giovedì 18 agosto 2016

Si può fare! Progettare Case di Paglia – intervista a Roberta Marini, Bioarchitetto della comunità della case di Paglia dell’Oltrepò pavese

Logo Architettura Ecologica di Roberta Marini – BioArchitetto

Roberta Marini è un Bio Architetto che nel 2007 ha deciso di ritornare alla terra d’origine concentrando la maggior parte dell’attività sul territorio convinta che le radici siano una chiave importante di comprensione e rilettura di un territorio prezioso, ma da sempre non abbastanza valorizzato.

puntoponte.wordpress.com

“Partecipo socialmente alle attività che si incentrano sulla salvaguardia e sullo sviluppo sostenibile dell’Oltrepò pavese lavorando attivamente nei settori dell’edilizia e del paesaggio sia in forma pubblica che privata.Mi occupo di progettazione e realizzazione di edilizia sostenibile privata spesso anche in autocostruzione. Lavoro senza filtri per promuovere un’edilizia e una valorizzazione del paesaggio e dell’agricoltura che ripartano da una nuova ecologia. Ad oggi ha contribuito con i suoi progetti a piantare in Oltrepò pavese circa 5000 piante”.



D: le tue coordinate biografiche e professionali?

R: Sono laureata in Architettura ma dopo la Laurea ho fatto due anni di specializzazione all’ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica) di Milano seguiti poi da un notevole numero di corsi teorico/partici sulle varie sfaccettature del costruire in bioedilizia; Sono nata in Oltrepò. Ho aperto la mia attività di Architetto nel 2007: femmina, giovane in un mondo come quello dell’edilizia che è quasi totalmente maschile. Io mi sono messa a lavorare qui convinta che l’Oltrepò pavese sia un territorio meraviglioso, solo poco valorizzato e sfruttato malamente; all’inizio è stato difficile perché parlando di bio architettura vai oltre “le regole”, viaggi tra le righe. Poi magicamente è partita questa esperienza di “comunità”.






D: quale è la situazione dal punto di vista normativo in merito alle costruzioni di case in Paglia?

R: A livello autorizzativo non vi è differenza rispetto ad una casa tradizionale anche perchè l’aspetto finale di una casa in paglia non si allontana da quello con altri materiali: a livello strutturale si fa riferimento alla struttura in legno che la sostiene. In termini di normativa specifica sulla costruzione di case in paglia e di manuali tecnici del buon costruire con questo materiale  in Italia siamo ancora all’anno zero. Noi progettisti che vogliamo occuparci di paglia facciamo riferimento a materiale tecnico prodotto in Francia, Austria e Germania, ma questo sapere non è diffuso perchè manca documentazione accessibile a tutti, tradotta e quindi utilizzabile come punto di riferimento anche per le pubbliche amministrazioni. Un discorso leggermente diverso è se si apre il capitolo dell‘autocostruzione alla quale oggi la paglia è ancora molto legata. Per l’autocostruzione in Italia viviamo un problema di poca chiarezza normativa; se una persona vuole autocostruirsi una casa in Italia è al limite della legalità Mi spiego: le normative di sicurezza sui cantieri prevedono che chi vi lavora abbia una posizione INAIL, non c’è esplicitamente scritto che il proprietario non si può fare la casa però non avendo tale posizione INAIL ci si trova di fronte ad un problema. Noi costruiamo, abbiamo trovato una serie escamotage, e finché non si fa male nessuno va tutto bene, ma ciò non vuol dire comunque essere in regola. Io non ho gli strumenti per fare proposte legislative e nemmeno per cambiare le regole anche se so che su alcuni fronti si sta cercando di fare chiarezza. Penso è la casa sia un diritto fondamentale, un bisogno primario e che il proprietario abbia il diritto di voler partecipare alla sua costruzione.

D: cosa vuol dire costruire in paglia?

