mercoledì 24 ottobre 2018

Sicurezza!? "Magari morisse": la frase shock del carabiniere intercettato su Stefano Cucchi.

A pronunciare queste parole, secondo il pm Musarò, sarebbe stato Vincenzo Nicolardi, imputato per calunnia nel processo sulla morte del geometra romano.

 

"Magari morisse, li mortacci sua oh".
Con queste parole un carabiniere, che secondo gli atti depositati dal pm Musarò sarebbe l'appuntato Vincenzo Nicolardi, si riferì a Stefano Cucchi mentre parlava col capoturno della centrale operativa del comando provinciale di Roma, nel corso di alcune comunicazioni (intercettate) radiofoniche e telefoniche intercorse tra le 3 di notte e le 7 del mattino del 16 ottobre 2009, giorno dell'arresto del giovane geometra romano.
Cucchi era stato arrestato poche ore prima, si trovava nella stazione dei carabinieri di tor sapienza e nella conversazione si fa riferimento alle sue condizioni di salute. "Mi ha chiamato Tor Sapienza. Lì c'è un detenuto dell'Appia, non so quando ce lo avete portato se stanotte o se ieri. È detenuto in cella e all'ospedale non può andare per fatti suoi", dice il capoturno della centrale. "È da oggi pomeriggio che noi stiamo sbattendo con questo qua", la risposta del carabiniere.
Nicolardi è imputato per calunnia nel processo davanti alla corte d'Assise.

Oggi, 24 ottobre, è in corso un'udienza del processo che vede imputati 5 persone per la morte del geometra romano, avvenuta nell'ottobre del 2009. L'udienza precedente ha segnato la svolta del caso: uno dei tre carabinieri imputati per omicidio preterintenzionale, Francesco Tedesco, ha accusato due colleghi - Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo - di aver pestato il ragazzo, che era agli arresti con l'accusa di spaccio.

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