In linea con quest'impostazione, l'articolo di Pasi Sahlberg, che apre il numero, spiega nel dettaglio i risultati raggiunti negli ultimi trent'anni dal sistema scolastico finlandese, un vero e proprio modello quanto a capacità di coniugare eguaglianza ed eccellenza. Del resto, di rimozione degli ostacoli di ordine sociale che limitano di fatto l'eguaglianza dei cittadini è la stessa Costituzione repubblicana a parlare, come fa notare il “maestro di strada” ed ex Sottosegretario all'Istruzione Marco Rossi-Doria, che illustra ai lettori di MicroMega la sua battaglia decennale contro il fallimento formativo, condotta in Italia e all'estero nello spirito della nostra carta fondamentale e della lezione di don Lorenzo Milani.
A seguire, la sezione didattica del numero cerca di mostrare come “scuola” non debba per forza essere sinonimo di “noia”: a scuola bisogna divertirsi. La storia, la letteratura, la filosofia, persino il latino possono essere appassionanti. Per non parlare ovviamente delle scienze, che si presterebbero a mille forme di sperimentazioni, della storia dell’arte, da ‘vivere’ sul territorio oltre che da studiare sui libri, e della musica, inspiegabilmente assente da tutti i curricula. E invece gli studenti sono inchiodati al tedio di una didattica stantia e pedante, che fa perdere il gusto di andare a scuola. Michela Mayer e Giorgio Parisi (scienze), Angelo d’Orsi (storia), Giovanni Fornero (filosofia), Nicola Piovani (musica), Piergiorgio Odifreddi (logica), Valerio Magrelli (classici della letteratura), Tomaso Montanari (storia dell'arte), Paolo Zellini (matematica), Luigi Miraglia (latino) e Telmo Pievani (darwinismo) forniscono degli spunti per cambiare il modo di insegnare e rendere l’apprendimento appassionante e, dunque, efficace.
La scuola, tuttavia, oltre che luogo di trasmissione dei saperi è anche il vero e proprio fondamento della democrazia. L'ethos democratico e repubblicano non può che fondarsi infatti su una sorta di illuminismo di massa, sulle capacità di discernimento e di argomentazione di quei cittadini la cui testa vale un voto. Il carattere laico dell'istituzione scolastica e dell'istruzione che vi viene impartita diventa pertanto imprescindibile, eppure, come mostra Adele Orioli, nel nostro paese esso è costantemente sotto attacco a causa delle tante ingerenze della Chiesa cattolica nella scuola italiana. Del resto, sostiene Valerio Gigante, è la stessa sottrazione di ore al normale curricolo scolastico rappresentata dall'insegnamento della religione cattolica a costituire una profonda anomalia, resa possibile ormai decenni fa dal Concordato di mussoliniana memoria. Allo stesso tempo, è cattolica la maggior parte delle scuole private, elevate al rango di “paritarie” dalla sciagurata legge voluta dall’allora ministro Berlinguer: una distorsione sia sotto il profilo costituzionale sia sotto quello economico, come spiega Marina Boscaino, mentre, in chiusura del blocco su scuola e laicità, Ilaria Donatio mostra come la cappa clerical-conservatrice che incombe sulla scuola italiana impedisca ad esempio l’introduzione di un’educazione sessuale precoce e completa fra le materie curricolari, sull'esempio di quanto avviene in altri paesi europei.
Completa il volume l'importante testo inedito di un grande filosofo ed educatore qualeJohn Dewey, “Esperienza e natura vent'anni dopo”, presentato da Dario Cecchi.
IL SOMMARIO
NOSTRA PATRIA È IL MONDO INTERO
Pasi Sahlberg - Il modello Finlandia: eguaglianza ed eccellenza La Finlandia è al top mondiale per livello di istruzione della popolazione. Trent’anni fa non era così. Lo straordinario successo, nel giro di una generazione, dimostra che, per creare una nazione in grado di competere nell’economia globalizzata e della conoscenza, il suo sistema scolastico deve essere pubblico e gestito all’insegna della più radicale eguaglianza e assenza di competizione.
ICEBERG 1 - in classe
Michela Mayer e Giorgio Parisi - Appassionare alla scienzaViviamo in una società fondata su scienza e tecnologia. La scienza, è il caso di dirlo, ci circonda. Eppure, i programmi scolastici delle materie scientifiche rimangono gli stessi di cinquant’anni fa. Perché l’insegnamento della scienza possa acquistare un senso occorre invece fare delle scelte, metodologiche e di contenuto, che rompano rispetto alla tradizione e che consentano innanzitutto di far assaporare agli studenti ‘il gusto di fare scienza’.
