venerdì 29 agosto 2014

Italia Crisi Permanente. Italia in deflazione per la prima volta dal 1959. E torna a salire la disoccupazione.

In agosto l'indice dei prezzi al consumo è calato dello 0,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. E' la prima volta dal settembre del 1959, quando però l’economia era in forte crescita. Il tasso di disoccupazione arriva al 12,6%, in aumento dello 0,5% rispetto a un anno prima: persi oltre mille posti al giorno.

Carrello della spesaLo spauracchio tante volte evocato negli ultimi mesi, quello della deflazione, si materializza proprio nel giorno del già ridimensionato Consiglio dei ministri con cui Matteo Renzi voleva “stupire” gli italiani. E va a braccetto con un nuovo scatto in avanti della disoccupazione. In agosto l’indice dei prezzi al consumo misurato dall’Istat ha segnato un calo dello 0,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Insomma, i prezzi hanno invertito la rotta. A luglio salivano ancora (+0,1%), come è normale in un’economia in salute, ma in dieci grandi città, tra cui Roma e Torino, erano già in discesa. Un campanello di allarme che ora suona come l’anticipazione di una tendenza generalizzata. E quasi inedita: è la prima volta dal settembre del 1959, quando però l’economia era in forte crescita. A peggiorare il quadro c’è il fatto che sono scesi anche i prezzi del cosiddetto carrello della spesa, cioè l’insieme dei beni essenziali che comprende l’alimentare e i prodotti per la cura della casa e della persona. Il ribasso annuo in questo caso è pari allo 0,2%, anche se in recupero rispetto al -0,6% di luglio.
 Una doccia gelata per il governo, che nel pomeriggio si riunirà per dare il via libera al decreto Sblocca Italia e al pacchetto giustizia, dopo che la riforma della scuola è stata rimandata a settembre. Quella della deflazione è infatti una vera batosta, su molti fronti: il calo dei prezzi, che sulle prime può sembrare positivo per i consumatori, innesca in realtà un circolo vizioso che conduce alla stagnazione dell’economia. Perché i cittadini rimandano gli acquisti più corposi sperando di poter risparmiare di più in futuro. Di conseguenza le aziende investono meno e non assumono. Così la disoccupazione sale, nel Paese circola meno denaro e l’intero motore economico riduce i giri. Non basta: più scende l’inflazione più il tasso d’interesse reale pagato sui titoli di Stato diventa svantaggioso. Il che, con un debito pubblico a 2.168 miliardi, è l’ultima cosa di cui l’Italia ha bisognoNon è un caso se il rischio deflazione, dopo la frenata di Germania e Francia, è al centro del dibattito europeo, e tutta l’Eurozona auspica un rapido e energico intervento della Banca centrale europea guidata da Mario Draghi per contrastarla. 
Una spirale in cui di fatto l’Italia è già precipitata, come dimostrano il nuovo ingresso in recessione nel secondo trimestre dell’anno, il ristagno delle vendite al dettaglio, il crollo della fiducia di consumatori e imprese e i dati sui senza lavoro. Questi ultimi sono stati aggiornati dall’Istat sempre venerdì: in luglio il tasso di disoccupazione è tornato al 12,6%, in aumento dello 0,5% sui dodici mesi e dello 0,3% rispetto a giugno. Non prosegue dunque l’inversione di tendenza registrata prima dell’estate, che aveva fatto ben sperare il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e indotto il premier (era il 10 luglio) a rivendicare “54mila posti di lavoro in più”, “un dato che non passa mentre quelli negativi sì”. Oggi però di dati positivi da sottolineare non ce ne sono. Lo scorso mese si è registrato un calo di occupati pari a 35mila unità: come se si fossero persi più di mille posti al giorno, ha calcolato l’Ansa. I senza lavoro sono a questo punto 3 milioni e 220 mila, in aumento del 2,2% rispetto al mese precedente (+69 mila) e del 4,6% su base annua (+143 mila), mentre gli occupati calano a 22,36 milioni, -35 mila sul mese prima e 71mila in meno su base annua. Rispetto al mese precedente la disoccupazione aumenta sia per la componente maschile (+3,3%), sia per quella femminile (+1%). Ma il divario tra uomini e donne sul mercato del lavoro resta enorme: in luglio il tasso di occupazione dei primi è stato del 64,7%, mentre le lavoratrici erano solo il 46,5% del totale delle donne attive. Entrambi i dati sono in calo dello 0,1% sull’anno prima.  
L’unico segnale positivo arriva dalla disoccupazione giovanile, con il tasso che scende al 42,9%, -0,8 punti rispetto al mese prima. Ma resta pur sempre più alto del 2,9% rispetto al luglio 2013. L’incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di età è pari all’11,8%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,1 punti su base annua.

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