Cade
la neve a ricoprire le ferite di questa terra martoriata e tutto è
silenzio, incanto di luoghi incontaminati, dove anche i ruderi, i cumuli di detriti, sembrano costruzioni fantastiche, segreti di natura.
fb Nicoletta Dosio
Ma oltre il ponte, a sbarrare l’accesso ai cancelli della Centrale, ci
sono, più anacronistici che mai, gli uomini in arme di sempre.
All’improvviso, evidentemente in omaggio al “ministro col manganello”,
partono contro di noi quelle i mass media definiranno con singolare
metafora “cariche di alleggerimento”: colpi di scudo e manganellate,
calcioni a tradimento.
Il ministro non lo vediamo: è ad almeno due
chilometri di distanza, in visita al buco del maxi-sondaggio che egli,
spalleggiato dai mass media di regime e dal partito trasversale degli
affari, continua a chiamare indebitamente “ inizio del tunnel di base”,
per dire che la Grande Opera è cominciata, che “il dado è tratto” e non
si tornerà indietro, pena il presunto (e non veritiero) pagamento di
salatissime penali.
Dagli smartphone ci giungono discorsi e
immagini: a far corona al ministro appaiono berretti gallonati e, al suo
fianco, ad illustrare le magnifiche sorti e progressive della Grande
Opera, ecco le solite triste figure, i crociati del TAV, i boiardi del
Mercato, i Gattopardi del “che tutto cambi perché nulla cambi”, che
osano parlare di necessità di tutelare ambiente e salute, mentre portano
avanti inquinamento e devastazione.
Quando riprendiamo la via del ritorno, il ministro è ormai lontano.
Intorno a noi gli alberi si piegano sotto il cumulo della neve che continua a cadere fitta.
Poco lontano da qui c’è il confine della Francia verso cui si
inerpicano le rotte di chi espatria, i migranti di sempre, in fuga dalla
fame e dalla guerra, dietro una speranza di emancipazione. Questa neve,
così bella e dolce per noi, può diventare per loro la tomba da cui
riemergeranno al disgelo: così, lo scorso anno hanno trovato la morte
Mamadou, la dolce Blessing.
Il sistema spietato che, con i suoi
governi vecchi e nuovi, condanna i territori a morire di grandi male
opere in nome della libera circolazione di capitali, eserciti, merci, è
lo che stesso innalza frontiere davanti a chi fugge dalla guerra e
dalla fame.
Noi lo sappiamo bene, perciò la nostra lotta non può
che essere solidale e complessiva: il vero antidoto al mondo della
guerra tra poveri cui vorrebbe ridurci il comune oppressore.
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sabato 2 febbraio 2019
NoTav. Saliamo verso Chiomonte in un paesaggio che sa di presepio e d’infanzia.
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