sabato 6 ottobre 2018

Draghi a Mattarella: obbedite, o vi faremo morire di spread

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Di Maio e SalviniDallo spread ti può difendere la Bce, a una condizione: il commissariamento sostanziale dello Stato, non più libero di decidere come indirizzare la spesa pubblica. Secondo il “Fatto Quotidiano”, sarebbe questo il piano che Mario Draghi ha esposto a Sergio Mattarella, nei giorni scorsi, al Quirinale. «Si tratta dell’acquisto diretto da parte della Bce di titoli di Stato a breve termine emessi dallo Stato in difficoltà, che però per accedervi deve concordare una sorta di memorandum con il Meccanismo Europeo di Stabilità. Di fatto un commissariamento». Nella sostanza: la Banca Centrale Europea, che continua a non voler emettere “eurobond” a garanzia del debito pubblico dei paesi dell’Eurozona, si appresterebbe a esercitare indebite pressioni – modello Grecia – su un paese come l’Italia, di cui non si tollera la decisione di andare in controtendenza, rispetto al pensiero unico neoliberista di Bruxelles, espandendo il deficit. In una nota, la Commissione Europea “avverte” che la previsione del Def gialloverde (disavanzo al 2,4%) non sarà digerita dall’Ue, anche se Lega e 5 Stelle ritengono indispensabile, quel disavanzo, per cominciare a finanziare reddito di cittadinanza, pensioni più dignitose e taglio del carico fiscale. Misure che, secondo il governo, rilancerebbero il Pil già nel 2019.

L’oligarchia finanziaria che domina le istituzioni comunitarie non arretra di un passo: la minaccia dello spread resta la sua arma principale. Una visione drammaticamente espressa dallo stesso Mattarella nel maggio scorso, quando spiegò la sua sorprendente decisione di impedire a Paolo Savona di diventare ministro dell’economia. I mercati finanziari privati ci punirebbero, disse sostanzialmente il capo dello Stato, in una sorta di ammissione di impotenza. Tradotto: uno Stato democratico non è più libero di autodeterminarsi, neppure dopo l’esito (molto netto) di regolari elezioni, perché ormai la sua sovranità è subordinata al potere – sovrano, ma non pubblico – dei detentori della moneta europea. Tutto vero? Certamente sì, se persino per un misero 2,4% di deficit il governo gialloverde dovrà lottare duramente, con Bruxelles, sopportando il prevedibilissimo ricatto a orologia rappresentato dall’impennarsi dello spread. E se l’incendio divampa, anziché acqua, lo strano “pompiere” Draghi si appresta a gettare benzina. Una sorta di aut-aut, di fronte al quale l’Italia dovrebbe in ogni caso soccombere: si può solo scegliere se morire di spread o di commissariamento del bilancio, attraverso un dispositivo-capestro come quello del Mes, che metterebbe fine a qualsiasi velleità di promozione sociale, tagliando la spesa.
Mario DraghiSecondo il sito specializzato “Market News”, la Bce starebbe pensando di calmierare gli spread acquistando titoli di Stato, con un vincolo ferreo per i governi: sottoporsi alle forche caudine del Mes. Il piano allo studio, scrive il “Fatto”, nasce in previsione della fine del “quantitative easing”, il programma di acquisto di bond iniziato nel marzo 2015 e ora in fase di conclusione: dal 1° ottobre la spesa mensile è dimezzata e nel 2019 gli acquisti si esauriranno. «L’indiscrezione emerge nei giorni in cui è tornata a salire la tensione sui Btp». Secondo diversi quotidiani, solo due giorni fa il numero uno dell’Eurotower, Mario Draghi, ha incontrato al Quirinale il capo dello Stato, al quale ha espresso «preoccupazione per la sottovalutazione del contesto in cui il governo sta scrivendo la manovra», visto che “l’ombrello” del Qe si sta chiudendo. Secondo “Market News”, la Bce sta valutando l’opportunità di emulare la Fed statunitense, che sette anni fa vendette 400 miliardi di dollari in titoli a breve termine, usando i proventi per riacquistarne altri a scadenza più lunga (un modo per ridurre i tassi e stimolare l’economia, ma – negli Usa – senza imporre clausole vessatorie).
Un intervento – osserva il “Fatto” – che nel caso europeo verrebbe applicato ai 2,6 trilioni di euro di obbligazioni nel bilancio della Bce. «Il tutto comporterebbe anche un rinvio di eventuali rialzi dei tassi, che sarebbero il primo passo di una svolta di politica monetaria in senso restrittivo ma appaiono improbabili in uno scenario di rallentamento della crescita globale e dell’Eurozona». Lo scorso aprile, aggiunge il quotidiano di Travaglio, anche gli analisti di Bank of America avevano ventilato l’ipotesi di un’operazione del genere sul portafoglio titoli della Bce per tenere bassi i differenziali e evitare il caos sul mercato dei bond. «Dal prossimo anno, se il Qe venisse meno senza l’attivazione di nuovi strumenti, l’unico “scudo” disponibile per un paese europeo che finisca sotto attacco della speculazione sarebbero le cosiddette “Outright monetary transactions” annunciate da Draghi nel 2012 durante il famoso discorso sul “whatever it takes” e mai utilizzate». In pratica, Bce acquisterebbe in modo diretto titoli a breve termine, a patto però che lo Stato accetti di sottoporsi alla supervisione del Mes, mettendo fine alla propria autonomia di bilancio.

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