giovedì 7 febbraio 2019

Ancora sul Venezuela (di Nino Galloni)

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Dal punto di vista politico, nessuna ingerenza negli affari interni di un Paese risulta giustificata o foriera di miglioramenti. Ammesso che “il peggiore dei casi” sia la Guerra Civile, si sa che quest’ultima risulterà ben più lunga e sanguinosa in funzione degli interventi esterni. Il caso Libia docet: Gheddafi era un dittatore, ma gli eventi connessi alla sua caduta, ce lo hanno fatto rimpiangere non poco.
In generale, gli Stati forti – importatori di materie prime – si sono avvalsi delle destabilizzazioni dei Paesi esportatori di materie prime e semilavorati per ottenere prezzi più bassi (il caso emblematico è la Repubblica Democratica del Congo, ma gli esempi abbondano anche nel corso della Storia “post-coloniale”).
Dal punto di vista economico, il Venezuela dovrebbe pensare alla raffinazione del suo Petrolio, allo scopo di trattenere valore aggiunto. La ricchezza delle Nazioni consiste nella trasformazione, non nella presenza di oro, argento e materie prime. E’ evidente.

Un Paese che deve importare tutto (a parte qualche materia prima alimentare), non può emettere moneta statale non a debito, né tantomeno con sottostante nelle materie prime o nelle ricchezze naturali; al contrario, occorre stimolare la produzione locale, sostituire le importazioni di prodotti finiti o di elevato costo in rapporto ai salari locali. Ciò si agevola con:
1) la cooperazione internazionale finalizzata al miglioramento delle condizioni di vita dei Paesi deboli affinchè si dotino di industrie adeguate e
2) la emissione di moneta “povera” da parte dei produttori stessi; esempio: lo Stato fornisce, in cambio di nuovi beni, mezzi monetari di tipo fiduciario ai produttori.
Questi ultimi utilizzano tali mezzi monetari per acquistare da altri beni non di importazione e l’economia comincia a riprendersi. Quando il doppio effetto del maggiore valore aggiunto derivante dall’approntamento di prodotti industriali finiti e di adeguata produzione di base avrà cominciato a cambiare le cose, lo Stato potrà cominciare ad emettere la moneta sovrana non a debito con cui si pagheranno le tasse (ovvero gli stipendi dei funzionari pubblici): ciò è possibile appena la produzione di base avrà raggiunto un livello minimo. Prima, la moneta sovrana non varrebbe nulla perché le attività produttive sono inconsistenti.

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