Il botto del big bang del rientro post ferie promesso da Renzi è suonato attutito.
A bagnare le polveri del premier è stata la slavina di indicatori economici seccamente negativi che sono planati sulla sua scrivania e su quella del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Ultimi, oggi, i dati sulla deflazione, sulla perdurante stagnazione del Pil e sulla crescita della disoccupazione. Suggerendo al titolare di via XX settembre di espungere dal testo del provvedimento tutte le norme che avrebbero comportato nuovi oneri di spesa. Una decisione che probabilmente ha incontrato il favore di Giorgio Napolitano, che in mattinata ha incontrato l’ex economista dell’Ocse (dopo aver ricevuto ieri sera Renzi), mantenendo una supervisione costante sull’operato dell’esecutivo.
È così un Renzi nervoso quello che accoglie i giornalisti nella sala stampa di Palazzo Chigi. D’altronde, anche la mossa comunicativa dell’offerta del gelato (di Grom) segnalava una certa irritazione nei confronti della vignetta del settimanale britannico, che si sarebbe altrimenti potuto scrollare di dosso con un’alzata di spalle: “Ho letto commenti a mio avviso fuori scala – spiega invece il presidente del Consiglio - Con una battuta ho voluto mostrare che rispetto ai pregiudizi che l'Italia suscita dobbiamo dimostrare la realtà: il gelato artigianale è buono, non ci offendiamo per critiche perché facciamo un lavoro serio”.
Per la dozzina di minuti dedicati all’illustrazione dei decreti varati dal Consiglio dei ministri, una buona metà sono tuttavia spesi per annunciare il “lavoro serio” che si farà piuttosto che quello che è stato fatto. A partire dal “passo dopo passo”, lo slogan/hashtag lanciato per il varo formale del piano dei prossimi mille giorni di governo, che verrà presentato durante una conferenza stampa nel primo pomeriggio di lunedì prossimo. C’è poi la promessa di sbloccare nei prossimi dodici mesi dieci miliardi per le grandi opere, la messa in piedi di un grande piano per recuperare i fondi europei mai utilizzati (progetto affidato a Graziano Delrio), l’impegno a confermare gli ecobonus, quello di confermare per gli anni a venire gli 80 euro.
Infine, l’annuncio di convocare il 6 ottobre una conferenza di tutti i paesi dell’Ue centrata sulla crescita. L’unico “faremo” che non arriva è quello relativo a domani. Perché il Renzi in difficoltà di oggi proverà a rifarsi con il via libera a Federica Mogherini alla guida della politica estera dell’Unione. Una prudenza comprensibile alla vigilia di un vertice il cui punto di caduta è la composizione di un complicatissimo rebus politico-geografico. “Ci vediamo a Bruxelles domani verso l’1.00 di notte”, si limita a dire il premier, prefigurando tempi lunghi per il varo della squadra di Jean-Claude Juncker. Confermando però l’appoggio dell’Italia al francese Pierre Moscovici al cruciale portafoglio dell’Economia: “Decide il presidente della Commissione, ma la mia stima per Moscovici è elevata, credo sia una persona in grado di svolgere quel ruolo”.
Renzi conta di tornare vincitore da Bruxelles, per poter inanellare sulle ali di un successo europeo un uno-due tra la conferenza dell’avvio dei mille giorni e la presentazione delle linee guida sulla scuola, annunciata per mercoledì. Due step fondamentali per ridare slancio ad un settembre che non è iniziato nel miliore dei modi.
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