Pippi Mellone assurge alle cronache per l'ordinanza contro il lavoro nei campi nelle ore più calde che ha scatenato la rivolta delle aziende agricole neretine: “Basta sfruttamento”. Accostato a Casapound, si dice favorevole alle unioni civili e alla liberalizzazione delle droghe leggere.
Lorenzo GaleazziLo chiamano il sindaco di Casapound che aiuta gli immigrati. Lui si smarca sottolineando che non ha mai militato nell’organizzazione anche se essere associato ai fascisti del terzo millennio “non è assolutamente un’offesa”. Sui migranti invece parla molto chiaro: “Bisogna farla finita con l’infamia dello sfruttamento dei braccianti africani che da più di vent’anni macchia il territorio di Nardò”.
E’ Pippi Mellone, neo-primo cittadino del popoloso paese a sud di Lecce, che, sostenuto da una serie di liste civiche, si è imposto per soli 95 voti sul candidato del Pd e sindaco uscente Marcello Risi ai ballottaggi del 19 giugno.
Un amministratore fasciocomunista nella terra dei caporali? “Amo molto il libro di Antonio Pennacchi, ma rifuggo dalle categorie del passato”, risponde accalorandosi pur rivendicando la sua storia politica “orgogliosamente ancorata ai valori della destra sociale e post-missina”.
Mellone assurge alle cronache nazionali, quando il 15 luglio, meno di un mese dopo il suo insediamento, firma un’ordinanza comunale che vieta il lavoro nei campi nelle ore più calde della giornata fino al 31 agosto. “Quando l’anno scorso morì un bracciante mentre lavorava sotto il sole a 40 gradi proposi la stessa legge che però venne bocciata dalla maggioranza del Partito democratico”.
E il mantra del “prima gli italiani” proprio della destra estrema? “Chi rischia la vita nelle campagne non ha colore né religione, è solo un uomo e io non ho intenzione di celebrare nessun funerale con la fascia tricolore al petto”.
La normativa anti-caldo del sindaco ha scatenato l’insurrezione di alcuni imprenditori agricoli che ne hanno chiesto l’annullamento a prefetto e Tar di Lecce, ma la giustizia amministrativa l’ha confermata perché “adeguatamente motivata per la salvaguardia della salute dei lavoratori nelle campagne”. E lui, forte della vittoria incassata, coglie la palla al balzo per picchiare duro: “Voglio ricordare che alcune di quelle aziende sono le stesse coinvolte nell’operazione Sabr del 2012 sul caporalato per riduzione in stato di schiavitù”. Un“me ne frego” alle proteste di chi è a processo per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro nero: “Se io sono il sindaco dei migranti, come sono stato definito, vuole dire che chi c’era prima di me era il sindaco degli schiavisti”.
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