Lo scorso 9 luglio si è chiusa con successo la prima edizione del corso di formazione “Sbilanciamo le città. Capire e cambiare i bilanci locali”, organizzata a Roma da Sbilanciamoci! e openpolis. Quaranta persone da tutta Italia – singoli cittadini, membri di associazioni, movimenti, partiti, sindacati, rappresentanti eletti, e moltissimi i giovani – hanno preso parte alla due giorni del corso, che è servito per rispondere a questioni cruciali per tutti quelli che sono impegnati o intendono impegnarsi sul territorio in percorsi di attivismo e partecipazione civica, sociale, sindacale, politica: come si legge un bilancio comunale? Da quali voci è costituito, e come viene organizzato? Come valutarne la trasparenza e l’affidabilità?
Il corso ha avuto appunto l’obiettivo di fornire le competenze e gli strumenti essenziali per comprendere e analizzare i bilanci dei comuni: una cassetta degli attrezzi utilissima, proprio perché la capacità di condurre in modo efficace mobilitazioni, campagne, vertenze locali non può prescindere dall’acquisizione di una conoscenza adeguata e aggiornata della finanza locale. Questo vale a maggior ragione oggi, in una fase economico-finanziaria estremamente complicata per i Comuni: ad essi, secondo l’Anci, è stato chiesto di contribuire al risanamento della finanza pubblica con 17 miliardi di euro dal 2008 al 2015 (oltre 12 dei 17 totali sono arrivati a partire dal 2010).
I continui tagli dei trasferimenti del Governo ai Comuni si sono inevitabilmente tradotti in un forte aumento delle imposte locali e, troppo spesso, nella diminuzione dell’offerta e della qualità dei servizi locali. Un recente studio della Uil attesta che nel 2015 sono stati pagati dai contribuenti sette miliardi di imposte locali in più rispetto al 2013, tra addizionali regionali e comunali Irpef, Imu, Tasi, tariffa rifiuti. Secondo un altro recente dossier di openpolis, la pressione tributaria procapite nelle quattro maggiori città italiane (Roma, Milano, Napoli, Torino) è aumentata del 37,6% in dieci anni, dal 2005 al 2014.
A tutti gli effetti, la combinazione tra politiche di austerità stabilite in sede europea e piani di contenimento dei conti pubblici nazionali sta ricadendo e producendo i suoi effetti più pesanti proprio su Comuni e amministrazioni locali, ovvero le istituzioni più prossime ai cittadini. A farne le spese sono, al solito, i più svantaggiati: anziani con basse pensioni e privi di adeguata assistenza sociosanitaria, disoccupati e lavoratori precari, giovani senza prospettive né abitazione, migranti ai quali sono negati diritti e accoglienza, donne per le quali la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro resta un miraggio.
Proprio a partire da dati e tendenze come queste – e intercettando una forte domanda dal basso – è maturata la volontà di dar vita a un corso di formazione sui bilanci comunali, con lo scopo di facilitare quanto più possibile la capacità di leggere e intervenire sulle manovre di bilancio locali grazie alla presenza di relatori esperti, da Angelo Marano a Marcello Degni, da Efisio Espa a Vittorio Alvino, da Vincenzo Comito a Leopoldo Nascia e Nereo Zamaro.
Questa prima edizione si è così articolata in sette sessioni di lavoro che hanno toccato gli snodi principali del processo di bilancio (normative, vincoli e procedure, struttura, programmazione, implementazione), alternando sessioni teoriche, momenti di confronto e scambio collettivo e laboratori di apprendimento collaborativo, come quello modellato sulla piattaforma openbilanci.it o come il gioco di ruolo che ha simulato le fasi di preparazione, discussione e approvazione di un bilancio comunale.
Insieme all’ottima riuscita di questa prima edizione appena conclusa, c’è da registrare infine il grande interesse che il corso continua a suscitare: per rispondere a questa richiesta, Sbilanciamoci! e openpolis stanno progettando una seconda edizione da tenersi a breve, nel prossimo autunno. A questo proposito, tutti i potenziali interessati a prendere parte all’iniziativa sono invitati a scrivere all’indirizzo mailinfo@sbilanciamoci.org.
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