Il commissario: “Procedure rispettate” – Il deputato Pd Fabio Melilli, ex presidente della provincia di Rieti e dal 2006 al 2010 commissario delegato per il “superamento della situazione di criticità” dopo il terremoto dell’Umbria del settembre e ottobre 1997, ha detto al Corriere della Sera che il crollo della chiesa di Sant’Angelo in una frazione di Amatrice, quello del campanile del complesso parrocchiale di San Pietro e Lorenzo di Accumoli e i danni alla caserma del paese (dichiarata inagibile) non bastano perché si possa parlare di opere malfatte: “Le procedure sono state rispettate”, è la sua difesa. Infatti “si è dato per scontato che tutti gli edifici pubblici fossero adeguati ai criteri antisismici“, ma in realtà “nessuno” lo è stato, perché “quelli che fece la Provincia furono lavori di riparazione“, di “ripristino”. Esattamente come previsto dal provvedimento del Viminale, retto all’epoca da Napolitano, che non ha imposto un più radicale (e costoso) adeguamento sismico, dopo il quale il fabbricato deve invece garantire un livello di sicurezza pari a quello degli edifici di nuova costruzione.
L’ordinanza firmata da Napolitano: “Ripristinare gli edifici e migliorarli” - L’ordinanza in questione è la 2741 del 30 gennaio 1998, emanata “dal ministro dell’Interno delegato per il coordinamento della Protezione civile” Giorgio Napolitano. Dopo l’elenco dei comuni delle province di Rieti e Arezzo interessate dal sisma dell’anno prima – tra cui Accumoli e Amatrice – il documento dispone, all’articolo 2, che “i commissari delegati (…) predispongono, entro 60 giorni dalla data di pubblicazione della seguente ordinanza in Gazzetta Ufficiale, un piano per gli interventi urgenti volti al ripristino delle infrastrutture, del patrimonio culturale, degli edifici pubblici di competenza della Regione e degli Enti Locali, nonché degli edifici di culto danneggiati”. Il comma 5 dell’articolo 1 specifica che si tratta degli “interventi necessari al recupero, con miglioramento sismico, degli edifici pubblici e privati”. Nei mesi precedenti, altre ordinanze avevano disposto che anche le strutture di Umbria e Marche danneggiate dal terremoto fossero sottoposte solo a “miglioramenti”.
“Ma miglioramento sismico è qualunque intervento il progettista definisca tale. Anche se non aumenta sicurezza” - Il problema è che “miglioramento sismico” non vuol dire quasi nulla. “E’ una definizione molto generica e molto ampia”, spiega a ilfattoquotidiano.it Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri. “Di fatto qualunque intervento il progettista dichiari essere di miglioramento viene accettato come tale. Può trattarsi della sostituzione di una piattabanda (la parte superiore di porte o finestre, ndr) di legno con una in ferro, dell’inserimento di tiranti in acciaio che bloccano i due lati del tetto o di catene. Interventi che in alcuni casi, intendiamoci, migliorano di molto la sicurezza. Ma non è detto”. E il collaudo non lo verifica? “No: attesta soltanto che l’opera è conforme al progetto, ma non è richiesto che verifichi i risultati ottenuti dal punto di vista sismico”.
“Si sono affidati alla sorte. Lo Stato fa le norme e poi si autoconcede deroghe perché non ha i soldi” – Ma da dove nasce la scelta di puntare sul “miglioramento”? Secondo Zambrano, è stata evidentemente dettata da ragioni di budget: “Con risorse limitate puoi decidere di fare pochi adeguamenti o optare per molti miglioramenti, affidandoti un po’ alla sorte…”. Ciliegina sulla torta, “l’entrata in vigore dell’ordinanza di Protezione civile 3274 del 2003 che imponeva alle amministrazioni pubbliche un’analisi di vulnerabilità degli edifici strategici tra cui scuole, ospedali e infrastrutture è stata più volte prorogata. Lo Stato fa le norme e poi concede a se stesso delle deroghe perché non ha i soldi o li destina ad altro. E’ per questo che da tempo diciamo che serve un serio piano di adeguamento a cui destinare per venti o trent’anni, senza eccezioni, una piccola percentuale dei bilanci pubblici. Solo così si può ridurre davvero il rischio sismico”.
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