martedì 19 febbraio 2019

Fare la cosa giusta, per tutti. Una mozione per difendere il futuro dell'agricoltura, un referendum per proteggere le api.

C'è un probabile cancerogeno come il Glifosato, un neurotossico come il Chlorpyrifos che può ridurre il quoziente intellettivo dei bambini, o il neonicodinoide nemico degli insetti impollinatori Imidacloprid. Sono tre delle sostanze più frequentemente rinvenute nelle acque di superficie e sotterranee, nonché negli alimenti campionati in Italia.





Nemici invisibili che, come ci dice la nuova edizione del dossier "Stop Pesticidi" di Legambiente, si ritrovano troppo spesso nella frutta e nella verdura che mangiamo. Anche se solo l'1,3% dei campioni alimentari risulta fuori norma, il 34% di quelli regolari è contaminato da uno o più residui di fungicidi e insetticidi. Tanto che un peperone ha fatto segnare il record negativo di 25 residui trovati.
Basta partire da questi dati per capire quanto sia urgente cambiare il nostro modello di sviluppo in tutti i settori, agricoltura compresa.
Se è vero che l'agroalimentare made in Italy è conosciuto nel mondo per la sua qualità, infatti, è altrettanto vero che noi italiani siamo anche fra i maggiori consumatori di pesticidi a livello europeo e il loro utilizzo ha pesanti costi socio-sanitari per la contaminazione delle acque, per i residui che ingeriamo insieme al cibo, per il degrado del suolo e per la perdita della biodiversità.

Per valorizzare la nostra agricoltura sostenibile e di qualità, tutelando al contempo l'ambiente e la salute di chi vive e lavora nelle zone agricole ho quindi depositato una mozione che impegna il governo a vietare l'uso di pesticidi e diserbanti, a partire dal glifosato, e che sarà in discussione in aula alla Camera questa settimana.
L'atto, sottoscritto anche dai colleghi Fornaro, Occhionero, Conte e Soverini, è ispirato anche dalla campagna "Cambia la Terra" e dalla petizione on-line lanciata dal gruppo "No Pesticidi".
La mozione impegna poi l'esecutivo a introdurre l'obbligo di avviso ai residenti prima di ogni trattamento chimico e quello della cosiddetta "fascia di sicurezza" per evitare il rischio di contaminazione chimica di colture bio, abitazioni e spazi pubblici.
Sul fronte dei controlli suggerisce di uniformare a livello nazionale le analisi sulle acque, mentre su quello dei finanziamenti chiede un riequilibrio dei fondi pubblici a sostegno dell'agricoltura biologica, anziché del convenzionale.
La politica, infatti, è anche allocazione delle risorse e siccome nessun paese europeo più dell'Italia ha interessi economici, sociali e di organizzazione del territorio in questo settore, credo che dovremmo essere avanguardia.
Progettare l'uscita dalla chimica e disegnare un'agricoltura sostenibile, custode del territorio, aiuterebbe anche a rispondere a questioni come lo spopolamento delle aree interne e la fragilità del territorio.
Con un dibattito articolato e approfondito e con uno sforzo di mediazione si può arrivare all'approvazione di una mozione unitaria che tenga insieme la tutela della salute, la valorizzazione dell'agricoltura e la promozione del biologico ed è quello per cui sto lavorando.
Impegnarsi per un'agricoltura sostenibile significa tutelare il futuro dei nostri agricoltori. Analogamente difendere le api significa difendere l'ambiente e il futuro del settore primario.
Anche in Italia, come stanno facendo in Baviera con straordinario successo associazioni e Verdi, proponiamo un referendum per salvare le api aumentando gli ettari condotti con metodo bio, i corridoi ecologici e le aree pesticidi-free.

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