martedì 16 agosto 2016

Roma, Olimpiadi 2024: una sciagura da evitare a ogni costo

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Roma, Olimpiadi 2024: una sciagura da evitare a ogni costoDue cose sono certe e indiscutibili con riferimento alle Olimpiadi. La prima, che sono occasione di guadagni ghiotti per le lobby fameliche dei costruttori e altre cricche in genere poco o nulla attente al bene comune e invece attentissime ai benefici che ne possono ricavare. Meglio di un terremoto, per intenderci. Anche qui c’è da fregarsi le mani e da fare parecchi quattrini. La seconda, che in genere esse comportano pesanti perdite per la società e gli organismi pubblici. Secondo un recente articolo di Tim Hartford sul Financial Times, giornale serio che però non è proprio un organo di esaltati altermondialisti, esse provocano spese infinite e dissesto finanziario.
L’articolo, che “stranamente” non ha trovato spazio sulla nostra stampa mainstream libera e obiettiva, afferma che “ospitare le Olimpiadi è come costruire una chiesa per un unico, magnifico matrimonio.
Le costose strutture saranno usate al massimo della loro capacità solo per un breve periodo. Poi resteranno sottoutilizzate o, nel migliore dei casi, saranno riconvertite in modo intelligente, ma con altre spese”. E ancora “in base a una stima ragionevole, ospitare le Olimpiadi oggi costa almeno dieci miliardi di dollari. Tenuto conto di questa cifra, è praticamente certo che un’Olimpiade comporti delle perdite. Una città, infatti, può aspettarsi entrate per quattro miliardi di dollari: uno dalla vendita dei biglietti, uno dagli sponsor e uno dalla tv”. Falsificazione dei dati e reclutamento a peso d’oro di “esperti al di sopra delle parti” disposti a magnificare gli effetti dell’impresa costituiscono per questi motivi, prosegue Hartford, prassi comunemente utilizzate dagli sponsor e dagli amministratori pubblici loro asserviti. E gli esempi non mancano.
Opportunamente intervistato dal FattoMario Monti, altro neoliberista serio, spiega dettagliatamente i motivi e le circostanze del suo rifiuto di ospitare le Olimpiadi quando si trovava a Palazzo Chigi. Cos’è cambiato da allora? Nulla, anzi la situazione economica, e quella dei conti pubblici in particolare, è ancora peggiore e lo diventa ogni giorno di più. O meglio, una differenza c’è, ed è costituita dalla presenza alla Presidenza del Consiglio di persona certamente meno competente e seria di Monti (chi ci tocca di rimpiangere), che si spende in ogni modo per promuovere, contro la volontà espressa dalle istituzioni cittadini e dagli abitanti, Roma a sede delle prossime Olimpiadi. E a questo fine, oltre che per fare un po’ di pubblicità a qualche marchio più o meno nazionale e a se stesso, si è spinto fino a Rio con famiglia e famigli al seguito.
Il triste esempio della Grecia, che ospitò a caro prezzo la manifestazione sportiva prima di sprofondare nelle sabbie mobili del debito ed essere commissariata dai creditori, costituisce del resto un monito preciso e ineludibile. Roma ha bisogno di ben altri investimenti che facciano i conti con i problemi irrisolti della nostra metropoli, dai trasporti ai rifiuti, dalla casa alla cultura.Virginia Raggi è stata eletta dai cittadini romani proprio per questo e occorre augurarsi che tenga fronte all’offensiva delle lobby, scatenatissime e molto presenti nella stampa locale e nazionale.
Sarebbe però forse a tale fine stato necessario accordare maggiore attenzione alla proposta, recentemente rilanciata da Stefano Fassina, di un referendum cittadino in materia. La motivazione addotta dal gruppo consiliare cinque stelle per giustificare la propria astensione in materia pare sia stata che già c’è una proposta sulla quale i Radicali stanno raccogliendo le firme. Benissimo, purché si faccia, non è certo questione di primogeniture. Ma la cittadinanza romana deve avere la possibilità di dire la propria in merito e a ogni modo il Consiglio comunale, dove una volta tanto le lobby sono in netta minoranza, deve esprimere con nettezza la propria contrarietà all’ipotesi suicida caldeggiata solo da chi è ben consapevole di poterci guadagnare. E parecchio. A scapito beninteso della città e delle sue esigenze reali secondo lo schemino tipico del neoliberismo, “perdite pubbliche e profitti privati”, che dovrà essere sconfitto dall’eterna città dei sette colli.

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