Ho
partecipato alla manifestazione, in solidarietà con l’Asilo di corso
Alessandria un’occupazione più che ventennale, sgombrata in nome di una
“sicurezza” che risponde esclusivamente ai progetti della speculazione
edilizia.
Lo sgombero è stato violento, con le povere suppellettili caricate sui camion della raccolta rifiuti e portate in discarica. Anche gli animali ne hanno fatto le spese: del piccolo pollaio si è salvata una sola gallina.
Sabato, a Torino,
Non ho visto la devastazione che i mass media enfatizzano né il “terrore” dei passanti. Giungeva invece a chilometri di distanza l’odore acre dei lacrimogeni e se qualcuno blindava il centro di Torino, erano i muri di cellulari e di agenti in assetto antisommossa, migliaia di armati che chiudevano tutte le strade e intimorivano i passanti. Senza parlare della Digos sguinzagliata in borghese lungo il corteo, la stessa che vediamo da anni in Valle di Susa e nei luoghi delle lotte , sempre contro di noi.
In realtà, la chiusura dell’Asilo non è che l’inizio: lo promette il ministro col manganello, col consenso dei suoi soci di governo e col plauso del sindaco 5stelle di Torino nonché del presidente PD della Regione Piemonte.
Dalle parole del questore si rimaterializza il “teorema” che avvelenò un passato non lontano e costò carcere e sofferenze a tanti compagni e alle loro famiglie, quello dell’”associazione sovversiva”. Ancora una volta si cerca di fare terra bruciata di quella solidarietà che è l’arma più potente degli oppressi, con un dossier “saldatura” su quanti “hanno solidarizzato con gente che vuole sovvertire l’ordine dello stato”.
La repressione parte come sempre nei confronti degli anarchici ed ha come obiettivo di neutralizzare le lotte sociali.
La posta in gioco va ben oltre Torino.
Fascismo, razzismo, sfruttamento e disuguaglianze senza limiti, negazione di bisogni e diritti: ecco i tempi che il sistema prepara per tutti noi.
Reprimere la solidarietà, la cultura e le pratiche conflittuali col pensiero unico del Mercato, sobillare la guerra tra poveri: ecco gli strumenti di sempre, usati dai padroni per mantenere il proprio dominio: contro tutto questo non serve timidezza o accondiscendenza, ma chiarezza: la consapevolezza che, come testimonia il popolo NO TAV, “si parte e si torna insieme” e che, tra legalità e giustizia scorre l’oceano.
Solidarietà agli arrestati dunque! Serena, determinata, collettiva, la lotta continua.
*storica attivista No Tav, Coordinamento nazionale di Potere al Popolo
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