Matteo Renzi ha promesso un big bang, ma i dossier che verranno depositati venerdì prossimo sul tavolo del Consiglio dei ministri oscillano tra il suono deflagrante di un’esplosione e il timido tintinnare di un campanello.
Il 29, nei piani di Palazzo Chigi, verranno varati tra provvedimenti di peso: la riforma della scuola, quella della giustizia e il cosiddetto Sblocca Italia, un decreto omnibus di sburocratizzazione e rilancio dell’economia. Il 30, preso il volo per il Belgio, il presidente del Consiglio punta ad uscire dal vertice europeo con la firma dei 28 sotto il nome di Federica Mogherini quale nuovo Alto rappresentante della politica estera del Vecchio Continente.
Ma, se nel secondo caso l’obiettivo appare ad un passo, è il fronte interno che desta le maggiori preoccupazioni nella mente dell’ex rottamatore.
SCUOLA – Assunzione di oltre 100mila precari, nuovo sistema di valutazione degli insegnanti, riduzione di un anno delle medie superiori per ritornare in linea con i tempi di scolarizzazione previsti in gran parte dell’Europa, apertura al mondo del lavoro, potenziamento (fin dalle elementari) delle lingue straniere e dell’educazione informatica. Questi i punti principali emersi unendo i puntini tra le (poche) anticipazioni fornite dal ministro Stefania Giannini e le indiscrezioni trapelate sulla stampa. Ma nessuno di questi troverà attuazione immediata. Venerdì, confermano all’Huffpost più fonti al massimo livello di viale Trastevere, verranno presentate unicamente le linee guida.
“È escluso che ci possa essere un provvedimento concreto già dal prossimo Cdm – spiegano – o che qualcosa possa venire inserito nello sblocca Italia”. D'altronde, è una circostanza fatta intuire anche da Filippo Taddei, responsabile economico del Pd: "Distinguiamo la discussione dagli impegni". La road map ricalca la strada già percorsa sulla giustizia dal ministro Andrea Orlando: una serie di slide per punti, un periodo di due o tre mesi di consultazioni con il mondo della politica e degli addetti ai lavori, al termine dei quali presentare un decreto o un disegno di legge. Nulla da fare dunque per quest’anno (“Non ci sarebbero stati i tempi”) e fiato sospeso, soprattutto da parte dei tanti precari del comparto, sul testo reale che scaturirà dai 60/90 giorni di discussione e decantazione. Dal provvedimento rimane poi esclusa del tutto la questione della riforma delle regole sul finanziamento sulle scuole paritarie: “Su quel fronte non c’è nulla, è un tema troppo delicato per essere trattato in questo momento”.
GIUSTIZIA – È proprio la partita gestita dal ministro Andrea Orlando a destare preoccupazioni nel mondo della scuola. Dei dodici punti presentati un paio di mesi fa, due (quelli relativi alle intercettazioni e al Cdm) sono stati rinviati a data da destinarsi. Dei dieci rimanenti, solamente quello relativo al dimezzamento dell’arretrato del processo civile, dovrebbe rientrare in un decreto legge ad hoc. Per gli altri sono allo studio singoli disegni di legge, i cui tempi di approvazione risultano estremamente più lunghi (e vaghi) e la cui contrattazione parlamentare lascia spazio a modifiche sostanziali.
Un complesso di norme che, oltre ad essere già stato bocciato da Forza Italia, segnala un montare di tensioni all’interno della maggioranza, con il Nuovo centrodestra estremamente critico su una serie di punti, primo fra tutti quello concernente i termini delle prescrizioni. Difficoltà ammesse dallo stesso Orlando (“Sono emerse alcune differenze di approccio”), che si è affrettato a specificare che manterrà “l’obiettivo di portare al Cdm tutto il lavoro che è stato elaborato”. Una precisazione che da un lato sottolinea il rischio di spaccature non superficiali all’interno della compagine di governo, e dall’altro evidenzia che il testo è ancora suscettibile a sensibili modifiche. Una situazione quasi emergenziale, sul quale tra via Arenula e Palazzo Chigi hanno intavolato un fitto confronto.
Non è casuale il tweet serale del premier, che ha circoscritto “l’obiettivo” del governo al dimezzamento “entro millegiorni dell’arretrato del civile e a garantire il processo civile in primo grado in un anno, anziché tre come oggi”. Guarda caso proprio quell’unica norma che dovrebbe essere assunta per decreto.
SBLOCCA ITALIA – Ancora più intricato il rebus sul provvedimento economico che, tra le altre cose, dovrebbe sburocratizzare una lunga serie di procedure e favorire l’apertura di una serie di cantieri di medie e piccole opere infrastrutturali. Pier Carlo Padoan per il momento non si è sbilanciato pubblicamente, ma dal ministero dell’Economia sono filtrate preoccupazioni sulle coperture. Un primo incontro tra Renzi e il titolare di via XX settembre non sembra essere stato risolutivo. L’entourage di un ministro di primo piano fotografa efficacemente la situazione: “Abbiamo in mano la lista dei provvedimenti, ma non sappiamo nulla sulle coperture, per cui al momento non abbiamo idea di quelli che rientreranno nel testo definitivo e quelli che rimarranno fuori”.
Padoan in mattinata incontrerà Maurizio Lupi, titolare del dicastero maggiormente interessato dal pacchetto di norme, e subito dopo farà il punto con Renzi. Ma se il ministro tiene la bocca cucita, è il suo sottogretario Giovanni Legnini a spiegare che “non è escluso- che tutte le misure che richiedono risorse fresche andranno rinviate”. Parole che vanno oltre a quelle pronunciate al Meeting di Rimini dal titolare delle Infrastrutture, che aveva spiegato che sarebbe stato possibile che i soldi per molti dei punti del decreto sarebbero state rimandate alle legge di stabilità. Insomma, sì allo sblocco di fondi bloccati e mai utilizzati, sì ad un primo taglio delle municipalizzate improduttive, no a qualunque tipo di provvedimento che comporti oneri per le casse dello stato.
I (tanti) problemi sul piano nazionale dovrebbero essere compensati il giorno seguente dall’affermazione europea. L’incunearsi dei modi spicci del premier nel paludato universo delle élite continentali che in un primo momento aveva destato più d’una perplessità, in queste ore si sta rivelando vincente. È l’autorevole Financial Times a spiegare come la carta dell’ex rottamatore, il ruolo di mrs Pesc per Federica Mogherini, sarà con tutta probabilità quella vincente, dopo aver incassato il sì della Germania di Angela Merkel, decisa a giocarsi le sue fiches esclusivamente sul piano dell’austerity. Una vitoria che dovrebbe dare il là ad un rimpasto di governo. Per la successione del ministro degli Esteri sono in pole l’attuale vice, Lapo Pistelli, e il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Ma, nel caso in cui Renzi volesse allargare il valzer delle poltrone, nel totoministri è entrato Andrea Guerra, amministratore delegato in uscita da Luxottica: Un nome accostato tanto alla Farnesina, quanto al ministero dello Sviluppo economico, guidato da Federica Guidi. Un'altra grana non da poco sul tavolo del premier. Che tuttavia verrà esaminato non prima di domenica.
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