Terza conquista in poche ore per il gruppo estremista islamico, che ora minaccia anche i curdi. L'inviato delle nazioni Unite: "Siamo estremamente preoccupati". Luglio mese di sangue: quasi 1800 le vittime di atti terroristici.
repubblica.itBAGDAD - "Circa 200mila persone sono in fuga dal nord dell'Iraq, è una tragedia umanitaria, siamo estremamente preoccupati". Non usa mezzi termini Nickolay Mladenov, inviato delle Nazioni Unite a Baghdad, commentando l'avanzata dell'Isis (Stato islamico dell'Iraq e del Levante) anche nell'area settentrionale del Paese. Una zona prevalentemente occupata dai curdi che, anche grazie ai loro guerriglieri peshmerga, sinora erano riusciti a respingere gli attacchi degli estremisti islamici che stanno minacciando l'Iraq e la Siria.
Oggi, del resto, c'è stata la terza conquista in poche ore nell'Iraq settentrionale da parte delle milizie sunnite dello Stato Islamico: dopo Zummar e Sinjar, i jihadisti hanno infatti assunto il controllo anche di Wana, situata sempre nella provincia di Ninive, una quarantina di chilometri a nord di Mosul. La notizia, riferita da testimoni oculari, è stata poi confermata da fonti riservate dell'amministrazione autonoma regionale curda. La città sorge nei pressi della diga di Chambarakat sul fiume Tigri, la più importante del Paese. Nelle mani dei guerriglieri è caduto inoltre il campo petrolifero di Ain Zalah con la raffineria adiacente.
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Secondo le Nazioni Unite, luglio è stato un mese tragico per l'Iraq, in particolar modo per i suoi civili. A causa di atti di terrorismo o di violenza, spesso perpetrati dall'Isis guidato dal "califfo nero" Al-Baghdadi, infatti, sono morte 1.737 persone, mentre altre 1.978 sono rimaste ferite. Intanto, il governo di centrale di Bagdad, lacerato da faide interne che comunque non hanno portato alla destituzione del contestato premier sciita Al Maliki, sembra incapace di fronteggiare la minaccia fondamentalista.
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