Quello che si è visto a Napoli durante il Concorso scuola è scandaloso, osceno, in ogni senso possibile.
Un concorso che già a monte doveva essere invalidato, per l'inesistenza di criteri di valutazione, per la gestione delle tempistiche, per l'inadeguatezza delle sedi, per tutto.
Un orale a cui sono arrivate meno persone dei posti disponibili e durante il quale sono cadute quasi cento persone.
Per due ordine di motivi, una umana e una politica.
La ragione umana è l'assoluta, totale, innegabile, incontrovertibile IGNORANZA, CRASSA E CAFONA dei commissari individuati dall'Ufficio Scolastico Regionale. E come potrebbe essere altrimenti? Se decidi di pagare un lavoro massacrante (fare esami in fretta e furia per tutto agosto pur di stare nei tempi) quattro spiccioli, non trovando NESSUNO disponibile (proprio nessuno, il concorso stava zompando per assenza di personale), poi sei costretto a raccattare due tipi di persone:
1. quelli convinti che il loro lavoro sia una specie di missione che viene direttamente DA DIO, ossia selezionare secondo una cabala incomprensibile i nuovi adepti del sacerdozio dei FORMATORI della FUTURA CLASSE DIRIGENTE.
va da sé che le caratteristiche di questi adepti dovranno essere quanto più schiacciate è possibile sulle polverose teorie giurassiche di insegnamento che ancora si accampano nelle nostre scuole. Quindi paradossalmente a questo concorso – finora – la categoria più colpita è quella di ricercatori universitari giovani e meno giovani. Colpevoli di approcci "devianti", "astrusi", "incomprensibili". Io – che di questi precari della ricerca sono l'ultimo e il più stronzo – non ho dubbi di aver svangato l'esame con una sufficienza risicata unicamente grazie al fatto di aver rosicchiato tutti i punti possibili dalla prova in lingua inglese, che mi ha tenuto di un pelo dentro la soglia. Dopo essere stato insultato per un'ora buona, definito un "astruso universitario", "tardo marxista", essere stato rimproverato per aver citato un autore di letteratura straniera (Raymond Queneau, in una lezione sulla letteratura degli anni '50, non un Carneade qualunque, ndr). E dopo aver sentito il presidente di commissione dirmi che l'occorrenza "-ale", "-are" nelle terzine de Il canto popolare è una rima alternata (e qui finisce lo sfogo).
2. quelli che da questo concorso devono trarre la visibilità, il curriculum e le skills necessarie per tentare la scalata della dirigenza scolastica. quelli che insegnano per ripiego, ma covano la segreta, morbosa ambizione di diventare presidi.
E questa categoria 2 ci porta al nodo cruciale.
Come si fa carriera? Compiacendo il ministero.
Come si compiace il ministero? NON PROMUOVENDO.
Renzi, la Giannini, non hanno la copertura finanziaria e la solidità di governo per risolvere il problema della precarietà scolastica. Loro hanno bisogno di dire di AVER FATTO un concorso. Così il disastro della scuola pubblica ricade sul presunto demerito dei docenti. Questo è quanto. Non c'è bisogno di nessun raffinato analista politico per capirlo.
Ancora un paio di incisi.
1. I miei colleghi promossi che – improvvisamente – stanno indossando la casacca del MIUR e raccontano del loro successo come di un successo del merito, sono quanto di peggio questo paese abbia prodotto. La piccola, miserabile borghesia da tre soldi italiana che si guarda l'ombelico e se ne contenta. Per quanto mi riguarda, non avrei problemi – da PROMOSSO – a pretendere l'annullamento di questo concorso e rifarlo da capo, insieme a tutti, con dei criteri veri, sia di valutazione che SOPRATTUTTO di assunzione (tempistiche trasparenti e veritiere IN TESTA).
2. Una scuola che lascia fuori la gente che finora ha lasciato fuori, è una scuola che merita di crollare. Vale per i bocciati all'orale, vale per i bocciati allo scritto, vale per i non abilitati che sono stati ABBANDONATI dopo un fantomatico bando che doveva uscire a luglio. Vale per tutti. Senza guerre da poveri straccioni.
Avevo promesso una valutazione politica.
Tanto vi dovevo.
Infinita solidarietà a chi è rimasto fregato.
Fanculo al MIUR e a tutti i suoi galoppini.
da Facebook
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