Angelo d’Orsi - Come insegnare la storiaSi sa, ai bambini piacciono le storie. E allora perché non dovrebbero appassionarsi alla storia, che non è altro che un insieme di innumerevoli storie, racconti di vita appassionanti, veri e propri frammenti della grande commedia umana. Il passato, benché ‘dato’, non appartiene al regno della necessità, bensì della possibilità perché è il risultato della combinazione di tre ingredienti fondamentali: libertà di scelta degli individui, contesti nei quali vivono e l’imprevedibile intervento del caso. Conoscere la storia vuol dire anche capire che le cose possono sempre andare in un altro modo.
Giovanni Fornero (con la collaborazione di Giancarlo Burghi) - Insegnare la filosofia oggiSi può fare a meno della filosofia, come pensano molti pseudoriformatori della scuola italiana che ne riducono costantemente le ore? In realtà, la filosofia è imprescindibile e la vera alternativa non è tra fare o non fare filosofia, ma tra fare filosofia in modo inconsapevole e irriflesso o farla in modo consapevole e critico. Alcuni esempi di come, partendo da fatti di cronaca, si possa risalire alle questioni e agli autori fondamentali del pensiero filosofico, mostrando agli studenti la straordinaria attualità dei grandi classici.
Nicola Piovani - Musica, maestro! Secondo le neuroscienze, memorizzare una musica è un processo precorticale che si sviluppa nei bambini prima dell’apprendimento logico. Una mente che memorizza nella prima infanzia Giro giro tondo può nello stesso momento cominciare a familiarizzare con le Romanze senza parole di Mendelssohn. Per questo è necessario che l’educazione musicale, e soprattutto quella all’ascolto musicale, inizi sin dall’asilo.
Piergiorgio Odifreddi - A scuola di logicaLa logica è la grande assente della scuola italiana. Fatto curioso, visto che si tratta della ‘scienza del ragionamento’, quella che consente di capire cosa dicono gli altri e di farsi capire senza fraintendimenti, dunque propedeutica a qualunque altra cosa. Oggi invece la logica, da un lato, è roba da specialisti – filosofi, matematici, informatici – e, dall’altro, viene ridotta a retorica da chi – politici e pubblicitari – sfrutta le sue regole per ingannare l’altro. Imparare la logica fin da bambini può essere un ottimo modo per non cascare nelle trappole.
Valerio Magrelli - Appassionare ai classiciI classici, finalmente, non sono più l’‘autorità’, e questo consente di avvicinarsi ai giganti della letteratura con maggiore libertà e senza soggezione, per ritrovare l’elemento vivifico ed energetico dell’ascolto. E accanto ai grandi classici, bisognerebbe sempre lasciare un margine per far circolare anche dei ‘minori’, che magari in altre epoche si rivelano altrettanto grandi.
Tomaso Montanari - Il dovere costituzionale di conoscere la storia dell’arteConsiderata la Cenerentola delle materie umanistiche, la storia dell’arte è stata persino cancellata (epoca Gelmini) da alcune scuole tecniche e professionali (in indirizzi come grafica, moda, turismo!). E questo spiega bene il sacco del paesaggio e del patrimonio artistico a cui è sottoposto sistematicamente il nostro paese. Mentre l’insegnamento della storia dell’arte potrebbe contribuire in maniera determinante alla formazione di cittadini consapevoli del valore del proprio passato e responsabili del proprio futuro.
Paolo Zellini - Come insegnare la matematica C’è una diffusa tendenza ad appiattire il calcolo matematico in una serie di regole senza pensiero. Si punta sull’efficienza della loro esecuzione, sorvolando sui significati, sulle motivazioni originarie e sulle possibili implicazioni, teoriche e applicative, per la scienza più avanzata. Eppure rendere la matematica meno misteriosa è possibile, per esempio sfruttando il virtuoso circolo con la geometria, che permette letteralmente di ‘vedere’ quel che sta dietro e dentro le formule matematiche.
Luigi Miraglia - Insegnare il latino come l’ingleseLo studio del latino che viene proposto agli studenti delle scuole italiane è per lo più metalinguistico e tedioso, ispirato da un metodo ‘traduttivo’. A quest’ultimo va opposto invece un metodo ‘induttivo’ e attivo, che consenta di familiarizzare con la lingua, semplicemente, usandola: ascoltandola, leggendola, scrivendola, parlandola. Come per ogni lingua.
