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Sicuramente l’Africa è un continente strategico per le proprie
ricchezze e per il proprio patrimonio di risorse naturali. È il
continente più ricco al mondo,
nonostante continui ad essere il più povero e destinato al
sottosviluppo endemico. Tuttavia il problema che è stato scoperchiato
proprio in questi giorni, attraverso le dichiarazioni di Di Maio e di Di
Battista, è quello del neocolonialismo che viene esercitato in questo
continente, in primis dalla Francia.
Si tratta di un fenomeno molto complesso e articolato, che è alla base
del sottosviluppo di questo territorio. Tutto ciò è quindi collegabile
al fenomeno dell’esplosione migratoria a cui stiamo assistendo. Il
problema dei flussi migratori va risolto attraverso gli accordi con i
singoli Stati, così come era stato fatto in passato. Tuttavia, torno a
ripetere, se non capiamo i motivi per i quali stiamo assistendo a questo
fenomeno migratorio di massa, non interveniamo sui problemi reali del
continente africano e ci limitiamo alla sola gestione difficoltosa dei
flussi in ingresso.
L’accusa di Di Maio e di Di Battista è assolutamente fondata: la Francia
ruba ricchezze all’Africa, e questo avviene da sempre. Attraverso il
progetto della Francafrique si è avviato un continuum del colonialismo
della Francia, senza alcuna interruzione. La Francia
perciò depaupera effettivamente il territorio africano imponendo il
dominio delle proprie multinazionali e da sempre agisce alimentando
disordini e tensioni locali. L’ingerenza della Francia in Africa è davvero importante e finalmente se ne parla. Se l’Italia
viene lasciata sola dagli altri Stati europei non riusciremo a
risolvere il problema, anche perché il continente africano sta vivendo
un’esplosione demografica: al momento conta 1,2 miliardi di abitanti e
nel 2050 è previsto un aumento fino a due miliardi e mezzo. Quindi
bisogna risalire all’origine del problema che spinge questi flussi
migratori e capire una volta per tutte, scoperchiando il vaso di Pandora
del neocolonialismo: perché questi paesi non sono riusciti a
svilupparsi, perché non hanno uno sviluppo della propria economia
locale, quali sono gli ostacoli che l’hanno impedito e che fine hanno
fatto i fiumi di miliardi di dollari che sono stati inviati come aiuti
umanitari.
Finalmente il problema è stato sollevato e va analizzato in tutta la
sua complessità, anziché continuare ad agire secondo direttive e metodi
che non hanno funzionato. Smettiamola di stanziare fondi che poi non
sappiamo come vengono spartiti. Nel mio libro, che in questi giorni è
stato aggiornato con un focus sul neocolonialismo francese in Africa,
spiego come il neocolonialismo agisca dalla fase di decolonizzazione ai
giorni nostri e soffochi il continente africano, fenomeno che però si continua ad ignorare. Si continua a reagire con il solito finto buonismo di chi parla di accoglienza, di colpe da parte dell’Italia per un passato coloniale che ormai appartiene alla storia. Nessuno si è mai preoccupato di analizzare cosa succeda in Africa, chi sfrutti l’Africa. La Francia
deve assumersi le proprie responsabilità, è ora di porre fine a questa
ipocrisia. Tra l’altro pochi giorni fa è stata rafforzata questa
egemonia ad Aquisgrana con l’asse franco-tedesco. Per cui l’Italia
si trova ad essere sempre criticata e tenuta a rispettare le regole e i
parametri che le vengono imposti, mentre si chiudono gli occhi di
fronte allo scandaloso fenomeno neocolonialista che operano i francesi
in Africa.
(Ilaria Bifarini, dichiarazioni rilasciate a Tatiana Santi per l’intervista “L’Italia e il neocolonialismo francese”, pubblicata su “Sputnik News”
il 25 gennaio 2019. Economista e scrittrice, la Bifarini è autrice del
saggio “I coloni dell’austerity” (Altaforte Edizioni): è stata la prima,
in Italia, ad aver sollevato il caso del neocolonialismo francese in Africa nel contesto delle migrazioni di massa).
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sabato 2 febbraio 2019
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