Nello stabilimento Fiat di Kragujevac in Serbia (qui viene prodotta la 500L) gli operai sono entrati in agitazione contro le condizioni di lavoro giudicate sfavorevoli dal contratto. “Inaccettabili”, secondo il Consiglio anticorruzione serbo, il quale fa sapere di aver ricevuto solo una parte del contratto stipulato nel 2008 tra Fiat e Belgrado.
Una
mancanza giustificata dall’azienda con una nota sui «segreti industriali
e commerciali cruciali per il successo della joint venture» impossibili
da divulgare, confermata poche ore fa anche dal nuovo premier
serbo Aleksandar Vučić, il quale in campagna elettorale aveva promesso
che avrebbe reso noti i termini dei cosiddetti accordi segreti tra cui
quello tra il governo di Belgrado e la Fiat. Passate le elezioni si è
rimangiato la parola data sullo svelamento dei segreti della Fiat in
Serbia: “Per quanto riguarda la Fiat, il contratto non verrà purtroppo
reso noto. E’ l’accordo in cui lo Stato serbo ha speso più soldi” si è
limitato a dire Vucic. Fiat Automobili Srbjia (Fas) pesa nell’economia
della Serbia con più di 1,2 miliardi di euro investiti e oltre 3000
lavorati occupati. In un paese dove la disoccupazione è al 30% e solo a
Kragujevac interessa 20mila persone, molte in cassa integrazione a 60
euro al mese. Per contro la Fiat riconosce ai suoi dipendenti stipendi
impensabili in gran parte dell’Europa e negli Usa, tra i 350 e i 400
euro al mese, questo nonostante avesse ottenuto all’atto del suo
insediamento agevolazioni statali per 10mila euro per ogni posto di
lavoro creato e un investimento iniziale serbo da 200 milioni oltre ai
500 per la Banca Europea di investimenti.
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