Scientific American ha interpellato astrofisici, filosofi, neurologi,
biologi: tra progressi scientifici e tecnologici ecco come sarà il
nostro domani.
repubblica.it LUCA FRAIOLI
Che ne sarà di noi? Come esseri umani,
abbiamo cambiato il pianeta Terra e stiamo trasformando la nostra stessa
specie, siamo consapevoli del potere che scienza e tecnologia ci hanno
dato, ma anche dei rischi che comporta il loro uso dissennato. E allora,
stretti tra conquiste della conoscenza e possibili catastrofi
imminenti, ci chiediamo: cosa ci riserverà il futuro? Un esercizio,
quello della previsione a lungo termine, al quale in genere chi fa
ricerca si sottrae.
Questa volta però, venti scienziati sono stati al gioco e hanno risposto ad altrettanti interrogativi formulati da Scientific American, che all'iniziativa ha dedicato il numero di settembre, replicato il prossimo novembre da Le Scienze, l'edizione italiana del mensile Usa.
Si va dalla possibilità di colonizzare lo spazio, alla scomparsa del
sesso, dal rischio estinzione per la nostra specie, alla cura per
l'Alzheimer: venti grandi domande sul futuro dell'umanità. Le risposte?
Talvolta allarmanti, spesso rassicuranti, in qualche caso divertenti.
Come quella del cosmologo britannico Martin Rees a cui è stato chiesto
se l'umanità ha un futuro al di fuori della Terra. "Chi immagina una
migrazione di massa dal nostro pianeta rimarrà deluso" spiega Rees. "Il
Polo Sud o la vetta dell'Everest sono assai più ospitali di qualunque
altro luogo nel Sistema solare. Forse tra cent'anni ci saranno
avventurieri che usando la robotica e le biotecnologie si adatteranno a
vivere in ambienti ostili come Marte. Ma allora ci troveremo di fronte a
una nuova specie: viaggiare nello spazio è un'impresa da post-umani". E
chissà se Rees ha pensato al collega Stephen Hawking, da anni
paralizzato su una sedia a rotelle e costretto a comunicare attraverso
un computer, che invece sostiene la migrazione dalla Terra come unica
via di salvezza per la nostra specie.
Anche alla Nasa smorzano gli entusiasmi. Creeremo colonie nello spazio?
"Se pensiamo all'invio di esseri umani per lunghi periodi su altri
pianeti, questo potrebbe accadere nei prossimi 50 anni" risponde
Catharine A. Conley, responsabile del settore Planetary Protection
dell'Agenzia spaziale americana. "Ma se si immaginano colonie capaci di
autosostenersi e di essere indipendenti dalla Terra ci vorrà molto più
tempo, ammesso che saremo mai in grado di farlo".
Dal cosmo all'altro grande mistero che la scienza esplora: il cervello.
Sapremo sconfiggere malattie come l'Alzheimer, l'autismo o la
schizofrenia? Reisa Sperling, della Harvard Medical School, prevede che
nei prossimi dieci anni, se non una cura definitiva, si faranno grandi
progressi nelle terapie dell'Alzheimer: "Ritardare di 5 anni
l'insorgenza della demenza, oltre a cambiare la vita dei pazienti,
permetterebbe ai sistemi sanitari di risparmiare il 50%". "Schizofrenia e
autismo non hanno ancora cause chiare" spiega Michael Gazzaniga,
dell'Università della California di Santa Barbara. "Ma nei prossi anni
esploreremo nuove strade che potrebbero portare a una cura".
A proposito di cure: si riuscirà a garantire a tutti una adeguata
assistenza sanitaria? "Sì, purché si investa in personale medico capace
di raggiungere le comunità più isolate del Pianeta" risponde Raj
Panjabi. L'organizzazione Last Mile Health, che Panjabi ha contribuito a
fondare, attualmente ha 300 operatori sanitari che assistono
altrettanti villaggi in Liberia.
Scientific American ha anche chiesto se il sesso finirà per
scomparire e che tecnologie useremo per rilevare le nostre emozioni.
Alla prima domanda ha risposto, in maniera tutto sommato confortante,
Henry Greely, direttore del Centro di legge e bioscienze a Stanford:
continueremo a farlo, anche se i bambini si concepiranno in tanti altri
modi. Più inquietante la risposta di Rosalind Picard, del Mit di Boston,
al secondo quesito. Indosseremo sensori che, captando le nostre
emozioni recenti, sapranno prevedere come staremo nel weekend: felici o
depressi?
E la Terra come starà? Siamo ancora in tempo per salvarla assicurano gli
esperti consultati dal magazine Usa. Certo, continuiamo a distruggere
habitat naturali condannando alla fine molte specie. Ma alla domanda
"possiamo evitare una estinzione di massa?" il decano dei biologi
americani Edward O. Wilson risponde "sì, a patto di trasformare metà del
Pianeta in una riserva naturale".
E l'Homo sapiens sopravviverà? Saremo ancora qui tra 500 anni? "È molto
probabile" risponde Carlton Caves, fisico all'Università del New Mexico.
"Perfino le
minacce più grandi, una guerra nucleare o catastrofi collegate ai
cambiamenti climatici, non ci spazzeranno via completamente. E se anche
dovessimo essere insidiati dalla nostra progenie elettronica, i robot,
basterà staccare loro la spina". Sembra un film, ma è il futuro.
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venerdì 19 agosto 2016
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