R: Io ho in cantiere 5 case in paglia e sono 5 storie completamente diverse. Sono partita con gli stessi concetti e siamo approdati a cinque risultati variamente differenti. Adesso ne ho in progetto altre due però vogliamo introdurre la prefabbricazione perché solitamente le costruzioni in paglia sono legate all’autocostruzione ( cioè alla volontà del proprietario di partecipare al processo di costruzione) e la prefabbricazione “sdogana” la paglia nell’edilizia più tradizionale perché consente anche a chi non vuole autocostruirsi una casa in paglia di poterla comunque realizzare a dei costi accessibili perchè nel processo viene ottimizzata la manodopera che nel percorso autocostruttivo è affidata al proprietario. Esistono già delle ditte in Belgio e in Inghilterra che lavorano con pannelli in paglia prefabbricati. Questo consente di uscire dal mondo dell’autocostruzione e di poter utilizzare la paglia che è pur sempre un materiale delle prestazioni eccezionali rispetto a quanto offre il mercato.. Mi riferisco a qualità, prezzo, acustica, isolamento termico, sfasamento, la paglia ha prestazioni meravigliose e poi è un materiale disponibile nelle nostre zone, è uno scarto di produzione anche se ha tanti possibili utilizzi.



case di paglia con struttura portante in legno


















D: come viene realizzata una casa in paglia?

R: Le case in paglia hanno solitamente la struttura portante in legno, perché la normativa italiana non permette di costruire con la paglia portante che quindi può essere utilizzata per realizzare pareti di tamponamento e isolamenti di tetti o solette piane. I tamponamenti realizzati in paglia e la struttura in legno vengono poi intonacati in interno e in esterno. Solitamente per il rivestimento esterno delle case in paglia si usa la calce (meglio se grassello di calce) mentre per quello interno spesso uso terra cruda anche se in alcuni casi abbiamo utilizzato calce sia in interno che in esterno. Il risultato finale è una casa dall’aspetto “normale”. L’intonaco tecnicamente è composto da tre strati: il fondo, l’intonaco di corpo e la finitura. Le mescole dei vari strati di intonaco possono variare e variano nelle differenti esperienze. Ci sono varie fibre che si possono aggiungere alle mescole a seconda dello strato di intonaco che si sta realizzando, paglia ma anche sterco di cavallo. Lo sterco di cavallo è erba tritata, digerita, priva di odore una volta stagionato, una fibra molto fine che va benissimo negli strati più superficiali di intonaco. Nel mondo dell’autocostruzione certamente si adottano delle regole tecniche ma poi ogni auto costruttore ha la propria idea dei materiali da utilizzare e le proprie esperienze che spesso portano a sperimentare sempre nuove cose e questo fa sì che vi siano diversi modi di realizzare una casa in paglia. Gli stessi muri di tamponamento presentano diverse tecniche di realizzazione.

D: quali tecniche stai sperimentando per l’utilizzo della paglia?

R: La paglia non è un materiale edile e quindi va “addomesticata”. In questo momento sto costruendo i tamponamenti utilizzando dei cassoni costruiti il più possibile con legno di recupero in cui viene inserita la paglia che viene poi compressa con delle cinghie. La realizzazione di questi cassoni è fatta a terra, il che facilita di molto la messa in opera; il risultato è una muratura più regolare ed omogenea, la compressione permette di dare più consistenza e uniformità al muro e rende l’edificazione in paglia meno legata al modulo delle ballette, permette insomma molta più libertà. La tecnica della compressione a terra è ottima anche perché non sempre le balle di paglia che si utilizzano presentano le stesse caratteristiche tecniche e in questo modo si riesce ad uniformare il materiale. Oggi il mercato è fatto da autocostruzione più o meno raffinata ma non di vera prefabbricazione, cioè di imprese che si occupano di prefabbricazione in Italia non ce ne sono ancora.



preparazione e messa in opera di pareti in paglia



















D: turismo e case in paglia. Le case in paglia dell’Oltrepò sono anche utilizzate a fini turistici?