Telmo Pievani - Darwin fin da piccoliL’evoluzione è una bellissima storia, e come tutte le storie si presta benissimo a essere raccontata e insegnata nelle scuole, fin dai primissimi anni. Certo, “bisogna imparare a raccontarla ai bambini evitando le trappole giornalistiche della linearità, della presunta crescita inevitabile della complessità e dell’intelligenza, del progressivo perfezionamento, degli ‘anelli mancanti’, della grande catena dell’essere e della scala naturae. Al loro posto devono entrare in classe pur sempre storie, ma diverse, più consone ai dati scientifici aggiornati: storie di diversità, di ramificazioni, di possibilità alternative, di svolte contingenti, di casualità, di opportunità colte al volo, di imperfezione, di accidenti ambientali e di novità evolutive”.
SAGGIOMarco Rossi-Doria - La scuola abbandonataUn maestro elementare ed educatore sociale, già sottosegretario all’Istruzione, riflette, dati alla mano, sul problema del ‘fallimento formativo’. Nel solco di due grandi lezioni: quella di don Lorenzo Milani, che sosteneva che “il principale problema della scuola italiana sono i ragazzi che perde”, e quella della nostra Carta fondamentale, per la quale “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
ICEBERG 2 - pubblica e laicaAdele Orioli - Il Vaticano e la scuola: ‘cosa nostra’Tante e di vario tipo sono le forme che assume l’ingerenza clericale nella scuola pubblica italiana, anche prescindendo dalla questione principale, quella dell’ora di religione. Dal crocifisso che campeggia nella maggior parte delle aule scolastiche alle messe e preghiere durante l’orario di lezione, passando per le visite pastorali e le gite d’intere scolaresche presso famosi santuari, l’elenco è lungo e lascia l’amaro in bocca a coloro che hanno a cuore il principio della laicità delle istituzioni repubblicane.
Marina Boscaino - Senza oneri per lo Stato: la beffa (la scuola pubblica o è statale o non è) Il concetto di scuola ‘paritaria’ è una contraddizione in termini: la scuola pubblica deve garantire a tutti un’istruzione democratica e pluralista, cosa che per sua natura una scuola privata – che ha un proprio progetto culturale orientato in senso confessionale, politico o più genericamente ideologico – non può garantire. Per non parlare poi del vergognoso – e molto diffuso – fenomeno dei diplomifici foraggiati dallo Stato.
Valerio Gigante - Nominati dal vescovo pagati dallo Stato ovvero l’ora di religione. CattolicaDa decenni lo Stato italiano ha per così dire ‘appaltato’ un’ora dell’insegnamento scolastico alla Chiesa cattolica: è quest’ultima, infatti, tramite il vescovo diocesano, a designare e ‘controllare’ gli insegnanti di religione cattolica, che tuttavia vengono assunti e pagati dallo Stato. E possono passare poi ad altra materia, senza concorso. Un affronto alla laicità delle istituzioni che ha origine nei Patti lateranensi d’epoca fascista e che, nonostante la crescente secolarizzazione della società italiana, permane pressoché intatto ancora oggi
Ilaria Donatio - L’educazione sessuale in Europa Dalla pionieristica Svezia, primo paese a renderne obbligatorio l'insegnamento, alla Danimarca, in cui le scuole sono libere di invitare prostitute e omosessuali, passando per l’Olanda, in cui se ne comincia a parlare già a quattro anni, e la Francia, dove si trova sotto l’attacco della destra, l’educazione sessuale a scuola assume forme diverse a seconda del contesto in cui si inserisce. Fino a essere fortemente ostacolata nei paesi – come l'Italia – in cui le Chiese esercitano una forte ingerenza nella vita politica e sociale.
INEDITOJohn Dewey - Esperienza e natura vent’anni dopo (presentazione di Dario Cecchi )Alla fine degli anni Quaranta viene chiesto a John Dewey di scrivere una nuova introduzione a una delle sue maggiori opere, Esperienza e natura, scritta vent’anni prima. Il filosofo statunitense inizia la scrittura di questa Re-introduction, testo che rimane incompiuto, in cui manifesta l’esigenza di ripensare quello che è forse il suo concetto centrale, quello di esperienza, in una direzione meno ‘naturalistica’ e più attenta alle ricadute storiche ed etico-politiche.
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