiazon e atrazina desetil. Particolarmente grave e preoccupante è la situazione nel pistoiese a causa dell’attività vivaistica, specie per glifosate e Ampa, come ben documenta l’ultimo Report di Arpat che letteralmente recita: “Dall’attività di controllo sulla osservanza delle aree di salvaguarda stabilite dall’Art. n. 94 del D. Lgs 152/06 è emerso che non è rispettata la fascia di 200 metri per scopo idropotabile (pozzi dell’acquedotto)”.
La stessa Arpat imputa al vivaismo la responsabilità di tale inquinamento e sollecita un drastico cambiamento di rotta: “Sono ancora necessari energici interventi correttivi delle pratiche agricole, in particolare di quelle vivaistiche. (…) Si auspica che la Regione Toscana decida di adottare misure di limitazione – sostituzione – eliminazione nei confronti dei diserbanti”.
La disarmante dichiarazione dell’Assessore regionale all’Ambiente risultante nel verbale, chiarisce la motivazioni dell’assurdo Decreto: “In assenza di questo regolamento vige il divieto di uso dei fertilizzanti e fitofarmaci, nelle aree di salvaguardia, intorno ai punti di captazione, con sanzioni amministrative che sono piuttosto onerose e che oscillano da 600 a 6mila euro”. Ovvero per evitare multe ai vivaisti si liberalizza l’uso dei pesticidi anche in prossimità dei punti di captazione delle acque potabili, contravvenendo a qualunque logica di buon senso e di tutela della salute. E questo, per chi non lo sapesse, perché – come risulta dalla cartografia ufficiale – nel bel mezzo dei vivai ci sono moltissimi punti di prelievo da falde profonde per acque destinate al consumo umano!
Chissà come saranno contenti i turisti stranieri di venire a conoscenza di questa notizia, che certo non è da meno rispetto a quella relativa alla perdita di suolo nel Veneto a causa dell’industria del Prosecco e finita sul Washington Post.