R: Tre di queste esperienze di case in paglia che stiamo realizzando in Oltrepò pavese sono anche collegate al turismo:

  • la prima casa che abbiamo realizzato in Oltrepò è del 2009 ed è stata autorizzata anche come Agriturismo, ha una superficie di 350 metri mq ed è composta dalla zona giorno, da un salone espositivo dove vengono serviti prodotti biologici, un laboratorio di trasformazione dei prodotti dell’azienda agricola, ed una zona notte composta da 7 camere di cui 4 destinate all’accoglienza turistica;

  • la seconda nasce come abitazione privata ma anche qui si stanno sviluppando attività culturali legate alla danza e allo di yoga, che coinvolgeranno anche l’abitazione;

  • la terza nasce anch’essa come abitazione privata affiancata però da laboratorio di trasformazione dei prodotti agricoli.

I progetti e gli abitanti di queste case sono in evoluzione cosi come gli edifici che stanno realizzando … quindi resta solo stare a guardarne gli sviluppi futuri.

D: nella progettazione introduci anche principi di Feng Shui?

R: per me il Feng Shui è per molte parti poco comprensibile perché è radicato dentro altre forme culturali che non conosco e che non mi appartengono e di conseguenza tante cose io non le capisco, sono per me inaccessibili. Come faccio ad applicare una cosa che non capisco? Per quel che mi è possibile comprendere però mi interessa e ne riconosco anche la valenza e Di conseguenza ho provato a studiare il neo Feng Shui che è una sorta di traduzione occidentale di questa disciplina. I principi base sono gli stessi, un pò ripuliti di tutto ciò che è più legato strettamente alle credenze orientali ma per la mia forma culturale è più comprensibile e quindi faccio attenzione ad applicarne i criteri nella progettazione. Allo stesso modo applico i principi della bioclimatica, lo studio del luogo e dell’orientamento che comunque sono principi antichi ed universali per il buon costruire .



autocostruzione della casa in paglia


D: quali sono i costi di una casa in paglia?

R: Il costo di una casa è molto variabile, dipende ovviamente dalle soluzioni che adotti, ma anche da cosa sei in grado di fare se ti poni nell’ottica di autocostruire. Con l’autocostruzione si riesce spesso ad abbassare il costo di una casa anche se a conti fatti ritengo che il costo della manodopera del proprietario non si possa del tutto non considerare. Se dovessimo dare un valore all’opera dell’autocostruttore il costo di una casa in paglia lieviterebbe sensibilmente. Viceversa con l’utilizzo della prefabbricazione nelle case in paglia stiamo cercando di rendere le cose più standardizzate e quindi più chiare. Se io prendo una casa in paglia, con le sue prestazioni ( e cioè se vogliamo dargli una classificazione energetica ci aggiriamo fra la classe A e A+) e la paragono ad una casa in Classe A tradizionale il costo della prima è notevolmente inferiore. Se invece lo paragono ad una casa fatta con soluzioni da edilizia tradizionale (e cioè per norma una classe C ) i costi sono quasi equivalenti. Quindi si può dire che la casa in paglia costa come l’edilizia tradizionale con delle prestazioni di gran lunga superiori e costi di gestione quasi nulli. Certo a determinare i costi di una casa in paglia come per le altre concorrono le finiture, le soluzioni che adotti per gli impianti tecnologici, etc, si può stare tranquillamente intorno ai 1200/1500 Euro al metro quadro ed eventualmente abbassarli con l’intervento dell’autocostruzione. Con una casa di paglia hai delle prestazioni che non hanno eguali rispetto ad un prodotto tradizionale di edilizia: fresca d’estate e calda d’inverno. Faccio un esempio in una casa che oramai è abitata per più di metà abbiamo uno spazio praticamente unico di circa 150mq scaldato con una stufa ad inerzia. Bene, in inverno , portata la casa in temperatura (circa 20°) e poi chiusa la casa scende di temperatura per circa un grado al giorno.





