lunedì 22 ottobre 2018

Gli Euromissili, un pericoloso ritorno

Da anni russi e americani si accusano l'un l'altro di violare il trattato INF, firmato nel 1987, che abolisce l'intera categoria dei missili terrestri la cui gittata si colloca tra i 500 e i 5000 chilometri.



Di fatto le accuse americane sembrano più concrete e credibili di quelle russe. Ma la sostanza è un'altra: a chi giova l'abbandono di questo trattato? Poiché ad annunciare questa intenzione è stato Donald Trump sarebbe lecito aspettarsi che ciò avvantaggerebbe gli USA, ma così non è. Chi ne trarrebbe maggior beneficio è la Russia. Gli americani sono interessati a questi missili soprattutto come armi navali, e queste sono già oggi escluse dal trattato. La Russia invece, potenza continentale, può servirsi di queste armi (che non minacciano il territorio americano, salvo eventualmente l'Alaska) per esercitare pressioni specifiche sui suoi vicini e in particolare sull'Europa: ed è la ragione per cui nel1980 decidemmo di installare anche in Italia, Germania, Belgio, Olanda e Gran Bretagna analoghi missili americani, rispondendo così al dispiegamento dei missili SS-20 sovietici e contemporaneamente lanciammo l'iniziativa diplomatica "dual track" o, come la chiamavamo in Italia, "doppio zero", che portò al trattato oggi in punto di morte.

Vladimir Putin, e sorprendentemente anche Trump, hanno citato la Cina, che non è parte del trattato e può quindi liberamente sviluppare tali missili a danno dei suoi vicini, e in particolare della Russia, che invece non può rispondere con armi analoghe. Ma il fatto è che Mosca non ne ha bisogno, avendo già un gran numero di armi nucleari con cui polverizzare la Cina (che peraltro, sinora, ha mantenuto un profilo piuttosto basso). Diversa era ed è la posizione dell'Europa che può contare solo sugli armamenti nucleari francesi e britannici, strettamente nazionali e non in grado di estendere la loro copertura agli altri paesi. Noi dobbiamo contare sulle armi americane anche per dissuadere armi russe che non minacciano i nostri alleati d'oltre Atlantico.
Nel 1980 pensammo che questa fosse una situazione pericolosa e da correggere. Ora il nostro alleato di riferimento sembra volerci mettere in grave difficoltà. Ma, si potrebbe dire, Trump non fa che prendere atto delle violazioni di Mosca. Nel denunciare il trattato egli si limita a dire che il re è nudo. Ciò è vero solo in parte, e comunque è il modo peggiore di dirlo, poiché contemporaneamente non propone alcuna contromisura. Sarebbe stato meglio difendere il trattato, rivelando i dettagli dei programmi missilistici russi, e mobilitando così anche l'opinione pubblica europea. Se invece gli USA si limitano a riprendersi la loro libertà d'azione, senza neanche preoccuparsi di cosa ne pensano gli alleati europei, non fanno altro che indebolire la NATO e la solidarietà transatlantica (oltre a fare un favore a Putin, che potrà così dispiegare liberamente e legalmente i suoi nuovi missili, per di più accusando Washington di voler abolire i trattati di controllo degli armamenti - non solo l'INF, ma anche quello con l'Iran).
Non è un bel vedere. Gli europei sembrano oggi ossessionati da altri problemi, dall'economia alle migrazioni, e in molti casi sembrano affascinati dal canto delle vecchie sirene nazionaliste, ma non prestano grande attenzione alle problematiche strategiche. Hanno un vicino come la Russia in piena corsa a maggiori armamenti nucleari ed impegnato in un conflitto con l'Ucraina, oltre che in Siria, ed hanno un alleato che minaccia ritorsioni se non spendono di più per la loro difesa, ma non sembrano granché convinti. Forse è il momento di concentrarsi sulle minacce maggiori, e non solo su quelle secondarie. Altrimenti c'è il rischio di essere costretti ad accettare pericolosi e umilianti compromessi da cui potrebbe essere molto difficile uscire

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