martedì 16 agosto 2016

Quel massacro dimenticato degli operai italiani nelle saline francesi

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Sporchi, "tristi, straccioni". Così i giornali dell'epoca definivano gli immigrati piemontesi e toscani che ogni anno venivano impiegati a cottimo per raccogliere il sale in Camargue. Fino a quando, il 17 agosto del 1893, al grido di "Viva l'anarchia, morte agli italiani", una folla di francesi non li inseguì per cacciarli. Perché "rubavano lavoro". Ne uccisero dieci, e ferirono centinaiaQuel massacro dimenticato degli operai italiani nelle saline francesi

DI JOSHUA EVANGELISTASodol Colombini stringe tra le mani il cappello di panama mentre guarda il sole infrangersi nell'acqua che circonda le piramidi di sale: non riesce a mandarlo via, quel sale, nemmeno dopo essere andato in pensione. Una vita passata nella Camargue, la sua, tra sabbia e paludi, a seguire tutta la filiera della lavorazione dell'oro bianco diAigues-Mortes. Intervallata da dodici anni, dal 1977 al 1987, in cui è stato sindaco della sua città, sempre dalla parte dei colleghi operai, compagni di mille lotte sindacali.

È proprio agli inizi della sua esperienza da primo cittadino che Sodol, figlio a sua volta di operai antifascisti di chiara origine italiana, scopre che le mura della sua città nascondono un segreto, di quelli che «si sussurrano a bassa voce, per non farsi sentire dai bambini». Quando il circolo anziani della cittadina provenzale gli chiede il patrocinio su un convegno sugli eventi, Colombini scopre che a Aigues-Mortes, nel 1893, era stato perpetuato un pogrom, un massacro xenofobo, per qualcuno addirittura “il peggiore della storia della Francia contemporanea”.

Tra il 16 e il 17 agosto del 1893, al grido di “Viva l'anarchia”, i nonni dei suoi concittadini si erano organizzati e avevanodeliberatamente deciso di uccidere gli operai italiani stagionali assunti nelle saline, rei di rubare il lavoro e di accettare le condizioni penalizzanti dei padroni.

Fu durante gli anni di Colombini sindaco che una delle pagine più brutte della storia operaia europea emerse dall'oblio, grazie a una serie di ricerche condotte da storici italiani e francesi. Un lavoro non facile, visto che gli ultimi testimoni dell'eccidio erano morti negli anni '50 e con loro il ricordo della strage, sconosciuta anche agli immigrati italiani di seconda e terza generazione, come lo stesso Colombini.



Eppure a fine Ottocento i fatti di Aigues-Mortes avevano aperto una profondissima crisi diplomatica tra Francia e Italia;Edoardo Scarfoglio sul Mattino aveva invocato una guerra ai francesi e nella penisola le voci sul massacro avevano condotto a manifestazioni di massa a Genova, Milano, Roma e a Napoli, dove migliaia di insorti si erano scontrati con i bersaglieri.

Poi, complici le due guerre mondiali e una nuova ondata migratoria dall'Italia, il silenzio. Secondo l'economista e filosofo Serge Latouche, padre della teoria sulla decrescita felice e profondo conoscitore dei processi di occidentalizzazione del secolo scorso, i governi ebbero tutto l'interesse, ad un certo punto, a insabbiare una vicenda pruriginosa di questo genere. «Abbiamo preferito, noi francesi e voi italiani, riscrivere una storia alternativa fatta di amicizia e fratellanza, un modo per condividere lo 'sfruttamento' verso il resto del mondo».

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