D: quali sistemi di riscaldamento si adottano nelle case in paglia dell’Oltrepò pavese?

R: Adottiamo per il riscaldamento principalmente delle stufe ad inerzia che sono derivate dal concetto delle stube altoatesine piuttosto che dalle stufe russe; sono stufe progettate ad ok per l’abitazione e realizzate in opera, che hanno un altissimo rendimento sviluppando un ottima combustione, e che recuperano ed accumulano il calore dei fumi post combustione, permettendo quindi, associate ad un buon isolamento, di utilizzare pochissima legna. Faccio un esempio: abbiamo utilizzato questo tipo di riscaldamento in una abitazione ristrutturata ormai conclusa da anni in Oltrepò a circa 700 s.l.m, un edificio quasi totalmente in pietra., dalla superficie di circa 100mq, isolata con un cappotto esterno in lana di roccia di 15 cm di spessore: con circa 30 quintali di legna l’anno e con una stufa ad inerzia riscalda, produce acqua calda per l’integrazione del riscaldamento nel bagno, e cucina. La stessa accensione del riscaldamento invernale avviene dopo oltre un mese rispetto alle case vicine. Tutto ciò si ottiene ovviamente anche grazie ad accorgimenti progettuali, buon orientamento ed accumulo passivo dell’energia che sole e luogo ci mettono a disposizione. La stufa ad inerzia pero è una soluzione di riscaldamento per case che devono essere vissute, perchè per funzionare bene deve essere sempre tenuta calda, viceversa si possono adottare stufe tradizionali ma con il recupero fumi nel caso in cui la casa non venga usata con frequenza. Mi è anche capitato di usare il riscaldamento a pavimento ma vorrei far notare che anch’esso lavora ad inerzia e che anch’esso va bene per case vissute e non per case utilizzate saltuariamente. Sicuramente una stufa ad inerzia ha il vantaggio di essere essenzialmente poco tecnologica e quindi molto più semplice a livello di manutenzione se si vuole fare un paragone di costi un impianto di riscaldamento per una casa di circa 150/200mq composto per esempio da caldaia a condensazione con integrazione con pannello solare termico ( oppure una pompa di calore con fotovoltaico ) e pannelli a pavimento può costare tranquillamente fra i 15mila e i 20mila euro; una stufa ad inerzia con integrazione da impianto solare termico può arrivare a 10mila euro… ovviamente stiamo parlando a grandi linee, perchè le variabili in gioco sono tante.

D: la filiera della paglia da costruzione

Quando ho realizzato la prima casa di paglia sono andata in crisi perché la paglia non mi piaceva, e non mi piaceva nemmeno come la mettevano in opera. Con dei miei colleghi abbiamo elaborato un modo tutto nostro di posare la paglia che poi è stato stravolto da ogni singolo autocostruttore però ci ha reso più liberi nella progettazione e più precisi nella posa in opera. Noi comprimiamo a terra la paglia utilizzando dei cassoni. Il punto cruciale sono però le ballette di paglia che arrivano da un mondo che non è quello dell’edilizia con le sue prescrizioni e regole ma che è quello dell’agricoltura. Non c’è ancora una filiera, ma in prospettiva bisognerà arrivare a individuare una serie di produttori, farsi preparare le balle di paglia adottando certi accorgimenti in modo da diminuire le variabili in cantiere. Bisognerebbe lavorare a più stretto contatto con i fornitori e cioè con gli agricoltori in modo da prepararli. Sulla prefabbricazione stiamo mettendo in piedi una filiera semplice che per adesso si sta concentrando su progettazione e realizzazione ma che di certo col tempo vorrà sempre più interfacciarsi con il mondo agricolo della produzione della paglia.

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