Alla luce dei numeri presentati dall'Istat in questi giorni, delle tendenze del mercato del lavoro che "appaiono al piu' stagnanti" e delle crisi politiche internazionali che potrebbero porre "un freno all'export" appare "evidente che emergono rischi di un terzo anno con Pil negativo". Quello del capo-economista di Nomisma, Sergio De Nardis,è solo uno dei tanti commenti negativi sulla situazione economica del Bel Paese. Stasera sentiremo cosa ha da dire palazzo Chigi. Si riunisce l'esecutivo per mettere in piazza il solito maquillage nel tentativo di vendere fumo mentre il Paese affonda.
L'Italia e' in recessione e, per la prima volta dal 1959, anche in deflazione. Mentre continua a salire la disoccupazione, a luglio con un balzo al 12,6%, 0,3% in piu' di giugno e 0,5% in piu' rispetto a luglio dell'anno scorso. I disoccupati italiani sono 3 milioni e 220 mila, in aumento di 69 mila unita' da giugno a luglio e 143 mila in piu' rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Gli occupati calano al ritmo di oltre 1.000 al giorno: in totale, informa l'Istat, gli italiani che hanno un lavoro sono 22 milioni 360 mila, 35 mila in meno rispetto a giugno. In lieve calo invece la disoccupazione giovanile: i disoccupati tra i 15 e i 24 anni, informa l'Istat, sono 705 mila a luglio. Il dato sull'occupazione non e' il solo ad essere negativo: a luglio frena ulteriormente l'andamento dei prezzi e si conferma il Pil negativo nel secondo trimestre. Sul fronte crescita, cosi' come previsto ai primi di agosto, l'Istat conferma infatti che l'Italia e' in recessione: dopo il -0,1% segnato nei tra gennaio e marzo infatti, il Pil del secondo trimestre e' negativo dello 0,2%.
Paolo Ferrero, segretario del Prc commenta: "Per dirla alla Renzi, c'è proprio da stare sereni...L'Italia, come sostengo da mesi, è in deflazione, oggi sappiamo anche di essere tornati in recessione: peggio di cosi è impossibile e questorisultato è dovuto interamente alle politiche governative. Da rottamare é il governo Renzi che con la propaganda copre le politiche di sempre, quelle che ci hanno portato alla recessione e alla deflazione. Occorre rovesciare le politiche di Renzi con una patrimoniale sulle grandi ricchezze, un intervento pubblico che dia luogo ad un piano per il lavoro con un milione di assunzioni immediate e quindi bisogna smetterla di applicare le politiche europee a partire dall'immediata disdetta del Fiscal Compact".
"La batteria di indicatori congiunturali diffusa negli ultimi giorni – osserva De Nardis - conferma lo stato di debolezza del ciclo italiano: i dati di contabilita' nazionale del secondo trimestre mostrano che sono il calo degli investimenti e della domanda estera netta, pur con esportazioni positive, a tirare giu' l'attivita' economica". Quanto ai consumi, puntualizza De Nardis, questi "sono cresciuti seppure di poco, prolungando il trend marginalmente positivo avviatosi a inizio anno: con questi risultati, perche' la variazione del Pil nella media del 2014 non sia col segno meno occorre che la dinamica economica viaggi a ritmi trimestrali almeno dello 0,3% nella seconda meta' dell'anno. E' ipotizzabile? - si chiede l'economista -: i segnali per il terzo trimestre sulla fiducia di consumatori e imprese sono purtroppo in ripiegamento". Inoltre, dice il capo economista dell'istituto bolognese, "anche lo sconfinamento in territorio deflazione della dinamica dei prezzi (-0,2% ad agosto secondo l'indice armonizzato) va nel senso di deprimere, anziche' sostenere, la domanda aggregata. Le tendenze del mercato del lavoro, che si muovono con ritardo rispetto all'attivita' economica - aggiunge - appaiono al piu' stagnanti e sul fronte estero le crisi politiche internazionali pongono un freno all'export, ovvero all'unico motore in grado di fornire un po' di propulsione all'economia. Tenuto conto di tutti questi elementi, e' evidente che emergono rischi di un terzo anno con Pil negativo".
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