Diego Fusaro Filosofo
Alludo, naturalmente, alla parabola della sinistra metamorfico-kafkiana: dall’immenso ed eroico Gramsci ai servi odierni, che hanno svenduto la patria e tradito il popolo dei lavoratori. Il tutto in nome del turbomondialismo ideologicamente innalzato a chance per tutti: quando tale è sempre e solo, ça va sans dire, per i dominanti. I quali possono agevolmente, nell’open space del piano liscio del mercato spoliticizzato, condurre la loro lotta di classe. Come? Deregolamentando l’economia, sottraendo diritti come se fossero privilegi, imponendo l’imperativo categorico della competitività tra lavoratori su scala planetarizzata.
Il Pd è il partito di rappresentanza della classe dominante cosmopolitica, quella del più Europa e del meno Stato, del più mercato e meno diritti sociali, più competitività e meno sovranità, più deregolamentazione e meno difesa del lavoro.
Il Pd è complice del massacro di classe, a cui ha fornito appoggio politico svolgendo il ruolo di docile esecutore dei desiderata transazionali delle ciniche classi dominanti no border.
Del resto, il loro nemico, anche nella piazza di ieri, mica era il classismo del capitale. Mica era lo sfruttamento proprio del mondo a forma di merce. Mica era l’oppressione dei lavoratori cagionata dalla mondializzazione e dal competitivismo sans frontières. No. Il loro nemico era il populismo, ossia la possibile rinascenza dell’orgoglio nazionale-popolare delle classi dominate. Il loro nemico è il fascismo in assenza di fascismo, ossia, nella neolingua egemonica dei mercati, ogni tentativo di riconquistare la sovranità nazionale come baluardo di difesa della democrazia e dei diritti sociali contro la voracità del libero mercato globalizzato.
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