Errori e strafalcioni che non dovrebbero comparire negli esami dei futuri professori e che potrebbero alimentare la già impietosa polemica sugli insegnanti del Sud costretti a trasferirsi a 40 o 50 anni al Nord per poter godere finalmente del posto fisso.
Raimo, sempre attento al mondo della scuola e molto critico nei confronti della riforma di Stefania Giannini, invita però a riflettere sulla modalità di selezione degli insegnanti. "Le persone che esaminano ai concorsi sono docenti a volte meno preparati di coloro che affrontano la prova e le domande che vengono poste risultano molto difficili o addirittura inutilmente impossibili poiché l'unico obiettivo è la scrematura. Insegno da anni e dunque so che si può essere molto preparati nei quesiti nozionistici ed essere professori molto scarsi".
Per questo motivo, aggiunge lo scrittore che ha recentemente pubblicato l'ironico "Tranquillo prof, la richiamo io" , "il concorso fatto in questo modo non ha senso poiché premia le eccellenze che già verrebbero comunque premiate. Ma alla scuola non servono insegnanti geniali o eccellenti, servono buoni insegnanti".
Una categoria che sfugge alle prove ministeriali: "Sono passato nel 2012 risultando il secondo candidato del Lazio nella mia classe di concorso perché sono un nerd che imbastisce in didattichese, ma chi assicura i genitori dei miei alunni che sono un bravo professore?".
"Da dieci o quindici anni il ministero chiede la didattica per competenze, una retorica che vuole dire tutto e niente e che consiste nella formalizzazione enorme di tutto ciò che l'insegnante fa in classe, senza valutare l'esperienza né comprendere gli aspetti informali fondamentali per l'apprendimento", dice Raimo.
Ssis, Tfa, corsi di abilitazione: un percorso obbligatorio per chi desidera diventare professore, migliaia di ore spese in una formazione che per Raimo risulta spesso inutile se non controproducente: "Il problema vero è proprio la formazione. Nella mia esperienza e in quella di amici insegnanti posso contare numerosi formatori che non erano all'altezza", persone "di livello qualitativo molto basso" con l'incarico di insegnare il mestiere ai futuri professori.
Il risultato: "Migliaia di insegnanti che una volta vinta la cattedra possono tranquillamente smettere di aggiornarsi, maestri convinti che qual è si scriva con l'apostrofo, docenti che non riescono a spedire una mail".
Per Raimo la soluzione consisterebbe nel fornire una formazione seria e di qualità prima, durante e dopo. "Un tutor che segua davvero gli insegnanti per esempio renderebbe inutile un concorso: i candidati spesso insegnano da anni, basterebbe che qualcuno li valutasse dal vivo, in classe. I corsi di abilitazione poi dovrebbero avere formatori davvero preparati perché così come sono stati concepiti sono una perdita di tempo".
Rimane il fatto che a settembre le scuole apriranno con 23mila cattedre scoperte: da un lato a causa dell'alta percentuale di insegnanti bocciati alla prima prova del concorso, dall'altro perché le commissioni per la valutazione sono in ritardo.
Per Raimo è un problema annoso: "Rimangono sempre delle cattedre scoperte. Per lo Stato è meglio perché costa meno pagare un supplente di un insegnante di ruolo, e le immissioni fatte sono ovviamente di insegnanti che prendono molto meno di chi va in pensione. Ma questa è un'altra storia".
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