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Dallo spread ti può difendere la Bce, a una condizione: il
commissariamento sostanziale dello Stato, non più libero di decidere
come indirizzare la spesa pubblica. Secondo il “Fatto Quotidiano”,
sarebbe questo il piano che Mario Draghi ha esposto a Sergio
Mattarella, nei giorni scorsi, al Quirinale. «Si tratta dell’acquisto
diretto da parte della Bce di titoli di Stato a breve termine emessi
dallo Stato in difficoltà, che però per accedervi deve concordare una
sorta di memorandum con il Meccanismo Europeo di Stabilità. Di fatto un
commissariamento». Nella sostanza: la Banca Centrale Europea, che
continua a non voler emettere “eurobond” a garanzia del debito pubblico
dei paesi dell’Eurozona, si appresterebbe a esercitare indebite
pressioni – modello Grecia – su un paese come l’Italia, di cui non si
tollera la decisione di andare in controtendenza, rispetto al pensiero
unico neoliberista di Bruxelles, espandendo il deficit. In una nota, la
Commissione Europea “avverte” che la previsione del Def gialloverde
(disavanzo al 2,4%) non sarà digerita dall’Ue, anche se Lega e 5 Stelle
ritengono indispensabile, quel disavanzo, per cominciare a finanziare
reddito di cittadinanza, pensioni più dignitose e taglio del carico
fiscale. Misure che, secondo il governo, rilancerebbero il Pil già nel
2019.
L’oligarchia finanziaria che domina le istituzioni comunitarie non
arretra di un passo: la minaccia dello spread resta la sua arma
principale. Una visione drammaticamente espressa dallo stesso Mattarella
nel maggio scorso, quando spiegò la sua sorprendente decisione di impedire a Paolo Savona di diventare ministro dell’economia.
I mercati finanziari privati ci punirebbero, disse sostanzialmente il
capo dello Stato, in una sorta di ammissione di impotenza. Tradotto: uno
Stato democratico non è più libero di autodeterminarsi, neppure dopo
l’esito (molto netto) di regolari elezioni, perché ormai la sua sovranità è subordinata al potere
– sovrano, ma non pubblico – dei detentori della moneta europea. Tutto
vero? Certamente sì, se persino per un misero 2,4% di deficit il governo
gialloverde dovrà lottare duramente, con Bruxelles, sopportando il
prevedibilissimo ricatto a orologia rappresentato dall’impennarsi dello
spread. E se l’incendio divampa, anziché acqua, lo strano “pompiere”
Draghi si appresta a gettare benzina. Una sorta di aut-aut, di fronte al
quale l’Italia dovrebbe in ogni caso soccombere: si può solo scegliere
se morire di spread o di commissariamento del bilancio, attraverso un
dispositivo-capestro come quello del Mes, che metterebbe fine a
qualsiasi velleità di promozione sociale, tagliando la spesa.
Secondo il sito specializzato “Market News”, la Bce starebbe pensando
di calmierare gli spread acquistando titoli di Stato, con un vincolo
ferreo per i governi: sottoporsi alle forche caudine del Mes. Il piano
allo studio, scrive il “Fatto”, nasce in previsione della fine del
“quantitative easing”, il programma di acquisto di bond iniziato nel
marzo 2015 e ora in fase di conclusione: dal 1° ottobre la spesa mensile
è dimezzata e nel 2019 gli acquisti si esauriranno. «L’indiscrezione
emerge nei giorni in cui è tornata a salire la tensione sui Btp».
Secondo diversi quotidiani, solo due giorni fa il numero uno
dell’Eurotower, Mario Draghi, ha incontrato al Quirinale il capo dello
Stato, al quale ha espresso «preoccupazione per la sottovalutazione del
contesto in cui il governo sta scrivendo la manovra», visto che
“l’ombrello” del Qe si sta chiudendo. Secondo “Market News”, la Bce sta
valutando l’opportunità di emulare la Fed statunitense, che sette anni
fa vendette 400 miliardi di dollari in titoli a breve termine, usando i proventi per riacquistarne altri a scadenza più lunga (un modo per ridurre i tassi e stimolare l’economia, ma – negli Usa – senza imporre clausole vessatorie).
Un intervento – osserva il “Fatto” – che nel caso europeo verrebbe
applicato ai 2,6 trilioni di euro di obbligazioni nel bilancio della
Bce. «Il tutto comporterebbe anche un rinvio di eventuali rialzi dei
tassi, che sarebbero il primo passo di una svolta di politica monetaria
in senso restrittivo ma appaiono improbabili in uno scenario di
rallentamento della crescita globale e dell’Eurozona». Lo scorso aprile,
aggiunge il quotidiano di Travaglio, anche gli analisti di Bank of
America avevano ventilato l’ipotesi di un’operazione del genere sul
portafoglio titoli della Bce per tenere bassi i differenziali e evitare
il caos sul mercato dei bond. «Dal prossimo anno, se il Qe venisse meno
senza l’attivazione di nuovi strumenti, l’unico “scudo” disponibile per
un paese europeo che finisca sotto attacco della speculazione sarebbero
le cosiddette “Outright monetary transactions” annunciate da Draghi nel
2012 durante il famoso discorso sul “whatever it takes” e mai
utilizzate». In pratica, Bce acquisterebbe in modo diretto titoli a
breve termine, a patto però che lo Stato accetti di sottoporsi alla
supervisione del Mes, mettendo fine alla propria autonomia di bilancio.
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sabato 6 ottobre 2018
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